Arrivano buone notizie da Napoli: migliorano le condizioni del bimbo bengalese di due anni affetto da colera, ricoverato all’ospedale per le malattie infettive Cotugno. Come riportato dai colleghi dell’Ansa, restano stazionarie le condizioni della madre del piccolo, ricoverata insieme a lui nella struttura partenopea. Come vi abbiamo raccontato, i due hanno contratto la malattia nel loro Paese d’origine. Conferme sull’esclusione di ulteriori contagi all’interno del nucleo familiare, con i parenti che sono stati trattenuti al Cotugno per ulteriori aggiornamenti. L’Ospedale ha confermato che “è tutto sotto controllo”, con l’Istituto superiore di Sanità che ha evidenziato: “Essendo due casi di importazione, il rischio di diffusione su larga scala non c’è”. La prognosi del bambino resta riservata, ma grazie alle cure dello staff medico le sue condizioni sono migliorate e i medici sono ottimisti sul decorso. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



MEDICI: “NESSUN PERICOLO DI CONTAGIO”

La famiglia degli immigrati dal Bangladesh colpiti dal colera risiede a Sant’Arpino in provincia di Caserta. Dall’ospedale dove sono stati ricoverati madre e figlio arrivano notizie positive: secondo i medici il bambino, che era in condizioni inizialmente gravi, sottoposto a terapia intensiva, starebbe ora meglio e non sarebbe in pericolo di vita. La prognosi resta riservata. La madre invece non desta alcuna preoccupazione. Nessuna preoccupazione anche per il rischio di contagio, essendo i due “casi di importazione, il rischio diffusione su larga scala non c’è”. La coppia era infatti appena tornata da un viaggio nel paese natale. Secondo i responsabili dell’ospedale Cotugno di Napoli “la situazione è del tutto sotto controllo” (Agg. Paolo Vites)



POSSIBILITA’ DI EPIDEMIA

Stando agli ultimi aggiornamenti che arrivano dall’ospedale Santobono, per il piccolo del Bangladesh ricoverato per colera le condizioni sarebbero preoccupanti, e il bambino viene tenuto sotto stretto controllo dal personale dell’ospedale pediatrico napoletano. La madre del bambino, rientrata in Italia da un viaggio in Bangladesh con il piccolo, è invece in condizioni che non destano preoccupazione, ricoverata presso l’ospedale Cotugno. La preoccupazione riguarda non solo lo stato di salute dei due contagiati, ma anche le possibilità di un’epidemia per una malattia come il colera che in Italia non si presentava da decenni, e che sarebbe dunque difficile da tenere a bada se il contagio sfuggisse di mano. (agg. di Fabio Belli)



RICOVERATI MADRE E FIGLIO

Torna purtroppo in Italia una patologia che sembrava totalmente sconfitta e che non vedevamo da ben quarantacinque anni. Due immigrati sono stati ricoverati a Napoli per il colera dopo essere tornati da un viaggio in Bangladesh. La madre è stata portata all’ospedale Cotugno, mentre suo figlio di due anni è stato invece ricoverato all’ospedale pediatrico Santobono. I due sono residenti in provincia di Caserta, precisamente a Sant’Arpinio. Le loro condizioni al momento vengono considerate stazionarie. Il colera è una patologia infettiva che è causata da batteri Vibrio Cholerae. Provoca una forte infezione all’intestino con forti diarree. Si contrae per aver mangiato cibi contaminati dal batterio o aver bevuto acqua che lo era altrettanto. Il contagio diretto invece arriva in maniera oro-fecale ed è davvero molto rara in condizioni igieniche sanitarie normali.

LE PAROLE DI ANTONIO GIORDANO

Il commissario straordinario dell’azienda ospedaliera dei Colli, Antonio Giordano, si è esposto sulla condizione dei due immigrati colpiti da colera a Napoli. Come riportato da Il Giornale nella sua versione online ha sottolineato: “La situazione è del tutto sotto controllo. Immediatamente è stata allertata la Asl di competenza e sono state attivate tutte quelle che sono le procedure previste dai protocolli. I contatti familiari del caso indice sono invece già individuati e sono sotto strettissima osservazione sanitaria”. Ricordiamo che il colera è una malattia infettiva che era considerata estinta da oltre quarant’anni. Ora si dovrà fare molta attenzione per salvare la vita alle due persone e anche per cercare di evitare che la patologia possa diventare un’epidemia.