La sorella di Stefano Cucchi, a margine del Premio Nazionale Paolo Borsellino, ha commentato le parole del comandante generale dei carabinieri, Giovanni Nistri, il quale in una lettera a Repubblica aveva affermato che i colpevoli della morte del giovane geometra non potranno più indossare la divisa. «Sono le parole che ha bisogno di sentirsi dire un cittadino perbene, che porta avanti una battaglia sulle proprie spalle, nonostante il dolore che gli è stato inflitto da appartenenti allo Stato». E questo, precisa Ilaria Cucchi, «nonostante il fatto che le istituzioni abbiano consentito che la famiglia di Stefano Cucchi affrontasse anni di processi sbagliati sapendo quali erano le vere responsabilità». Ilaria Cucchi ha espresso tutta la sua soddisfazione: «Mi sento per la prima volta di potermi alzare la mattina senza l’esigenza di dovere chiedere scusa a mio fratello». (agg. di Silvana Palazzo)
LA SORELLA ILARIA “SONO FIDUCIOSA”
Nel giorno in cui è emerso l’audio con la frase choc pronunciata dal carabiniere Vincenzo Nicolardi, in una conversazione con la sala operativa, ad una settimana esatta dalla morte del giovane Stefano Cucchi, la sorella Ilaria continua a dirsi fiduciosa nella giustizia. Le sue parole giungono da Lecce, in occasione del Festival Conversazioni sul futuro, durante il quale oggi è stato presentato il film Sulla mia pelle dedicato proprio agli ultimi giorni di Cucchi. A riportare le sue parole, il quotidiano Repubblica.it: “Sono fiduciosa che presto sarà fatta giustizia sulla sua morte, ma se da un lato c’é sollievo dall’altra c’é quasi disperazione per il fatto che ancora una volta mi sento abbandonata e tradita da chi doveva tutelarmi e a cui avevamo dimostrato rispetto e fiducia, da sempre e tuttora”. La sorella della vittima ha quindi aggiunto: “Invece, mi guardo indietro e penso a nove anni di processi inutili, falsi e tutta la sofferenza che a questa famiglia si poteva risparmiare”. Rammarico ma anche speranza in una vera giustizia, dunque, i sentimenti espressi dalla donna, sempre più consapevole del grande strumento che sta rappresentando la pellicola, capace di portare Stefano e la sua storia ovunque. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
CALABRESI, “IN GIOCO CREDIBILITÀ”
“Non vogliamo e non possiamo credere che i carabinieri siano questi. Che l’immagine dell’Arma venga schiacciata sul comportamento di chi ha tradito la legge per nascondere la verità sulla fine di Stefano Cucchi. Che la fiducia di una nazione possa essere incrinata dalle accuse contro militari depistatori o corrotti”, questo l’incipit dell’editoriale di Mario Calabresi su Repubblica in merito al caso Cucchi. Nelle ultime ore sono state pubblicate altre intercettazioni di quelle tragiche ore, con il giornalista che ha evidenziato: “In gioco non ci sono solo le responsabilità penali di un gruppo di militari, indagati per avere commesso un atto brutale e averlo nascosto con una catena sistematica di falsi, su cui si pronunceranno i giudici. In gioco c’è anche un bene prezioso, fondamentale per la nostra democrazia: la credibilità dell’istituzione in cui gli italiani hanno sempre riposto maggiore fiducia, una stima confermata ogni anno dai sondaggi e rimasta salda attraverso tutte le crisi del Paese”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
NICOLARDI ACCUSATO DI CALUNNIA
È stato reso noto oggi un audio che risale alla notte dell’arresto e che rende ancora più pesante la situazione di Vincendo Nicolardi, uno dei carabinieri imputati nel processo bis sulla morte di Stefano Cucchi e che deve rispondere del reato di calunnia. L’audio della sua conversazione con la centrale operativa, e quella sua frase shock (“Magari morisse”) pronunciata proprio sei giorni prima che il geometra romano spiri nelle mani di quelli che dovrebbero essere i servitori dello Stato, aggiunge così un altro tassello o, per usare le parole di Ilaria Cucchi, contribuisce ancora di più a sgretolare il muro di omertà e di insabbiamenti eretto da alcuni carabinieri dell’Arma. Dell’audio rivelato oggi, colpisce non solo la frase incriminata di Nicolardi dopo aver appreso che è stata già chiamata una ambulanza per Cucchi, ma anche la replica dopo che la centrale operativa invita il carabiniere “a vedere che fine fa” e lui poi, dopo aver augurato la morte al ragazzo, aggiunge anche che “è da oggi pomeriggio che noi stiamo sbattendo con questo qua”. (agg. di R. G. Flore)
LA CONVERSAZIONE CON LA CENTRALE OPERATIVA
