Nel giorno della sentenza di condanna con la quale il tribunale di Lecce ha deciso la pena di 18 anni e 8 mesi di reclusione a carico di Lucio Marzo per il delitto della fidanzatina Noemi Durini, arriva una intercettazione choc che contribuisce ancora una volta a gettare nuovi scabrosi dettagli sull’assurdo delitto. “Ma il colpo…e poi i sassi che gli davo in testa…ma dopo che io ho fatto tutto…io ho messo le pietre ma lei…cercava di muoversi….però c’erano talmente tante pietre che non riusciva a muoversi. Quindi è morta direttamente”: con queste parole, intercettate e rese note dall’accusa, il ragazzo parlava il 19 ottobre scorso con il padre durante un colloquio in carcere, ammettendo che Noemi era ancora viva e respirava quando lui la seppellì, dopo averla colpita, la mattina del 3 settembre di un anno fa. La frase sarebbe emersa ancor prima che i consulenti incaricati dal tribunale per i minorenni di Lecce stabilissero se era capace di intendere e di volere al momento dell’omicidio e se fosse in grado di stare in giudizio. L’intercettazione choc, come spiega Il Messaggero, è emersa nel corso della requisitoria che ha anticipato la richiesta di condanna dell’accusa e mirava a ribadire la piena consapevolezza del giovane di ciò che stava facendo. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
PAPÀ NOEMI “IN PARTE SODDISFATTO”
Ad intervenire anche nella giornata odierna nel corso della trasmissione Pomeriggio 5, nel giorno della sentenza a Lucio Marzo, fidanzato reo confesso dell’omicidio di Noemi Durini, è stato il padre della giovane vittima, Umberto. Al giovane sono stati dati 18 anni e 8 mesi al termine del processo di primo grado con rito abbreviato. L’uomo ha commentato: “Io sono in parte soddisfatto perché dopo quello che ha fatto non so bene cosa dire, ma sono soddisfatto. In altri casi hanno dato un numero minore di anni, io sono un privilegiato”, ha asserito, ringraziando il suo avvocato difensore. “Adesso abbiamo messo in galera lui… mi ha fatto quasi pena e compassione”, ha aggiunto, spiegando di averlo avuto a due metri di distanza, oggi in aula. Ora però da domani ha annunciato di volersi dedicare anche ai genitori di Lucio: “Forse suo padre non è stato l’autore materiale però a livello psicologico ha ucciso mia figlia due volte”, ha detto. A parlare oggi ai microfoni di Pomeriggio 5 è stato anche il nonno di Noemi che ha giudicato troppo pochi i 18 anni e 8 mesi dati a Lucio e destinati, a suo dire, a subire una riduzione nel tempo. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
MAMMA IMMA “GIUSTIZIA A METÀ STRADA”
E’ giunta oggi l’attesa sentenza al termine del processo di primo grado con rito abbreviato che ha visto imputato per l’omicidio di Noemi Durini il giovane fidanzato Lucio Marzo. I giudici del tribunale leccese hanno emesso la loro condanna per omicidio volontario a 18 anni e 8 mesi di reclusione con la conferma delle aggravanti della premeditazione, della crudeltà e dei futili motivi. A carico del 18enne anche l’accusa di soppressione di cadavere. “Ce la faremo a fare giustizia. Ce la faremo. Oggi è il giorno della verità che tutti, specialmente io, stiamo aspettando da un anno”, aveva confidato mamma Imma alla vigilia dell’ultima udienza di oggi, prima dell’ingresso in aula. Assenti invece i genitori di Lucio, per volere dello stesso ragazzo. L’intera famiglia Durini ha ascoltato la sentenza di condanna ma la madre ha ribadito come inevitabilmente non potrà esserci perdono né soddisfazione per la decisione dei giudici. “Ancora c’è da lavorare per portare alla luce altro…”, ha aggiunto, rispondendo ai giornalisti. Come riporta La Stampa, la donna ha proseguito: “Io non mi arrenderò mai finché giustizia non sarà fatta perché ora è una giustizia a metà strada”. E alla domanda se secondo lei ci sarebbero altri responsabili ha chiosato: “non lo sappiamo ma è tutto ancora da vedere”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
MAMMA: “LEI NON C’È PIÙ..”
