Si è detto soddisfatto per la sentenza anche il Sindaco di Macerata, Romano Carancini, con la cittadina marchigiana rimasta fortemente scossa per molti mesi dal caso di Pamela Mastropietro e, successivamente, dalla sparatoria innescata da Luca Traini. Ha spiegato il Primo Cittadino: “Accogliamo la sentenza apprezzando che sia stata condannata una persona per un fatto di una gravitaà assoluta, non entriamo nel merito della sentenza e della pena inflitta, la città non gioisce per questa sentenza”. “Ma spero – ha proseguito che la comunità viva questo passaggio come un rafforzamento nel percorso per il recupero della serenità che in questi mesi stiamo portando avanti, un percorso a cui manca la sentenza di condanna per i carnefici della povera Pamela.” (agg. di Fabio Belli)
SI VALUTA RICORSO IN APPELLO
La sentenza, ampiamente prevista, ha condannato Luca Traini a 12 anni di reclusione per via del suo raid razzista a Macerata, dal momento che l’imputato è stato assolutamente ritenuto capace di intendere e di volere, infliggendogli inoltre altri tre anni di libertà vigilata che sconterà una volta uscito dal carcere. Se il procuratore del centro marchigiano si è detto, parlando con i giornalisti, ampiamente soddisfatto della sentenza, i difensori del militante di estrema destra, che nelle ultime ore aveva chiesto per la prima volta scusa, negando ogni addebito xenofobo alla sua azione, presenteranno probabilmente ricorso in Appello una volta lette le motivazioni della sentenza pronunciata oggi dalla Corte e arrivata con il rito abbreviato: al 29enne Traini, inoltre, è stata riconosciuta anche l’aggravante dell’odio razziale e dunque non si è tenuto conto delle suddette dichiarazioni spontanee rilasciate dal diretto interessato solo questa mattina. (agg. R. G. Flore)
SCONTERA’ ANCHE 36 MESI IN LIBERTA’ VIGILATA
«Siamo molto soddisfatti per la risposta che ha saputo dare la giustizia con una sentenza di primo grado arrivata in un tempo limitato per fatti di estrema gravità», ha commentato appena letta la sentenza di Macerata, il procuratore Giovanni Giorgio. La Corte poco prima aveva ritenuto l’imputato Luca Traini «del tutto capace di intendere e di volere» e per questo motivo non solo ha inflitto 12 anni di carcere come pena in primo grado, ma tre anni di libertà vigilata che dovrà eventualmente scontare dopo il periodo di reclusione. Non vi sono ancora commenti ufficiali da parte della difesa di Traini, ma è assai probabile che i legali nelle prossime settimane – una volta lette le motivazioni della sentenza – chiederanno ricorso in Appello.
SENTENZA: CONDANNA A 12 ANNI CON RITO ABBREVIATO
La sentenza è arrivata, con qualche minuto di ritardo ma sono stati comunque rispettati gli iniziali tempi del processo senza slittamenti: Luca Traini, accusato di strage, porto abusivo d’armi, danneggiamenti con l’aggravante dell’odio razziale è stato condannato a 12 anni. È stata accolta la richiesta del procuratore Giorgio: al 28enne viene riconosciuta la capacità di intendere e di volere, aggravata dall’odio razziale nonostante il pentimento manifestato stamattina nella dichiarazione spontanea di Traini. Partendo da una pena di 22 anni, la Procura di Macerata è arrivata alla richiesta di 12 anni per la tentata strage dello scorso febbraio, tenendo conto delle attenuanti generiche per l’imputato e della riduzione di un terzo della condanna per il rito abbreviato.
CONDANNATO A 12 ANNI?
