Nel nuovo filone d’indagine sulla morte di Stefano Cucchi in cui si procede per falso ideologico c’è un nuovo indagato. È Luciano Soligo, allora comandante della compagnia Talenti Montesacro. Nell’inchiesta sono finiti anche il luogotenente Massimiliano Colombo, comandante della Stazione Tor Sapienza, e il carabiniere scelto Francesco Di Sano che ha dichiarato nel corso del processo a carico di altri cinque carabinieri di aver dovuto modificare il verbale sullo stato di salute di Stefano Cucchi su ordine gerarchico. L’iscrizione di Soligo conferma che la Procura di Roma vuole definire la catena gerarchica all’interno dell’Arma che provò a insabbiare il pestaggio del geometra romano. Davanti alla I corte d’Assise erano emerse anomalie relative al verbale sullo stato di salute di Cucchi redatto dieci giorno dopo la sua morte dai carabinieri della stazione Tor Sapienza. A tirare in ballo l’ufficiale Soligo potrebbe essere stato il luogotenente Colombo che nel corso dell’atto istruttorio, secretato dalla procura, potrebbe aver fornito elementi sulla scala gerarchica da cui è partito l’ordine. Soligo è infatti il diretto superiore di Colombo. 



STEFANO CUCCHI, INCHIESTA SU FALSO: INDAGATO LUCIANO SOLIGO

Il pm Giovanni Musarò venerdì scorso ha sentito come persona informata sui fatti il carabiniere scelto Gianluca Colicchio, l’altro piantone di Tor Sapienza che ha raccontato di anomalie nella sua relazione di servizio. Inoltre, da fonti della Procura di Roma, l’Ansa apprende che il generale dei carabinieri Vittorio Tomasone, il colonnello Alessandro Casarsa e il maggior Paolo Unali «non sono indagati nell’ambito della nuova inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi». I tre sono stati citati come testimoni, quindi verranno ascoltati nel processo che si sta svolgendo alla I sezione della corte d’Assise e che vede imputati cinque carabinieri. Le audizioni al momento non sono state calendarizzate ma, stando a quanto apprende l’Ansa, ciò dovrebbe avvenire nei primi mesi del nuovo anno, forse già a gennaio. I tre all’epoca dei fatti ricoprivano il ruolo di comandante provinciale dei carabinieri (Tomasone), comandante del Gruppo Roma (Casarsa) e comandante della Compagnia Casilina (Unali).

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