Nell’ispezione rinviata da parte della Guardia di Finanza all’interno dello stabile di Casapound a Roma, ha fatto scalpore la frase gridata da un militante che ha affermato che se qualcuno avesse fatto irruzione ci sarebbe stato “un bagno di sangue”. Secondo alcuni testimoni, come riporta il Fatto Quotidiano, la frase non sarebbe stata rivolta agli ufficiali delle Fiamme Gialle, bensì ai cronisti e ai giornalisti che sono accorsi una volta saputo che l’operazione stava andando in scena. Davide Di Stefano, responsabile romano di CasaPound, ha subito riportato alla calma i militanti e ha continuato poi a discutere con gli esponenti della GdF, fino ad arrivare alla decisione del rinvio dell’ispezione. (agg. di Fabio Belli)
L’ATTACCO DI VIRGINIA RAGGI
“Da sempre contro l’occupazione illegale di #Casapound” ha ribadito su Twitter il sindaco di Roma Virginia Raggi e non mancano le polemiche. Il mancato sgombero dello stabile occupato dai militanti del partito di estrema destra sta facendo parecchio discutere e la prima cittadina della Capitale ha voluto ribadire la sua posizione. Poco dopo è giunta la replica di Davide Di Stefano, responsabile romano di CasaPound: “Invece di giocare a fare l’antifascista militante e ridefinire la toponomastica, pensa a ripulire questa città che affonda nella monnezza”. E l’esponente del Movimento 5 Stelle ha ribattuto: “Orgogliosamente Antifascista e Roma Medaglia d’Oro al valor militare per la Resistenza. P.s. Roma la stiamo ripulendo… E sulla toponomastica sempre avanti a testa alta!”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
TANTI SGOMBERI EVITATI
Mentre, come era prevedibile, la notizia del mancato blitz delle Fiamme Gialle nello stabile occupato da CasaPound in via Napoleone III a Roma e delle presunte minacce (“Se entrate sarà un bagno di sangue”) smentite proprio nelle ultime ore dal presidente Gianluca Iannone, la vicenda diventa terreno di scontro politico con esponenti di sinistra e quelli del Pd che chiedono al Ministro degli Interni, Matteo Salvini, di riferire e ricordando che non è certo la prima volta che il movimento di destra ricorre a metodi e sotterfugi per evitare uno sgombero. Per evitare polemiche, attraverso le parole della sindaca Raggi, la giunta comunale capitolina ha ricordato di essere stata sempre contro l’occupazione degli edifici da parte di CasaPound ma dopo il “fiasco” di ieri delle Fiamme Gialle, su cui la Procura di Roma acquisirà una informativa, si tratta dell’ennesimo caso di questo tenore e che si ripetono da alcuni anni sotto qualunque amministrazione: sarebbero infatti 93 gli immobili occupati in modo abusivo secondo la Questura. (agg. di R. G. Flore)
LA REPLICA DI IANNONE, “FAKE NEWS”
In attesa che alla Procura di Roma arrivi l’informativa della Guardia di Finanza in merito al mancato sfratto e perquisizione della sede capitolina di Casapound, arriva la replica da parte del Presidente di Cpi, Gianluca Iannone che ha smentito categoricamente le minacce e anche la frase incriminata e rivolta alle Fiamme Gialle (“Se entrate sarà un bagno di sangue”) e passa al contrattacco. Secondo il numero uno di Casapound Italia, infatti, da parte loro non sarebbe mai stata formulata nessuna minaccia, facendo sapere che “nessuna perquisizione è stata eseguita nello stabile di Via Napoleone III a Roma”. Nella nota diramata nelle ultime ore, Iannone ha quindi smentito la notizia secondo cui la Guardia di Finanza non avrebbe potuto svolgere la suddetta perquisizione, annunciando pure che si adiranno le vie legali dal momento che a suo dire si tratta solamente di una “fake news” e di ricostruzioni fantasiose su quanto “non accaduto in via Napoleone, dato che come Cpi ci siamo solo limitati a concordare le modalità per un controllo nello stabile che avvenisse nel rispetto dei diritti e della sicurezza delle famiglie in grave stato di emergenza abitativa”. (agg. di R. G. Flore)
SI ATTENDE INFORMATIVA DELLA GUARDIA DI FINANZA
La Procura di Roma sta aspettando un’informativa dalla Guardia di Finanza sulla mancata perquisizione di ieri dell’immobile occupato da militanti di Casapound a Roma. Secondo alcune notizie di stampa, avrebbero minacciato i finanzieri e gli agenti della Digos. Pare che nonostante il controllo fosse stato concordato, i militanti del movimento di estrema destra, infastiditi dalla presenza delle telecamere, si sarebbero opposti alla perquisizione. Per ora nessuna informativa sulla mancata perquisizione e sulle minacce è arrivata alla Procura di Roma. Le indagini, come riportato da SkyTg24, erano scattate dopo un’inchiesta del settimanale Espresso, che aveva presentato la sede di Casapound all’Esquilino «un’isola abusiva di fatto sconosciuta», di proprietà del Demanio ma occupata dal 2003. La Corte dei Conti ha quindi aperto un fascicolo per verificare l’eventuale danno erariale per le casse pubbliche. Per stabilire l’ammontare è stata disposta una stima dello stabile, quindi la guardia di finanza deve entrare per verificare lo stato dei luoghi. (agg. di Silvana Palazzo)
CASAPOUND, SFRATTO RINVIATO: “SARÀ BAGNO DI SANGUE”
La guardia di finanza avrebbe dovuto perquisire la sede romana di Casapound, ma il blitz delle forze dell’ordine è stato rinviato a data da destinarsi. Una questione, che come sottolinea l’edizione online de Il Messaggero, è finita sul tavolo della procura, in particolare perché gli uomini delle fiamme gialle sarebbero stati minacciati dagli stessi attivisti di Casapound, piazzatisi all’ingresso dell’edificio a “difesa”. La perquisizione sarebbe dovuta avvenire nella giornata di ieri con l’obiettivo di verificare lo stato dello stabile di via Napoleone III occupato dal dicembre del 2003, su disposizione della Corte dei Conti. Sulla questione è intervenuto anche la stessa Casapound Italia, tramite il presidente Gianluca Iannone, che parla di “ricostruzioni fantasiose di quanto accaduto, o meglio non accaduto”.
LA SMENTITA SECCA DI CPI
«Come Cpi – prosegue Iannone – ci siamo limitati a concordare le modalità per un controllo nello stabile che avvenisse nel rispetto dei diritti e della sicurezza delle famiglie in grave stato di emergenza abitativa che vi risiedono dal 2003. Quando però ci siamo resi conto che non era possibile garantire minime condizioni di dignità per i residenti vista l’inopportuna presenza di una folla di telecamere, ci siamo limitati a chiedere che si rinviasse il controllo ad altra data». Le indiscrezioni, smentite da Cpi, parlavano di “bagno di sangue” se i finanzieri fossero entrati nello stabile, scatenando la reazione dei detrattori dello stesso movimento politico: «Il Ministro dell’Interno – afferma il deputato del Partito Democratico, Roberto Morassut – trovi anche il tempo di ripristinare la legalità restituendo alla città un intero edificio che da anni è sottratto ala comunità. Lo faccia con la stessa solerzia con cui fa passare le ruspe sulle baracche dei poveracci». La sensazione circolante è che il caso non sia ancora del tutto chiuso.