Tap, Luigi Di Maio: “Presto valutazione finale”, queste le parole del ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico in quota Movimento 5 Stelle. Rispondendo alle interrogazioni alla camera, il capo politico M5s ha sottolineato che sono attese “le valutazioni finali del ministero dell’Ambiente, dovrebbero arrivare nei prossimi giorni”. A stretto giro di posta verrà dunque scritta la parola fine al gasdotto della discordia, con il ministro che ha proseguito: “Anche quest’anno sono stati analizzati gli scenari per il prossimo inverno al fine di prevenire rischi sia dal punto di vista della domanda che da quello delle fonti di importazione e agli stoccaggi. Nelle ultime ore è giunta al presidente del Consiglio Giuseppe Conte una lettera firmata da una ventina tra associazioni e movimenti, come sottolineato dal Corriere del Mezzogiorno: un appello che mette in evidenza i numerosi illeciti dell’eventuale ok del Governo al procedimento, ancora in corso in verifica.
TAP, IL PUNTO DELLA SITUAZIONE
Il Governo M5s-Lega, secondo le associazioni, dovrebbe rispettare varie condizioni di garanzia e trasparenza: dalla necessità di un’analisi costi-benefici dell’opera passando per la garanzia dell’interesse pubblico primario a informare i cittadini “sugli effetti nocivi delle emissioni che alterno il clima”. E nelle ultime ore la tensione è salita notevolmente, come sottolineato da Trnews: “Siamo ancora in attesa di una eventuale luce verde per ripartire”, le parole dell’amministratore delegato di Saipem Stefano Cao, con il sindaco di Melendugno che ha chiesto formalmente al Ministero delle Infrastrutture il ritiro dell’autotutela delle ordinanze della Capitaneria di Porto. “Sulla parte albanese i lavori di preparazione sono già ricominciati” ha sottolineato Cao, mentre comitati noTap e varie associazioni hanno lanciato a Roma un “nuovo appello urgente al rispetto del diritto umano al clima” per voce del professore Michele Carducci e degli avvocati Raffaele Cesari e Elena Papadia. Anche con il via libera politico definitivo ai lavori, dunque, l’esecutivo verrà trascinato davanti a tribunali internazionali e sovranazionali.