E’ durata settimane l’indagine che ha fatto venire a galla lo scandalo di Biella, con dei resti umani abbandonati in uno scatolone. Come sottolinea La Stampa, il Comune ha reso noto che l’inchiesta era legata a delle gravi violazioni dell’attività del crematorio, in particolare le modalità con cui vengono trattate le salme prima e dopo la cremazione. Il fascicolo è seguito dal procuratore Teresa Angela Camelio, da cui sono partiti il provvedimento di sequestrare il forno crematorio e la richiesta di due arresti, convalidati dal Gip. Come sottolineato da News Biella, dopo il blitz di questa mattina i carabinieri hanno sequestrato trecento chili di ceneri e ossa che venivano smaltite tra i comuni rifiuti cittadini. Il portale evidenzia che sarebbero stati bruciati più feretri insieme consegnati alle famiglie resti di altri defunti. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
DECINE DI FUNERALI BLOCCATI
Biella è sotto choc dopo il blitz di questa mattina dei carabinieri al cimitero. Sono stati trovati resti umani, lasciati in scatoloni e gettati nell’immondizia, a due passi dal forno crematorio. A finire in manette, come riportato da Quotidiano. net, Alessandro Ravetti, titolare della società che gestisce l’impianto, e il figlio Roberto. Ma è coinvolta anche una terza persona, un dipendente della ditta. Le telecamere lo hanno ripreso mentre agiva sui cadaveri le cui ossa sono state trovate in alcune scatole finite nella spazzatura. L’attività del crematorio è stata bloccata, così come una decina di funerali che erano in programma questa mattina. Fondamentale l’ausilio delle telecamere nascoste per le indagini: così sono stati trovati i resti umani. Una conferenza stampa è stata convocata nel pomeriggio, alle ore 17, nell’ufficio del procuratore di Biella. Verrà fatta così chiarezza sull’operazione condotta dai militari dell’Arma. (agg. di Silvana Palazzo)
DUE ARRESTI, SEQUESTRATO FORNO CREMATORIO
Scandalo al cimitero di Biella, dove con un blitz dei carabinieri sono stati trovati resti umani abbandonati. I visitatori di questa mattina al cimitero cittadino, molti per l’avvicinarsi della festività dedicata ai defunti, sono rimasti sorpresi quando hanno visto i militari dell’Arma nel forno crematorio cittadino. I carabinieri del nucleo di polizia giudiziaria, guidati dal luogotenente Tindaro Gullo e aiutati da alcuni militari del nucleo operativo, hanno eseguito due ordini di custodia cautelare in carcere. Inoltre, è stata bloccata l’attività dell’impianto: sono state chiuse le vie d’accesso e fermati i dipendenti già al lavoro. Sono stati poi richiamati i titolari di altre aziende funebri che oggi avevano in programma la cremazione: almeno una decina di salme sono state ritirate prima dell’apposizione dei sigilli, quindi le esequie verranno celebrate altrove. Questi sono, secondo quanto riportato da La Stampa, gli effetti di un’indagine durata molte settimane.
RESTI UMANI IN SCATOLE: BLITZ AL CIMITERO DI BIELLA
Il quotidiano cita prime indiscrezioni che arrivano dal comune di Biella. L’indagine riguarderebbe gravi violazioni sull’attività del crematorio, soprattutto relative alle modalità con cui vengono trattate le salme prima e dopo la cremazione, molte delle quali arrivano da fuori provincia. Sembra che i carabinieri, che sono intervenuti di notte con l’ausilio di telecamere nascoste, abbiano trovato abbandonati diversi scatoloni contenenti resti umani. Considerando la delicatezza del caso e le implicazioni su un grande numero di famiglie, il caso sarebbe stato seguito direttamente dal procuratore Teresa Angela Camelio, da cui sono partiti il provvedimento di sequestro del forno crematorio e la richiesta di arresti, che è stata poi convalidata dal gip. L’impianto, che si trova all’interno del cimitero, è gestita dalla Socrebi, una società creata dall’impresa di pompe funebri Ravetti, che in cambio della gestione per 27 anni ha costruito struttura e impianto del valore di due milioni di euro attraverso un project financing. Pochi giorni fa è stata bloccata dal consiglio comunale una delibera per la costruzione di un secondo forno.