Filippo Morgante non era il “boss” della cosca Gallico, ma dal momento che tutti i “capi” del sodalizio di ‘ndrangheta (Giuseppe Gallico, Domenico Gallico cl. ‘58, Carmelo Gallico) e gli altri reggenti (Rocco Gallico e Teresa Gallico) era di fatto lui a farne le veci. Come riportato da Stretto Web, l’uomo arrestato a Roma nella tarda serata di ieri dopo un periodo di latitanza durato un anno, godeva di “ampia autonomia decisionale in merito sia alla pianificazione degli omicidi sia alle azioni delittuose da compiere per la gestione degli interessi economici del sodalizio”. Dall’indagine “Cosa mia” condotta a suo tempo dalla Dda di Reggio Calabria, Morgante emergeva come “braccio armato della cosca Gallico”. L’uomo “partecipava attivamente alla faida che era in corso con la ‘ndrina Bruzzise; più in generale mettendosi a completa disposizione degli interessi della cosca, cooperando con gli altri associati nella realizzazione del programma criminoso del gruppo”. (agg. di Dario D’Angelo)



‘NDRANGHETA, ARRESTATO A ROMA LATITANTE FILIPPO MORGANTE

E’ finita la fuga di Filippo Morgante, latitante della ndrangheta da esattamente un anno, dall’ottobre del 2017. Come riferito dai principali organi di informazione, i carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, con il supporto dei militari della capitale e del Ros, hanno arrestato a Roma l’ndranghetista, considerato uno degli esponenti di maggiore spicco della cosca Gallico con sede a Palmi, in provincia di Reggio Calabria. Le accuse nei suoi confronti sono quelle di associazione mafiosa, traffico di sostanze stupefacenti, estorsione e illecita detenzione di armi, e l’arresto è arrivato dopo una lunga e articolata indagine, avviata proprio nell’autunno dell’anno scorso, in concomitanza con la latitanza dello stesso Morgante.



LA PRECEDENTE CONDANNA

Come riferisce RaiNews.it, il malvivente è stato catturato mentre si trovava all’esterno di un bar nei pressi di un’abitazione in via del Forte Tiburtino dove lo stesso si era rifugiato negli ultimi tempi. Al momento dell’arresto Morgante non ha opposto resistenza, e con se non aveva armi, ma i documenti e un telefono cellulare con sim straniera, tutto sottoposto a sequestro. Il latitante avrebbe dovuto finire in carcere un anno fa, dopo una condanna definitiva a 18 anni, un mese e 28 giorni per i reati di associazione di tipo mafioso, minaccia, detenzione di armi clandestine e associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, ma invece di scontare la propria pena si diede alla fuga. Visto che tutti gli altri esponenti della Cosca Gallico sono dietro le sbarre, Morgante era ritenuto di fatto il reggente.

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