C’è un supertestimone nell’indagine sul crollo del Ponte Morandi, ed è il dipendente del ministero dei trasporti, Bruno Santoro. Il Secolo XIX riporta alcune delle dichiarazioni che lo stesso Santoro ha rilasciato spontaneamente ai pm lo scorso 29 settembre. Si parla del progetto di retrofitting, il “famoso” intervento di manutenzione dei tiranti, che sarebbe dovuto partire nel 2014, ma che venne rinviato a dopo l’estate del 2018, quella in cui purtroppo si è verificata la sciagura. A riguardo il testimone spiega: «Prima del crollo non avevo la benché minima conoscenza del contenuto del progetto, non l’ho mai ricevuto… Fu approvato da Vincenzo Cinelli (capo della Dgvca, indagato, ndr) e analizzato dalla divisione 4 (“Analisi degli investimenti”) diretta allora e oggi dall’architetto Giovanni Proietti (dopo le parole di Santoro è stato indagato, ndr)». Perplesso il pm in merito al fatto che l’analisi sia stata effettuata dalla divisione 4 e non dalla “vigilanza tecnica”, e Santoro a riguardo ha replicato: «Comprendo i dubbi, ma è andata così». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
“LA PROVA REGINA”
Il reperto 132 rinvenuto tra le macerie del ponte Morandi è stato già ribattezzato la “prova regina” per determinare le responsabilità del viadotto crollato a Genova il 14 agosto scorso. Come riportato da Il Messaggero, lo stato di “corrosione avanzata” dello strallo, spiegano fonti qualificate, sarebbe stato conosciuto e anche provocato dalla mancanza di manutenzione straordinaria e ordinaria che, secondo gli inquirenti, sarebbero state fatte in minima parte per risparmiare sui costi e trarre il massimo profitto dalla gestione dei pedaggi. Accuse pesantissime, corroborate a quanto pare anche dalla documentazione sequestrata in questi due mesi, dalle mail e dalle chat scambiate tra Aspi e la stessa Spea. Al punto che in procura non si esclude che nei prossimi giorni ad essere contestata possa essere la cosiddetta “colpa cosciente”. (agg. di Dario D’Angelo)
BOTTA E RISPOSTA TONINELLI-TOTI
Botta e risposta a distanza fra il ministro dei trasporti e delle infrastrutture, Danilo Toninelli, e il governatore della regione Liguria, Giovanni Toti. Il grillino era presente ieri a Roma, al Circo Massimo, per la kermesse dei 5 Stelle, e nell’occasione ha spiegato che «Oggi possiamo dire per la prima volta che tutti gli sfollati che vivevano sotto quel ponte crollato, 260 famiglie, avranno una nuova casa. Il nuovo ponte di Genova – ha aggiunto e concluso – sarà il simbolo della rinascita d’Italia». Dichiarazioni che non sono piaciute al presidente ligure, che su Facebook ha replicato poco dopo: «Ogni volta che Toninelli parla mi preoccupo. Ha detto che il ponte sarà progettato e costruito tutto da aziende pubbliche. Detto che somiglia ad un proclama sovietico fuori tempo, ma il dubbio sorge spontaneo: i Ministri grillini leggono almeno una volta le leggi che approvano?». Toti contesta in particolare la questione dell’azienda obbligatoriamente pubblica: «Se un’azienda privata fosse più veloce ed economica del pubblico, dovremmo rinunciare per far prendere applausi ad un Ministro?’ Così non va, basta ideologia, servono scelte pragmatiche per il bene di Genova e dell’Italia. Mica stiamo parlando del Ponte di Ognissanti!!». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
“OMISSIONI INCREDIBILI”
C’è il primo supertestimone per quanto riguarda l’inchiesta di Genova sul crollo del ponte Morandi. Come riferisce quest’oggi Il Secolo XIX, la procura ha ascoltato a lungo Bruno Santoro, dirigente del ministero dei trasporti, (già sull’elenco degli indagati), che ha deciso di sua spontanea volontà di esternare la propria verità in merito appunto al collasso del viadotto che ha provocato la morte di 43 persone innocenti. Stando a quanto spiega Santoro davanti agli inquirenti, Autostrade per l’Italia ha seguito delle procedure ritenute dallo stesso «incredibili», «assurde» e «inaccettabili», non considerando il problema della sicurezza, ed evitando che venisse effettuato il collaudo del ponte, che avrebbe a sua volta portato a verifiche e limitazioni alla stessa società. Santoro punta il dito anche nei confronti dei colleghi del suo stesso ministero, spiegando che gli stessi hanno violato degli obblighi, di modo che il problema Morandi non venisse a galla. «È evidentissimo – aggiunge – che molte cose non abbiano funzionato nel rapporto tra Ministero e Autostrade…». Il supertestimone racconta quindi di omissioni incredibili che avrebbero sottostimato il problema Morandi, poi caduto tragicamente. Un nuovo importante passo avanti nelle indagini dopo la scoperta del super reperto avvenuta ieri. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
NUOVI INDAGATI?
