Sta facendo discutere il caso, già commentato da qualcuno ricorrendo all’espressione di “apartheid sanitaria”, dell’Ospedale di San Marino in cui è stato negato l’ingresso dell’ambulanza che trasportava una ragazza italiana dopo un incidente in moto. Nella denuncia fatta a Il Resto del Carlino da un medico, si apprende inoltre che il comportamento dei sanitari della struttura sanmarinese non è certo inedito, dato che vicende simili si sarebbero ripetute anche in passato: A Montelicciano c’è una casa di riposto Serenity House“ ha detto ancora Michele Nardella, il medico che ha soccorso la ragazza e si è sentito rispondere un no dall’Ospedale, “e spesso anche in presenza di degenti gravi, in codice rosso, ci dicono di no e non accettano di aprire nemmeno per infarti o qualche patologia gravissima, a meno che il cittadino non sia di San Marino”. (agg. R. G. Flore)



OSPEDALE SAN MARINO NON SOCCORRE ITALIANA

Ospedale San Marino non soccorre cittadina italiana, respinta ambulanza per una giovane di 17 anni che ha avuto un incidente in moto: questo quanto accaduto a Montelicciano, frazione di Monte Grimano in provincia di Pesaro Urbino. Il Resto del Carlino racconta che la giovane è rimasta coinvolta in uno scontro stradale al confine con la Repubblica di San Marino: contattato il 118, viene deciso di portare all’ospedale di San Marino la giovane, il più vicino. Il dottor Nardella chiede alla centrale operativa di contattare l’ospedale sanmarinese: “La segreteria dell’ospedale di San Marino ha chiesto alla nostra centrale operativa se la ragazza fosse sanmarinese. Alla risposta che era italiana ci hanno immediatamente negato l’ingresso in ospedale della nostra ambulanza. Così siamo stati costretti a portare la ragazza all’ospedale di Urbino, distante 25 chilometri di strada tortuosa impiegandoci quasi un’ora prima di arrivare, condannando la giovane a piangere per i sobbalzi che è stata costretta a subire dovendo percorrere strade tortuose e piene di buche”.



“APARTHEID SANITARIA E UMANITARIA”

La giovane, che presentava una gamba fratturata e numerosi altri traumi, sarebbe dovuta andare all’ospedale più vicino, con quello di Urbino distante oltre 20 chilometri. E il dottor Michele Nardella del 118 ha proseguito: “E’ un comportamento indegno: siamo di fronte all’apartheid sanitaria e umanitaria da parte di uno Stato. Per le autorità di San Marino, un ferito italiano può anche morire al confine ma loro non vanno ad aiutarlo perché non è un loro cittadino. Allora se è grave lo portiamo a Rimini. E non è certo la prima volta che accade. ”, le sue parole a Il Resto del Carlino. Sottolineando: “A Montelicciano c’è una casa di riposo Serenity house, a 200 metri dal confine, e spesso anche in presenza di degenti gravi, in codice rosso, ci dicono di no, non accettano di aprire il loro ospedale nemmeno per infarti o per qualunque patologia gravissima. A meno che sia un cittadino di San Marino. Allora lo prendono subito. Questo è disumano”.

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