«Non c’è soddisfazione di nulla. Mia figlia non c’è più. Ora Lucio resterà in carcere per 18 anni e 8 mesi, spero che rifletta su quello che ha fatto», ha detto la mamma di Noemi Durini, Imma Rizzo, uscendo dal Tribunale di Lecce dopo la sentenza letta dal gup. Ha poi sottolineato, «Mi aspettavo anche 30 anni, non basta una vita per un gesto come questo». Secondo l’avvocato della difesa, Luigi Rella, la condanna è stata invece molto alta e non è stato riconosciuta la nuova richiesta di perizia psichiatrica sul ragazzo: «Vedremo le motivazioni e capiremo. Lucio sta male e ha bisogno di aiuto, la pena è troppo gravosa». Il Tribunale ha infatti accolto di fatto tutte le richieste del pm – 19 anni di carcere – non tenendo invece conto delle richiesta dei legali difensivi che volevano l’esclusione dell’aggravante della premeditazione nonché «la riqualificazione da soppressione del cadavere in semplice occultamento».
LUCIO CONDANNATO A 18 ANNI E 8 MESI DI CARCERE
Lucio Marzo è stato condannato a 18 anni e 8 mesi di reclusione per l’omicidio efferato della fidanzatina 16enne Noemi Durini, nell’orrendo delitto di Specchia dello scorso settembre: lo ha deciso il Tribunale dei Minorenni di Lecce dove il processo sia celebrato con rito abbreviato, con annessa garanzia di sconto di un terzo della pena. Viene così confermata in pieno la tesi della Procura e la superperizia portata come prova centrale del processo: Noemi Durini, secondo il medico legale, morì «per insufficienza respiratoria acuta conseguente ad asfissia da seppellimento mediante compressione del torace e dell’addome». Era ancora in vita quando è stata sepolta viva, il che rende ancora più tragica e drammatica la fine della sua esistenza per mano dell’ira furente dell’allora fidanzatino. È stato poi il peso delle pietre avrebbe provocato quindi l’asfissia e l’insufficienza respiratoria.
DELITTO NOEMI DURINI: L’ATTESA DELLA MAMMA
Per Lucio Marzo oggi sarà il “giorno della verità”: lo ha detto prima di entrare in tribunale a Lecce la mamma di Noemi Durini, la 16enne trucidata dal fidanzatino reo confesso lo scorso 3 settembre 2017. Mamma Imma Rizzo è arrivata per quella che è l’ultima giornata del processo con rito abbreviato nei confronti di quel ragazzino, oggi 18enne, che ha picchiato e sepolto viva la sua fidanzata per motivi ancora non del tutto chiari. In sede di inchiesta e processo, numerose versioni, depistaggi e “false piste” sono state “provate” da Lucio e dalla sua famiglia, ma oggi saranno i giudici a dover decidere se confermare la richiesta di pena a 18 anni avanzata dalla pubblica accusa. «Ce la faremo a fare giustizia, ragazzi, ce la faremo. Oggi é il giorno della verità che tutti, specialmente io, stiamo aspettando da un anno», ha aggiunto ancora la madre di Noemi, vestita di verde come la speranza che nutre «Sono serena perché sono stata sempre fiduciosa, sin dal primo giorno. Vediamo se oggi cominceranno a funzionare queste leggi».
COSA RISCHIA LUCIO MARZO: OGGI LA SENTENZA
Omicidio abbietto e con futili motivi, oltre all’occultamento di cadavere: Lucio Marzo rischia grosso, anche se vi sono diversi punti poco chiari specie sul fatto di aver utilizzato o meno dei complici, su tutti il padre Biagio. Alla sbarra per ora c’è solo il giovanissimo maggiorenne ma possibili “clamorose” novità potrebbero sorgere nei prossimi mesi; il difensore di Lucio Marzo ha chiesto una nuova perizia psichiatrica. Secondo il suo legale, il ragazzo all’epoca dei fatti non fosse in sé, quindi non stesse bene né seguendo le giuste cure. Lo ha confermato lo stesso papà di Lucio ieri a La Vita in Diretta, «mio figlio non stava bene, non stava seguendo le cure di cui aveva bisogno». Difficile pensare che oggi non si arrivi a sentenza dura per Lucio ma ipotesi di “attenuanti” o di nuovi elementi investigativi non sono da escludere, seppur in maniera assai poco “probabile”. Ad incastrare Lucio c’è la famosa “superperizia” della Procura secondo cui Noemi sarebbe stata picchiata a mani nude, poi accoltellata e seppellita mentre era ancora viva. Secondo quanto da lui raccontato, quella sera Noemi lo pressava per uccidere i suoi genitori che si opponevano alla loro relazione, simulando una rapina in casa: a quel punto la decisione di ucciderla.