E’ stato condannato all’ergastolo il 22enne Alberto Cubeddu, ragazzo di Ozieri (provincia di Sassari, Sardegna), ritenuto responsabile del duplice omicidio di Gianluca Monni e Stefano Masala. Il condannato si dichiarava non colpevole fino a poche ore prima della sentenza arrivata nella giornata di ieri: «Sono innocente – diceva – non ho ucciso nessuno, non appartiene ai miei valori, a quello che la mia famiglia mi ha insegnato, non ne avevo motivo. Non conoscevo nemmeno Gianluca Monni e Stefano Masala. Ho avuto discussioni con altre persone, ma non le ho mai risolte uccidendo». Secondo Cubeddu, non era nemmeno presente a Cortes Apertas, dove si è verificata la rissa fra il cugino Paolo Pinna, e Gianluca Monni, che avrebbe poi originato i due delitti, ma i giudici della Corte d’Assise di Nuoro l’hanno pensata diversamente, ritentendo il ragazzo responsabile dell’uccisione dei due giovani di cui sopra, condannandolo al carcere a vita. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
LA RICOSTRUZIONE DI QUEGLI EVENTI
Un incubo di sangue: così può essere definito il duplice omicidio per il quale Alberto Cubeddu è stato condannato all’ergastolo. Come ricostruito da Repubblica, tutto è cominciato l’8 maggio 2015, quando uno studente di 19 anni, Gianluca Monni, fu freddato con un colpo di fucile alla fermata dell’autobus a Orune (Nuoro). Stava andando a scuola. Pochi giorni dopo nella stessa zona l’allarme per la scomparsa di Stefano Masala, 28enne di Nule (Nuoro). Era sparito il giorno prima dell’omicidio Monni. La svolta nelle indagini arrivò un mese dopo: il cerchio si strinse attorno a Paolo Enrico Pinna, 17 anni, e suo cugino Alberto Cubeddu, 19. Secondo l’inchiesta, nel dicembre antecedente il delitto, Pinna aveva rivolto pesanti apprezzamenti alla fidanzatina di Monni, che intervenne per difenderla ma si ritrovò una pistola puntata alla faccia. Ma Monni non era solo: gli amici disarmarono e pestarono Pinna. La vicenda sembrava chiusa lì, ma una filastrocca in sardo fatta girare su una chat innescò l’odio di Pinna, che la interpretò come uno sberleffo nei suoi confronti. Questo avrebbe spinto il 17enne, con l’aiuto del cugino, ad architettare la vendetta. I due avrebbero attirato Masala in una trappola: prima lo avrebbero rapito per rubargli l’auto con cui commettere l’omicidio, poi lo avrebbero ucciso e fatto sparire per far ricadere su di lui ogni responsabilità. Il corpo di Masala non è mai stato ritrovato: la madre poco tempo dopo si ammalò e morì. (agg. di Silvana Palazzo)
ERGASTOLO PER ALBERTO CUBEDDU: UCCISE DUE GIOVANI
Alberto Cubeddu è stato condannato all’ergastolo per gli omicidi di Gianluca Monti e Stefano Masala nel 2015. Dopo quasi tre giorni di camera di consiglio, al termine di un processo durato un anno e tre mesi, è arrivata la sentenza della Corte d’Assise di Nuoro. Si tratta della seconda condanna per il duplice omicidio, dopo quella di Paolo Enrico Pinna, cugino del 22enne di Ozieri (Sassari), che all’epoca dei fatti era minorenne: era stato condannato a 20 anni in due gradi di giudizio. I due sono stati ritenuti responsabili degli omicidi. Gianluca Monni, studente di 19 anni freddato a Orune (Nuoro), l’8 maggio 2015 stava aspettando l’autobus per andare a scuola quando fu ucciso. Stefano Masala, il 28enne di Nule (Sassari) invece non è mai stato ritrovato. La Corte d’Assise di Nuoro oggi ha confermato la richiesta di ergastolo formulata dal pm Andrea Vacca, mentre i difensori di Cubeddu, gli avvocati Mattia Doneddu e Patrizio Rovelli, dopo una lunga arringa, avevano chiesto l’assoluzione.
TENSIONE IN AULA DOPO SENTENZA
Alberto Cubeddu era visibilmente provato in aula alla lettura della sentenza, anche per la reazione dei suoi familiari. Quando è stata pronunciata la parola ergastolo, si sono levate grida di dolore da parte delle tre sorelle dell’imputato, in aula con i genitori. I giudici hanno anche condannato Cubeddu al risarcimento delle parti civili: 50mila euro per ognuno dei tre fratelli e per il padre di Stefano Masala; 50mila euro per i genitori e il fratello di Gianluca Monni e 20mila euro ciascuno per la fidanzata di Gianluca e uno zio di Stefano. Sono stati momenti di tensione quelli dopo la lettura della sentenza. Qualcuno dal pubblico ha urlato la parola «assassini» nei confronti dei familiari di Cubeddu. Gli animi sono stati subito placati dalle forze dell’ordine. «Il mio lavoro ricomincia domani mattina perché Alberto Cubeddu è innocente e sono sicuro che lo proverò», ha dichiarato l’avvocato Rovelli, come riportato da Repubblica