6292 persone colpite dal virus Ebola con 1669 decessi confermati, cifre che salgono rispettivamente a 7754 infettati e 2035 morti se si considerano anche i casi sospetti e quelli probabili, classificazione necessaria in un paese in cui è ancora difficoltoso il monitoraggio dei contagi e il rapido esito dei test.
Questa è la situazione dopo sei mesi di epidemia in Sierra Leone. AVSI, presente nel paese da oltre dieci anni con attività in campo educativo a sostegno delle opere iniziate da padre Bepi Berton, è fin dall’inizio in prima fila nella lotta all’epidemia e alle terribili conseguenze che stanno devastando il paese e la popolazione. Insieme al Family Homes Movement (FHM), nostra ONG partner fondata dal padre saveriano, AVSI ha svolto campagne di sensibilizzazione e informazione alle popolazioni dei villaggi, portando buone pratiche su come prevenire la malattia e limitare i contagi, e assicurando assistenza alimentare alle famiglie in quarantena, soprattutto a quelle più numerose e con figli a carico.
I numeri relativi ai contagi da virus Ebola non sono infatti sufficienti a descrivere la drammatica situazione di una popolazione che soffre le conseguenze, fin troppo sottaciute in occidente, del collasso del sistema sanitario, economico e sociale. In un contesto in cui il 73% della popolazione vive sotto la soglia di povertà, con meno di due dollari al giorno, trovarsi in un villaggio, città, distretto, posto in quarantena significa non avere più accesso ai beni alimentari e di prima necessità, non poter più commerciare e di conseguenza non avere un reddito per sostenere la propria famiglia.
120 medici operativi per una popolazione di sei milioni di abitanti: in questo contesto è esplosa l’epidemia di Ebola, che tra le conseguenze ha anche il fatto che ora si muore di malaria, appendicite, altre “semplici” malattie ormai dimenticate o complicazioni legate al parto, perché il personale e le strutture sanitarie non sono più sufficienti. Chi di noi pensa poi al dramma dei bambini rimasti orfani a causa di questa terribile malattia, o a quelli sopravvissuti al virus che vengono allontanati dalle proprie comunità per paura di contagio o per superstizione?
AVSI e il FHM si trovano ora ad accogliere questi piccoli in strutture temporanee di accoglienza, a garantire la loro sopravvivenza e il recupero psicologico da un trauma spesso enorme, a cercare famiglie che li possano di nuovo accogliere, proprio come facevamo 10 anni fa per il dramma dei bambini soldato, al termine della terribile guerra civile degli anni novanta. Ad oggi ne abbiamo assistiti circa 750, ma c’è ancora molto da fare considerando che a novembre le statistiche ufficiali del governo sierraleonese dicono di 4349 minori rimasti orfani di uno o entrambi i genitori a causa di Ebola. Per questo c’è bisogno dell’aiuto di tutti.
(Nicola Orsini)