C’è un pezzo di strallo del ponte Morandi che mostra un elevato stato di corrosione. Potrebbe essere la causa, o la concausa principale del collasso del viadotto. Alla procura di Genova toccherà stabilire se quello strallo fosse già compromesso per la scarsa manutenzione degli ultimi anni. Per gli investigatori è la dimostrazione che il cedimento del ponte Morandi è avvenuto per una rottura degli stralli. Di sicuro mostra un avanzato stato di corrosione dei cavi di acciaio, che secondo i militari della Guardia di Finanza è dovuta a manutenzioni carenti. Attesa la nuova perizia, in base alla quale potrebbero arrivare nuove accuse. I militari del primo gruppo della Guardia di Finanza, come riportato da Il Giornale, compileranno una nuova lista con altri dirigenti che avrebbero dovuto occuparsi della manutenzione e che potrebbero, quindi, essere indagati. Si sta aggiornando inoltre l’elenco delle persone informate sui fatti che potrebbero essere sentite dalla procura e la cui posizione è al vaglio degli inquirenti. (agg. di Silvana Palazzo)
PERIZIA IN SVIZZERA
E’ stato rinvenuto uno spezzone del tirante del Ponte Morandi che ha ceduto: i cavi erano in avanzato stato di corrosione e ora sarà esaminato a Zurigo, in Svizzera. Qui il professore Bernhard Elsenser, uno dei periti nominati dal gip, eseguirà una perizia tecnica: il professore associato di Tecnologia dei materiali, esperto in corrosione dei metalli, lavora al fianco di Giampaolo Rosati e Massimo Los. Lo spezzone del tirante è sotto sequestro insieme a tutti gli altri, stipato in un capannone nelle vicinanze dei monconi del ponte. “Questo è uno dei reperti più grossi” ha confermato il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi, che ne ha sottolineato l’importanza per cercare di scoprire le cause del disastro che si è abbattuto su Genova lo scorso 14 agosto 2018. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
“SCOPERTA IMPORTANTE”
Probabile svolta nelle indagini in merito al crollo del viadotto Morandi, il ponte che è caduto lo scorso 14 agosto e che ha provocato la morte di 43 persone. Nelle ultime ore è emersa la notizia riguardante la “scoperta” di un reperto dello stesso ponte forse decisivo per scoprire le cause del collasso dello stesso, un tirante in avanzato stato di corrosione. Sulla questione è intervenuto anche Francesco Cozzi, il procuratore capo di Genova, che ha commentato: «Questo reperto è uno dei più grossi e potrebbe essere fondamentale per permetterci di risalire alle cause del disastro». Cozzi si è recato nell’hangar dove sono attualmente custoditi tutti i giganteschi pezzi del ponte che sono stati catalogati dai periti e dai vari consulenti, utilizzati anche per l’incidente probatorio: «Ha potuto verificare – ha detto a riguardo Cozzi – che il lavoro svolto da vigili del fuoco, consulenti e periti sembra fatto a regola d’arte». Infine il procuratore del capoluogo ligure ha affermato che: «Ci sono ancora grandi macerie stiamo valutando il modo di riuscire a rimuoverle senza creare intralcio alle indagini». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
IL REPERTO NUMERO 132
Il reperto numero 132: potrebbe essere questo l’elemento decisivo per le indagini sul crollo del ponte Morandi di Genova. Si tratta di uno dei tiranti del viadotto rinvenuto tra le macerie in “un avanzato stato di corrosione” e adesso sotto sequestro dentro un hangar in attesa di partire per Zurigo, dove sarà sottoposto a una super-perizia. Come riportato da Il Secolo XIX, proprio questo “strallo”, secondo le prime ipotesi degli inquirenti, sarebbe la prova che il cedimento del ponte che alla vigilia di Ferragosto ha causato 43 vittime è avvenuto non soltanto per la rottura improvvisa di uno dei tiranti, ma che era già in essere una grave corrosione, determinata evidentemente da una manutenzione scarsa e in ogni caso, come si è visto, carente. Sarà dunque il reperto 132 a restituire giustizia alle vittime del ponte di Genova e alle loro famiglie? (agg. di Dario D’Angelo)
PONTE MORANDI, TROVATO TIRANTE “CORROSO”
Ponte Morandi, trovato reperto chiave del crollo: parliamo del tirante che si è strappato, rinvenuto in “un avanzato stato di corrosione”. Come riportato da Il Secolo XIX, si tratta del reperto numero 132 e della principale prova sulle cause del crollo del ponte di Genova, risalente al 14 agosto 2018: il reperto è sotto sequestro dentro un hangar e sarà inviato a Zurigo per una super perizia. Il cedimento non sarebbe stato causato unicamente per la rottura degli stralli, ma anche da una grave corrosione legata alla manutenzione carente. Un’importante svolta nelle indagini giunta nel corso dell’incidente probatorio: il tirante si è strappato dalla sommità del sostegno, provocando così il collasso dell’intera struttura e la morte di 43 persone. All’interno è stato scoperto “un avanzato stato di corrosione” dei cavi.
DISPOSTA SUPER PERIZIA
I titolari dell’inchiesta, i pubblici ministeri Walter Cotugno e Massimo Terrile, hanno messo tutto nero su bianco in una relazione: Il Secolo XIX sottolinea che scatteranno nuove accuse, con i militari del primo gruppo della Guardia di Finanza che compileranno una nuova lista con altri nomi di tecnici e dirigente che avrebbero dovuto occuparsi della manutenzione sui tiranti. Ricordiamo che in totale sono 21 gli indagati: giovedì è stato aggiunto all’elenco un dirigente del ministero delle Infrastrutture. Le altre persone coinvolte chiamano in causa il Mit, Autostrade, Spea, Provveditorato e due società (Aspi e Spea: Quest’ultimo dirigente è stato iscritti nel registro degli indagati dopo l’interrogatorio di Bruno Santoro, funzionario della Divisione 1. Repubblica evidenzia che qualora fosse accertata e documentata la presenza di elevata corrosione dei tiranti, si aggraverebbe la posizione di alcuni indagati di Autostrade e Spea.