Le testimonianze dei medici del Fatebenefratelli di Roma, dove Stefano Cucchi venne momentaneamente trasportato, confermano come venne occultata una frattura vertebrale che Cucchi aveva subito dopo il pestaggio. Il dottor Claudio Bastianelli, del pronto soccorso dell’ospedale sull’Isola Tiberina, ha spiegato: “Arrivò e mi disse che voleva essere ricoverato; aveva cambiato idea perché aveva dolore in sede lombare. Gli chiesi com’era accaduto e mi rispose che era scivolato per una caduta accidentale. Ebbi io l’idea di trasferirlo all’ospedale Pertini perché da noi non c’era posto. Per questo attivai la procedura di ricerca del posto letto.” Inizialmente Cucchi aveva chiesto di tornare dal medico del carcere: “Non voglio ricoverami, preferisco ritornare a Regina Coeli dove c’è il medico di cui mi fido che sicuramente mi dà più giorni.” (agg. di Fabio Belli) 



COLOMBO: “CI FU UNA RIUNIONE”

Massimiliano Colombo, comandante della stazione dei Carabinieri di Tor Sapienza intercettato durante un colloquio con il fratello Fabio, ha parlato di una riunione tra quelli che erano di servizio e avevano interagito con Stefano Cucchi la sera in cui era transitato in caserma, nei giorni che hanno portato alla sua tragica morte. Nell’intercettazione Colombo parla di una riunione stile “Alcolisti Anonimi” tra i presenti in quella notte: “Il 30 ottobre, la mattina ero di pattuglia con Colicchio. Soligo mi chiama, mi chiede: ‘Fammi subito un appunto perché poi dobbiamo andare al Comando provinciale perché siamo stati tutti convocati, ‘cioè quelli dall’arresto di Cucchi a chi lo aveva tenuto in camera di sicurezza. Tu che sei il comandante della stazione, anche se non hai fatto nulla, il comandante della compagnia Casilina, il maggiore Soligo, comandante di Montesacro, il comandante del Gruppo Roma, stavamo tutti quanti. Ci hanno convocato perché all’epoca il generale Tomasone, che era il comandante provinciale, voleva sentire tutti quanti. Abbiamo fatto tipo, hai visto ‘gli alcolisti anonimi’ che si riuniscono intorno ad un tavolo e ognuno racconta la sua esperienza, così abbiamo fatto noi quel giorno dove però io non ho preso parola perché non avevo fatto nessun atto e non avevo fatto nulla.” (agg. di Fabio Belli)



LEGALE FAMIGLIA CUCCHI: “NISTRI PARLI”

Emergono altre dichiarazioni interessanti dopo la nuova udienza del processo bis per l’uccisione di Stefano Cucchi, tenutasi oggi presso il tribunale di Roma. Dopo la sorella Ilaria, a parlare questa volta è Fabio Anselmo, il legale della famiglia della vittima, che come riporta Il Fatto Quotidiano ha spiegato: «Fino a che livello può essere arrivato il depistaggio? Io lo chiedo al generale dell’Arma Giovanni Nistri. Vorrei che dicesse qualcosa: se il problema sono Casamassima, Rosati e Tedesco o se è molto più ampio e di diversa natura». Chiede verità la famiglia Cucchi, quella verità che si cerca da ormai nove anni a questa parte, e che sta emergendo in queste settimane, esplodendo come un ordigno nucleare. Il generale Nistri era stato già oggetto delle accuse di Ilaria, durante il recente incontro a cui aveva partecipato anche il ministro della difesa Trenta, e in quell’occasione la sorella di Stefano disse: «Mi sarei aspettata non dico delle scuse, perché avrebbe potuto essere per lui troppo imbarazzante, ma certo non 45 minuti di sproloquio contro Casamassima, Rosati e Tedesco, gli unici tre pubblici ufficiali che hanno deciso di rompere il muro di omertà nel mio processo». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



“MAGARI MORISSE”

