Dopo le proteste dei no Tap, interviene Barbara Lezzi, il ministro per il Sud. Con un video su Facebook ha attaccato il sindaco di Melendugno per «le maniere da teppistello con le quali imi intima di non tornare lì». Ma Lezzi assicura: «Non mi fanno paura perché non ho niente da temere». Lezzi ha evidenziato le difficoltà del governo, che si ritrova «ora nella condizione di non poter fermare una procedura già chiusa: avviata, svolta e conclusa dal governo precedente». A chi gli rimprovera di sapere tutto sul trattato internazionale dal 2013, Lezzi replica: «Abbiamo cercato l’aiuto di tutti i partiti politici per bloccare quella follia nel 2013. Abbiamo chiesto l’aiuto di chi oggi si straccia le vesti dicendo che lì il gasdotto non andava fatto». Quando però è approdato al voto del Parlamento, «sono stati tutti zitti. Tranne noi che abbiamo detto di no». Il ministro per il Sud ha ricordato che a febbraio 2018, proprio a Melendugno, ha detto durante la campagna elettorale «che sarebbe stato difficile fermare Tap perché erano passati ormai anni dalla ratifica del trattato ed erano subentrati dei contratti di acquisto e di vendita del gas che ci sottopongono a costi esorbitanti». (agg. di Silvana Palazzo)



M5S “STOP GASDOTTO: SOLI AD AVER PROVATO”

Dopo il sit-in che si è tenuto oggi a San Foca, con gli attivisti che hanno bruciato non solo la bandiera del M5s ma anche le foto dei rappresentanti del Movimento, tra cui Di Maio e Lezzi, è giunta una nota a firma degli otto consiglieri del M5S alla Regione Puglia e resa nota dalla Gazzetta del Mezzogiorno al termine di questa delicata giornata. “Il M5S è l’unica forza politica che ha provato a fermare questa opera e a tutto c’è un limite, non possiamo rimanere in silenzio davanti all’ipocrisia degli sciacalli dei partiti che in queste ore stanno strumentalizzando il dolore dei cittadini mentre dovrebbero solo tacere. Se non fosse stato per loro TAP non sarebbe mai esistita”, hanno esordito nel documento ufficiale. Il riferimento è innanzitutto a Calenda, come spiegano esplicitamente gli stessi, per poi passare agli esponenti di Forza Italia ed arrivare al governatore Emiliano, “che ha sempre preso voti dal partito che TAP l’ha fatto arrivare in Puglia ed oggi ha il coraggio di parlare. Proprio lui che avrebbe risolto il problema semplicemente scaricandolo sui cittadini della provincia di Brindisi, evidentemente ritenuti pugliesi di serie B”. Quindi, rivolgendosi soprattutto ai cittadini, gli otto consiglieri M5s Puglia hanno chiosato: “Continuiamo ancora una volta prima da pugliesi e poi da portavoce, ad essere convintamente NoTAP e contro un’opera che non serve a questo territorio e riponiamo le nostre speranze nella magistratura”, confidando quindi nel blocco dell’opera. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



M5S: “GASDOTTO L’HA VOLUTO IL PD”

Provano a serrare i ranghi i parlamentari del Movimento 5 Stelle dopo le notizie di una spaccatura profonda interna alla base per l’appoggio di Conte e Di Maio al progetto del gasdotto: «Il ministro Lezzi, così come tutto il MoVimento, ha sempre dimostrato il suo impegno al fianco dei cittadini per la questione Tap, ma nessuno, al momento, può bloccare il progetto del gasdotto voluto dal Pd. Farlo significherebbe costringere il Paese a spendere miliardi di euro». Quelle immagini di bandiere bruciate e inni contro il M5s da parte di chi solo qualche mese fa li aveva eletti alle Politiche proprio per far crollare il progetto Tap, hanno impressionato il M5s Camera, il cui portavoce Francesco Silvestri ha poi rilasciato la nota qui sopra. «Abbiamo avuto la possibilità di conoscere i dettagli dell’accordo solo quando siamo arrivati al Governo, scoprendo cose che non potevamo certamente sapere prima. Continuiamo ad essere contrari alle opere inutili e non perderemo occasione di andare avanti con la nostra linea, d’ora in poi. Il Tap non è stato voluto dal MoVimento né dai cittadini. E’ stato imposto dal Pd, che non ha mai dato segno di voler ascoltare il popolo. Si tratta di una eredità pesante dei vecchi governi. Non possiamo fare altro che raccoglierla e lavorare affinché le comunità locali pugliesi non vengano danneggiate più di quanto le scelte scellerate del Pd non abbiano già fatto con la ratifica di un accordo dal quale, purtroppo, il Paese non può essere liberato», conclude Silvestri in accordo con i vertici del partito. Il succo è chiaro: la Tap l’ha voluto il Pd, il M5s può soltanto ratificare per questioni di “penali”: solo che la base inizia a non crederci poi tanto.. (agg. di Niccolò Magnani)