È attesa in serata la sentenza a carico di Luca Traini per il suo raid xenofobo perpetrato a seguito del brutale omicidio a Macerata di Pamela Mastropietro. Oggi l’uomo, per la prima volta, ha chiesto scusa per il suo gesto, spiegando che l’odio razziale non c’entrava in quel giorno di follia diventato tristemente famoso e dicendo ai giudici di non essere “né matto, né bordeline” e, non a caso, una perizia a suo tempo l’aveva ritenuto pienamente capace di intendere e di volere. Nel processo si sono costituite ben tredici parti civili e, se per lui i pm hanno chiesto una condanna a 12 anni, secondo alcuni la pena comminata potrebbe anche essere più grave dal momento che i reati a lui contestati vanno da quello di strage e tentato omicidio plurimo ai danneggiamenti entrambi aggravati dall’odio razziale. (agg. R. G. Flore)
LA RICHIESTA DEI PM
Il procuratore ha chiesto 12 anni per Luca Traini, il 29enne di Tolentino autore del raid razzista a Macerata dopo l’uccisione di Pamela Mastropietro. Come riportato da La Repubblica, a questa richiesta si è giunti in questo modo: 15 anni per strage, 3 per l’aggravante dell’odio razziale, 2 per porto d’abusivo di armi, un anno per danneggiamenti, sei mesi per esplosioni pericolose e altri sei per porto abusivo di munizioni. Un totale di 22 ai quali sottrarre 4 anni per le attenuanti generiche, di cui fanno parte anche le dichiarazioni rese oggi in aula in cui Traini ha chiesto scusa, A questi hanno tolto quattro anni per le attenuanti generiche (concesse anche per le dichiarazioni di oggi in cui si è scusato del gesto). C’è poi l’effetto del rito abbreviato scelto dall’imputato: che garantisce lo sconto di un terzo della pena. In questo modo si arriva a 12 anni di prigione. (agg. di Dario D’Angelo)
LUCA TRAINI, “NON PROVO NESSUN ODIO RAZZIALE”
Voleva vendetta ma si dice pentito e non razzista: Luca Traini si difende mentre poco fa i pm hanno chiesto 12 anni di carcere per la sparatoria contro i ragazzi di colore a Macerata: partendo da una pena di 22 anni, i magistrati hanno ridotto fino a 12 tenendo conto delle attenuanti e soprattutto dello sconto che verrà prodotto dal rito abbreviato. Strage aggravata dall’odio razziale e porto abusivo d’arma, queste le ipotesi di reato che il procuratore della Repubblica Giovanni Giorgio ha richiesto davanti alla Corte maceratese pochi istanti fa. «Non provo nessun odio razziale – ha aggiunto Luca Traini leggendo diverse frasi scritte su fogli – volevo fare giustizia contro pusher per il bombardamento di notizie sullo spaccio diffuso anche a causa dell’immigrazione: anche la mia ex fidanzata assumeva sostanze».
LUCA TRAINI: “CHIEDO SCUSA, HO SBAGLIATO”
«Chiedo scusa per quello che ho fatto. In carcere ho capito che il colore della pelle non c’entra. Volevo giustizia per Pamela Mastropietro. Ringrazio comunque le forze dell’ordine per quello che hanno fatto per Macerata»: lo dice Luca Traini in apertura dell’udienza finale per la sparatoria di Macerata dove il 3 febbraio scorso colpì ferendoli 6 persone di colore nelle strade del centro. Avvenne pochi giorni dopo il ritrovamento della giovanissima ragazza stuprata, drogata, uccisa e tagliata a pezzi (le indagini sono ancora in corso, in cella accusati alcuni nigeriani, ndr) e per quel motivo, secondo Luca Traini, ha agito in quel modo tanto scellerato quanto sbagliato. Oggi è attesa la sentenza di primo grado ma il 29enne di Tolentino (ex iscritto alla Lega nelle Marche) ha voluto comunque rilasciare una dichiarazione spontanea in aula per dimostrare il suo sincero pentimento. Accusato di strage, tentato omicidio plurimo, danneggiamento e porto abusivo d’arma da fuoco, aggravato dall’odio razziale rischia comunque diversi anni di carcere, con la requisitoria del pm ancora in corso prima della probabile sentenza già questa sera.
ATTESA SENTENZA PER SPARI MACERATA
Si potrebbe al più tardi slittare a domani il verdetto, visto il forte numero di persone chiamate a parlare oggi davanti ai giudici di Macerata: tredici le parti civili ammesse mentre lo stesso Traini, in un precedente interrogatorio, disse di non voler rinnegare nulla di quanto fatto. Di mesi ne sono passati e un pentimento, secondo la difesa, ora è giunto molto più convinto con dichiarazioni come «In carcere ho capito che il colore della pelle non c’entra»; «Volevo giustizia per Pamela»; «Ringrazio comunque le forze dell’ordine per quello che fanno per Macerata». Non solo, nel terminare le proprie dichiarazioni in attesa degli sviluppi della sentenza di primo grado, Traini ha aggiunto «volevo fare giustizia contro pusher per il bombardamento di notizie sullo spaccio diffuso anche a causa dell’immigrazione: anche la mia ex fidanzata assumeva sostanze. In carcere ho maturato una nuova cognizione dei fatti».