Il gup del tribunale di Udine, Mariarosa Persico, si è espresso sul movente che avrebbe spinto Francesco Mazzega ad uccidere la ex fidanzata Nadia Orlando, 21enne di Vidulis di Dignano (Udine), ed a vagare poi con il suo cadavere in auto fino a quando non decise di costituirsi. Secondo il giudice, l’uomo l’avrebbe uccisa per “punirla per la disobbedienza manifestatagli nell’aver voluto rivendicare il suo diritto di partecipare all’impegno della sagra in compagnia delle amiche, ma soprattutto per avergli ribadito, la sera del delitto, la ferma volontà di porre fine alla loro relazione”. Sono inquietanti le motivazioni che si nasconderebbero dietro la decisione di Mazzega di porre fine alla vita della giovane Nadia, racchiuse nel documento di 30 pagine depositato in questi giorni, dopo la sentenza di condanna a 30 anni di reclusione giunta lo scorso 11 luglio. A riferire le parole del giudice contenute nelle motivazioni è stata l’agenzia di stampa Ansa, ripercorrendo brevemente le tappe choc del delitto di Nadia Orlando.
OMICIDIO NADIA ORLANDO: MOTIVAZIONI SENTENZA
La giovane 21enne della provincia di Udine fu soffocata la sera del 31 luglio dello scorso anno dall’ex fidanzato e collega di lavoro, Francesco Mazzega. Dopo il delitto avvenuto sul greto del fiume Tagliamento a pochi passi da casa della ragazza, l’uomo, 37 anni, vagò per l’intera notte con il cadavere dell’ex fidanzata in auto, al suo fianco. Percorse svariati chilometri prima di decidere di porre fine al suo vagare senza meta a Palmanova, dove raggiunse la stazione dei carabinieri e si costituì, confessando l’omicidio. Nei giorni scorsi, gli amici della vittima avevano avuto un incontro con il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, al quale avevano chiesto la sua attenzione sul caso. Il vicepremier aveva assicurato di ricordarsi perfettamente dell’atroce delitto, assicurando di un suo intervento in merito al decreto sicurezza in riferimento a pene severe per casi come quello della giovane Nadia, ennesima vittima di femminicidio.