Monsignor Giovanni Barbareschi è morto all’età di 96 anni. Il suo nome resta legato alla stagione della lotta partigiana, quando a Milano, nella casa dove viveva con la madre, stampava documenti falsi per chi cercava di fuggire alla caccia di nazisti e fascisti. Fu uno dei fondatori del giornale clandestino Il ribelle, pubblicato tra il 1943 e il 1945. Quando il regime fascista mise fuorilegge il movimento degli scout di cui faceva parte da ragazzo, organizzò insieme ad altri un gruppo segreto, le Aquile randagie, che ogni domenica si dava appuntamento alla Loggia dei Mercanti. Dopo l’armistizio, nel 43, con quel gruppo diede vita a Oscar, organizzazione con la quale fu attivamente impegnato a nascondere ebrei e partigiani aiutandoli spesso a fuggire in Svizzera.



DON BARBARESCHI, MORTO IL PRETE DELLA RESISTENZA

Proprio per aver salvato la vita a molti ebrei, Israele lo ha riconosciuto come uno dei “Giusti tra i giusti”, la più importante onorificenza a coloro che hanno salvato vite di ebrei perseguitati dai nazisti e dai fascisti. Nel 1944, non ancora ordinato sacerdote, incaricato dal cardinale Schuster, diede la benedizione alle salme di 15 partigiani fucilati in Piazzale Loreto il 10 agosto di quell’anno. Celebrò la sua prima messa il 15 agosto: nella stessa notte fu arrestato dai tedeschi mentre si stava preparando per accompagnare in Svizzera alcuni ebrei fuggitivi. Restò in prigione fino a quando il Cardinale non ne ottenne la liberazione. Quando in seguito si presentò a lui, Schuster si inginocchiò e gli disse: «Così la Chiesa primitiva onorava i suoi martiri. Ti hanno fatto molto male gli Alemanni?». La camera ardente, in via Statuto 4 a Milano, sarà aperta al pubblico sabato 6 e domenica 7 ottobre dalle 10 alle 18. 



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