SINDACO POTÌ: “BATTAGLIA CONTRO TAP NON FINITA”

Nonostante il fortissimo vento che oggi soffia su tutto il Salento, i manifestanti No Tap continuano a protestare a San Foca nel corso di un sit-in nel quale è fortemente urlata la propria contrarietà nei confronti della realizzazione del gasdotto. Le principali proteste vedono come destinatario il Movimento 5 Stelle, sentendosi traditi dal mancato mantenimento delle iniziali promesse. Non solo sono state strappate le schede elettorali ma è stato bruciato anche il manifesto con i volti dei parlamentari e una bandiera del M5S. Sono circa 200 gli attivisti e tra loro spicca anche il sindaco di Melendugno, Marco Potì che, come riferisce Repubblica.it, ai giornalisti ha dichiarato: “La battaglia contro il gasdotto non è persa”. In piedi, a sua detta, ci sono vari procedimenti pendenti in diverse sedi. “Quest’opera è stata considerata da tutti, esperti, professori universitari, uno stupro al territorio ed è per questo che stiamo ancora in piazza”, ha aggiunto il primo cittadino del piccolo centro salentino. A prendere parte al sit-in, anche altri sindaci del territorio, tra cui Pompeo Molfetta, primo cittadino di Mesagne, anche questo paese attraversato dal gasdotto. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

‘NODO’ PENALI FA ESPLODERE BASE M5S

Prosegue la larga protesta della base NoTap – in larga parte elettori del M5s proprio per le promesse fatte verso l’abolizione del progetto gasdotto – alla rocca di San Foca di Melendugno: addirittura nelle ultime ore si sono viste bruciare diverse foto e “cartelloni” di politici, da Di Maio a Barbara Lezzi, da Grillo a Casaleggio fino ai parlamentari del M5s eletti in Salento e passati negli scorsi mesi in “passerella” a Melendugno per promettere l’abolizione della Tap. «Via Barbara Lezzi dal Salento» è uno dei cori maggiormente sentiti durante l’incontro organizzato proprio contro il Movimento 5 Stelle e il premier Conte dalla base NoTap: si sentono traditi e ora passano all’attacco. Sul lato politico invece, dopo le forti critiche di Calenda a Di Maio su Twitter scrive un commento non banale l’esponente FdI Guido Crosetto: «Noto che molti tra i favorevoli, come me, al Tap, stanno attaccando Di Maio ed i 5S per aver cambiato idea. Scusate, volete convincerli a cambiarla di nuovo dicendo no?? Hanno cambiato idea scegliendo la strada più giusta per il paese? Bene, ne sono felice». (agg. di Niccolò Magnani)

SIT-IN A LA FOCA DI MELENDUGNO CONTRO IL M5S

La rabbia dei NoTap si scaglia contro il Movimento 5Stelle dopo che ieri Di Maio ha confermato di fatto che l’opera sul gasdotto si farà, “per colpa delle penali”: stamattina manifestazione dei tanti militanti alla torre di San Foca, a Melendugno proprio dove i grillini avevano promesso anni fa di bloccare i lavori per il gasdotto. Bruciate bandiere M5s, attacchi a Di Maio e Lezzi e continuo strappare delle schede elettorali: situazione di tensione tanto in piazza quanto nella politica, con l’ex Ministro Calenda che torna sul fronte delle penali ribadendo che Di Maio «è un vero imbroglione» e non solo. «Di Maio: “ho promesso la chiusura perché non sapevo delle penali di cui ho letto sulle carte del mise”. Non ci sono penali ne carte. Non poteva non sapere di richiesta di risarcimento perché è cosa ovvia», scrive su Twitter un Calenda infuriato sulla vicenda Tap, cui segue un altro messaggio ancora più duro «Ripeto l’ipotetico ammontare del risarcimento era conosciuto da anni. Di Maio non poteva non saperlo. Se prometti di chiudere un’opera e non verifichi almeno in principio i costi sei un buffone. Ps se dici ho scoperto nelle carte le penali dopo le elezioni menti e ti dimetti». (agg. di Niccolò Magnani) 