Emerge un’intercettazione choc dal processo bis per la morte di Stefano Cucchi, un file depositato dall’accusa come nuovo atto istruttorio, nell’udienza tenutasi quest’oggi. Vincenzo Nicolardi, carabiniere imputato per calunnia, parla con il capoturno della centrale operativa del comando provinciale tra le 3 e le 7 del mattino del 16 ottobre del 2009, e come riporta l’edizione online de Il Messaggero, spiega: «Magari morisse, li mortacci sua». Ovviamente, chi dovrebbe morire è il geometra 31enne, Stefano Cucchi, anche perché nel dialogo fra i due si fa chiaro riferimento alle condizioni di salute della vittima, arrestata poche ore prima e trattenuta presso la stazione di Tor Sapienza: «Mi ha chiamato Tor Sapienza – dice il capoturno della centrale operativa -. Lì c’è un detenuto dell’Appia, non so quando ce lo avete portato se stanotte o se ieri. È detenuto in cella e all’ospedale non può andare per fatti suoi». Nicolardi replica: «È da oggi pomeriggio che stiamo sbattendo con questo qua». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

SEI PERSONE INDAGATE

Sono sei le persone indagate, cinque carabinieri e un avvocato per cui si ipotizza il reato di falso, nel nuovo filone di indagine in merito alla morte del povero Stefano Cucchi. Come sottolinea il Messaggero, fra coloro che sono finiti sul registro degli indagati vi è anche Francesco Cavallo, il tenente colonnello che all’epoca dei fatti era capo ufficio comando del gruppo carabinieri di Roma, e che avrebbe suggerito al luogotenente Massimiliano Colombo, il comandante della stazione Tor Sapienza (dove è avvenuto il pestaggio), di effettuare le famose modifiche circa l’annotazione sullo stato di salute del povero Cucchi. Presente come sempre in aula anche la sorella di Stefano, Ilaria, che al termine dell’udienza si è intrattenuta con i giornalisti spiegando: «Depistaggi dall’alto? Devo ancora capire bene quanto emerso, ma è sconvolgente. Finalmente la giustizia è al nostro fianco – ha proseguito – sta seguendo il suo corso. Non posso dimenticare anni di processi sbagliati che potevano essere risparmiati. Ma evidentemente qualcuno ha deciso che andava fatto così». A Ilaria non sono piaciute le domande degli avvocati degli imputati in merito all’eccessiva magrezza del fratello: «Cosa ci vogliono dire – si è domandata ed ha concluso – che la miglior cura per Stefano era picchiarlo?». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

NUOVA UDIENZA PER IL PROCESSO CUCCHI BIS

Prosegue il processo per la morte di Stefano Cucchi. Oggi sono stati depositati nuovi atti, come comunicato dal pm Giovanni Musarò in apertura d’udienza, nuovi accertamenti che come ha spiegato lo stesso pubblico ministero: «Hanno tratto origine dalle dichiarazioni rese dal carabiniere Francesco Di Sano, il quale, messo di fronte all’esistenza di due annotazioni diverse a sua firma, ha detto di averle modificate per un ordine della scala gerarchica». A seguito delle dichiarazioni del carabiniere nominato dal pm, si è quindi deciso di procedere all’interrogatorio di Massimiliano Colombo, comandante della stazione di Tor Sapienza, dove sarebbe avvenuto il famoso pestaggio di Cucchi, nonché superiore di Di Sano.

“STORIA COSTELLATA DI FALSI”

«Questa storia è costellata di falsi – ha proseguito il pm, come riporta Repubblica – da dopo il pestaggio e proseguita in maniera ossessiva anche dopo la morte di Cucchi». Secondo Musarò ci sarebbe stata un’attività di depistaggio, di modo da indirizzare le prove «verso persone che non avevano alcuna responsabilità e che sono state sottoposte a giudizio». Il pm, aprendo la nuova udienza del processo a carico di cinque carabinieri ha aggiunto che sono state fatte nelle ultime ore delle nuove perquisizioni nonché acquisizioni di documentazione “estremamente importante”, fra cui vi sarebbero anche nuove intercettazioni che secondo l’accusa confermerebbero in maniera inequivocabile come le annotazioni dopo il pestaggio di Cucchi in caserma siano state modificate su precisa direttiva dall’alto: «Falsi – spiega il pm – furono esecuzione di un ordine».