Il rinvio della Consulta della sentenza sull’articolo 580 del codice penale, che punisce con la stessa pena l’aiuto al suicidio e l’istigazione (da 5 a 12 anni), è secondo Marco Cappato “un grande successo di Fabo”, il dj 40enne tetraplegico, cieco e dipendente dalle macchine per respiro e nutrizione dopo un incidente automobilistico, che ha deciso di ricorrere all’eutanasia in una clinica in Svizzera. L’esponente dei Radicali resta dunque sub judice per quanto riguarda il capo d’imputazione di aiuto al suicidio, ma adesso la palla spetta al Parlamento. Cappato, come riporta Il Fatto Quotidiano, ha spiegato:”La Corte ha riconosciuto le nostre ragioni. Il pronunciamento della Corte Costituzionale dà un anno di tempo al Parlamento per fare ciò che chiedevamo da 5 anni. È un risultatostraordinario, arrivato grazie al coraggio di Fabiano Antoniani e alla fiducia che Carmen e Valeria mi hanno datto per la mia azione di disobbedienza civile. È dunque di fatto un successo – un altro, dopo la vittoria sul biotestamento! – di Fabo e della nonviolenza, oltre che delle tante persone malate che, iniziando da Luca Coscioni e Piergiorgio Welby e finendo con Dominique Velati e Davide Trentini, in questi 15 anni hanno dato corpo alle proprie speranze di libertà. “Ora il Parlamento ha la strada spianata per affrontare finalmente il tema, e per discutere la nostra proposta di legge di iniziativa popolare per l’eutanasia legale, come sta accadendo nel Parlamento spagnolo”. (agg. di Dario D’Angelo)



GIURISTI DIVISI SU SENTENZA CONSULTA

I presidenti emeriti della Corte Costituzionale hanno bocciato la decisione della Consulta di sospendere il giudizio su Marco Cappato, e di “invitare” la Camera a legiferare sul fine vita entro il prossimo 24 settembre 2019. Valerio Onida, ex presidente della Corte Costituzionale, interpellato quest’oggi dai microfoni del Corriere della Sera, spiega: «Si tratta di un grave precedente perché la Consulta ha abdicato alla propria funzione». Simile il pensiero di un altro ex presidente, Giovanni Maria Flick, secondo cui si è «deciso di non decidere». Secondo l’ex ministro della giustizia «Se può esistere una interpretazione della norma conforme alla Costituzione, la Corte ha il dovere di indicarla; se no, deve dichiarare l’incostituzionalità: non esiste un’altra strada». Flick punta il dito anche contro “l’astrattezza” della decisione della Consulta, che in passato «Aveva sempre spinto i giudici a ricavare scelte interpretative per esprimersi sul caso concreto». Molti i dubbi sollevati da parte degli addetti ai lavori su questa decisione della Corte Costituzionale definita da molti “storica”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



“LA CAMERA FACCIA UNA LEGGE”

Se non si può parlare di decisione storica, poco ci manca. I giudici della Corte Costituzionale hanno sospeso il giudizio su Marco Cappato, accusato di aver assistito il noto Dj Fabo al suicidio. Una questione troppo delicata, con la Corte che doveva destreggiarsi fra il diritto alla vita e il diritto a dire no. Alla fine ha rimandato il tutto alla Camere, dando un anno di tempo alle stesse per redigere una legge sul fine vita. Come scrive La Stampa, si tratta di un invito così perentorio ed esplicito pressoché inedito, ed entro 12 mesi di tempo bisognerà cercare di colmare questo vuoto legislativo. Fra un anno, il 24 settembre del 2019, si terrà una nuova udienza del processo, la cui sentenza sarà ovviamente subordinata alla nuova legge che si farà.



“UNA DECISIONE STORICA”

Chissà se Dj Fabo, giovane rimasto paralizzato, cieco e collegato alle macchine dopo un incidente stradale, starà osservando quanto sta accadendo in questi giorni, lui che si è sempre battuto per il suicidio assistito, e che ha deciso di farla finita in Svizzera assieme all’amico Cappato, dopo un appello inascoltato rivolto al presidente della repubblica e al mondo politico. «E’ una decisione storica – le parole dell’imputato e di uno dei suoi legali, Filomena Gallo – che a mia memoria non ha precedenti, perché non si limita a un monito al Parlamento, ma dà un monito con termine, indicando una data entro cui deve legiferare. Si tratta di un modello mutuato dalla Corte costituzionale tedesca, che ha poteri ordinatori nei confronti del Parlamento. Inoltre la Consulta ha evidenziato che nel nostro ordinamento c’è un vuoto di tutela su questo fronte».