Un ragazzo di 21 anni è stato arrestato dalla squadra mobile della Questura di Ragusa per violenza sessuale nei confronti di una 12enne. Le indagini hanno permesso di scoprire che il giovane attraverso gruppi WhatsApp contattava le bambine più piccole, anche perché più facilmente plagiabili e suggestionabili. La 12enne non ha solo subito violenza fisica, ma sarebbe stata costretta ad avere, più volte al giorno, rapporti “virtuali” con l’indagato. Stando a quanto riportato dall’Ansa, un’altra ragazzina ha denunciato di essere stata vittima di un tentativo di adescamento da parte del 21enne indagato, ma non sarebbe caduta nella sua “trappola”. La rete si è confermata anche in questo caso uno strumento facile e comodo per adescare bambini e adolescenti e coinvolgerli in attività sessuali virtuali e reali. Come riportato in un recente articolo da Giuseppe Maiolo, docente di Psicologia delle età della vita all’Università di Trento, ora i pedofili sono più giovani dei molestatori “tradizionali”.
LA PEDOFILIA ONLINE
«Hanno una buona capacità empatica e sono in grado di entrare in sintonia emotiva con i bambini e gli adolescenti», ha affermato Giuseppe Maiolo, come riportato da vallesabbianews. Quel che sorprende è che usano nuove tecniche di adescamento, subdole e pericolose. «Una di queste è il child grooming», cioè «un comportamento di cura e di attenzione alla relazione tra un adulto e un minore, finalizzata alla costruzione di un rapporto di fiducia». Infatti ci sono studi che descrivono l’adescamento online come un avvicinamento graduale e per tappe. La prima tappa è finalizzata alla costruzione dell’amicizia, poi «inizia a sondare in che misura il minore sia sotto il controllo dell’adulto» vista la possibilità di essere scoperto, quindi comincia la vera e propria «manipolazione del minore che serve a fargli credere che di lui si può fidare e può parlare in maniera confidenziale». A quel punto cominciano le richieste intime, arrivando alla pretesa di un contatto reale.