SALVINI: “OPERA VA FATTA”

Anche Matteo Salvini interviene sul caso Tap. «Se l’energia costa meno per famiglie e imprese è solo una buona notizia. Quindi quello che serve a fare pagare meno gli italiani va avanti», ha dichiarato il ministro dell’Interno a margine di un incontro in Vaticano. Per il vicepremier il gasdotto va fatto: «Per quello che mi riguarda sì».  Nessun riferimento alle penali di cui ha parlato l’altro vicepremier, Luigi Di Maio, in visita in Sicilia. Così ha provato a uscire dall’angolo in cui è stato cacciato per il sì del governo al contestato gasdotto. «Quelli che sono andati a braccetto con le peggiori lobby del Paese l’unica cosa che ci dicevano è che eravamo nemici del progresso. Non ci hanno mai detto che c’erano delle penali da pagare», ha aggiunto il capo politico del Movimento 5 Stelle, nonché ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico. E in Puglia montano le polemiche per la “giravolta” M5s sul tema. (agg. di Silvana Palazzo) 

CALENDA “NON ESISTONO PENALI. DI MAIO SI DIMETTA”

Dopo le dichiarazioni di Luigi Di Maio, che ha motivato la decisione del governo di realizzare la Tap a fronte di penali da 20 miliardi di euro in caso di mancata costruzione  dell’opera, è il suo predecessore al ministero dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, a sconfessare il capo politico M5s. Sentito dall’Ansa, Calenda ha dichiarato:”Di Maio si sta comportando da imbroglione, come su Ilva. Non esiste una penale perché non c’è un contratto (fra lo Stato e l’azienda Tap ndr) ma, in caso, una eventuale richiesta di risarcimento danni”. L’esponente del Partito Democratico ha spiegato:”Di Maio sta facendo una sceneggiata e sta prendendo in giro gli elettori ai quali ha detto una cosa che non poteva mantenere”. Calenda ha poi ricordato come “anche con il parere dell’Avvocatura di Stato su Ilva che gli dava torto e che ha tenuto segreto” Di Maio ha “mentito e in un paese normale un ministro che lo fa due volte si deve dimettere”. (agg. di Dario D’Angelo)

TAP SI FARA’, TENSIONE M5S

Alta tensione nel governo, ed in particolare nell’ala del Movimento 5 Stelle, a seguito dell’annuncio da parte del premier Giuseppe Conte, che il Tap che porterà il gas dall’Azerbaigian alla Puglia, si farà. La rivolta è in particolare del popolo grillino, del movimento “no tap”, e di alcuni esponenti stessi del Movimento 5 Stelle, che negli ultimi anni si sono sempre battuti contro la costituzione della suddetta opera. Il presidente del consiglio ha cercato di calmare le acque, motivando la decisione di proseguire l’opera, ovvero, 20 miliardi di euro di penali da pagare nel caso in cui l’Italia abdicasse. Secondo alcuni senatori grillini, tale penale sarebbe inesistente, ma il ministro del lavoro e dello sviluppo economico, Luigi Di Maio, ha confermato il tutto poco fa.

“SONO 20 MILIARDI DI EURO DI SANZIONI”

«Vi posso assicurare che non è semplice dover dire che ci sono delle penali per quasi 20 miliardi di euro – le parole del vicepresidente del consiglio, in visita in Sicilia – ma è così, altrimenti avremmo agito diversamente. Le carte un ministro le legge solo quando diventa ministro e a noi del M5s non hanno mai fatto leggere alcunché». La protesta “no tap” è proseguita anche quest’oggi, e in rete è stato postato un video in cui si notano alcuni attivisti pentastellati che stracciano le proprie tessere elettorali in senso di protesta: «Non avrete più il nostro voto!». Molti coloro che puntano il dito nei confronti dell’ala gialla dell’esecutivo, che dopo il condono fiscale e il decreto sicurezza sono costretti ancora una volta a disattendere le promesse fatte in campagna elettorale. E pensare che Di Battista tempo fa diceva «Col M5s al governo quest’opera in due settimane non si farà più».