Il 16 ottobre 2009, la centrale operativa del comando provinciale dei carabinieri di Roma contatta un carabiniere, poi identificato in Vincenzo Nicolardi. Solo poche ore prima il giovane Stefano Cucchi veniva arrestato ma dopo il pestaggio subito necessita del trasporto in ospedale. Nicolardi è oggi uno degli imputati con l’accusa di calunnia nel processo Cucchi bis in corso in Corte d’Appello. Durante la loro conversazione che ora emerge attraverso un audio choc, un operatore della centrale dice: “Senti mi ha chiamato Tor Sapienza, la stazione… dice che lì c’è un detenuto dell’Appia, non so quando ce l’avete portato, se stanotte o ieri… che sta andando al policlinico, all’ospedale, che dice che si sente male, che c’ha attacchi epilettici e compagnia bella”. “E vabbé chiamasse l’ambulanza”, è la replica del carabiniere. “L’ambulanza è stata già chiamata, è per seguire le vicende di quello, quello è l’arrestato della stazione Appia”, gli fa eco l’operatore che aggiunge, “vedete che fine fa”. Incredibile la replica di Nicolardi: “Magari morisse, li mort***i sua oh”. Quelle frasi, finora emerse dagli atti depositati in aula dal pm romano, ora sono ben udibili in tutta la loro atrocità, in un audio sconvolgente. CLICCA QUI PER ASCOLTARE (Aggiornamento di Emanuela Longo)
EMERGE NUOVA INTERCETTAZIONE
Emergono ulteriori dettagli in merito alle indagini del processo bis per la morte di Stefano Cucchi. Gli ultimi particolari inediti vengono svelati dall’agenzia Ansa, che porta alla luce una nuova intercettazione del luogotenente Massimiliano Colombo che sostiene come il tenente colonnello Francesco Cavallo, numero due dei Carabinieri di Roma nell’ottobre del 2009 (nel registro degli indagati), gli abbia mandato le note sullo stato di salute del geometra 31enne già modificate. La procura di Roma ha depositato tale nuova prova nell’inchiesta sul falso, una telefonata fra Colombo e un interlocutore che peggiora la situazione di Cavallo, che non si limitò solamente a chiedere la modifica delle annotazioni su Cucchi, ma intervenne in maniera concreta per apportare delle significative variazioni e insabbiare la questione. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
LE PAROLE DI SALVINI
«Il lavoro dei Carabinieri del GIS non è solo una professione ma una missione. Ho portato mio rispetto e mio grazie per la professionalità, la fedeltà e lo spirito di sacrificio con cui proteggono gli italiani dal terrorismo e dalle minacce criminali, in patria e all’estero»: le parole del Ministro Salvini scritte su Twitter dopo la festa per i 40 anni del Gis si aggiungono a quanto annunciato dal palco nel video che trovate qui sotto. Applausi dalla platea, con il Ministro che aggiunge «I carabinieri meritano rispetto nessuno potrà mettere in dubbio il vostro onore, la vostra fedeltà e la vostra lealtà». Salvini ha scelto di stare dalla parte del Generale Nistri e dunque, indirettamente, contesta quanto denunciato giorni fa da Ilaria Cucchi durante il colloquio con il Ministro Trenta. La stessa titolare della Difesa, sempre oggi, ha spiegato «I carabinieri sono un punto di riferimento, un esempio di rettitudine, integrità e senso del dovere. Ma nel caso in cui si accerti l’avvenuta negazione di questi valori, si deve agire e accertare la verità isolando i responsabili allo scopo di ristabilire la fiducia dei cittadini». CLICCA PER IL VIDEO (agg. di Niccolò Magnani)
CUCCHI, NISTRI E SALVINI DIFENDONO L’ARMA
Nuovo intervento da parte del comandante generale dei Carabinieri Giovanni Nistri sul caso Cucchi. In occasione del 40esimo anniversario del Gis, il gruppo di intervento speciale per il controterrorismo, il tenente colonnello ha voluto ribadire la difesa dell’Arma: «L’Arma si deve ricordare che è nella virtù dei 110mila uomini che ogni giorno lavorano per i cittadini che abbiamo tratto, traiamo e trarremo sempre la forza per continuare a servire le istituzioni; 110mila uomini che sono molti ma molti di più dei pochi che possono dimenticare la strada della virtù». Così ha concluso il proprio discorso Nistri, che torna quindi a schierarsi a fianco dei propri colleghi, come già fatto l’indomani della confessione di uno dei militari che aveva partecipato al pestaggio del povero geometra 31enne.
“UN DETENUTO STA MALE”
Presente alla cerimonia anche il ministro dell’interno, Matteo Salvini, che sulla falsa riga di quanto proferito da Nistri ha spiegato: «Non ammetterò mai che un eventuale errore di uno possa infangare l’impegno e il sacrificio di migliaia di ragazze e ragazzi in divisa». Nel frattempo è emerso l’audio della telefonata ricevuta dal 118, il 16 ottobre del 2009, da parte della stazione Tor Sapienza, dove Cucchi si trovava detenuto a seguito del pestaggio alla caserma Casilina. Un carabinieri parla con un operatore telefonico dicendogli: «Abbiamo un detenuto che sta male, dice che ha attacchi di epilessia, ha tremori, non riesce a muoversi». L’interlocutore a quel punto chiede se il detenuto è tranquillo: «Tranquillissimo – risponde il carabiniere – ha solo ste cose, fisicamente sta male di suo ma non ha i sintomi dell’epilessia». Il file audio, pubblicato dall’Ansa, è stato depositato dal pm Giovanni Musarò al processo.