La lotta allo stupro, inteso non solamente come abominevole crimine perpetrato nei confronti delle donne, ma inteso come una vera e propria “strategia di massa” e quale nuova “arma di guerra”: sono queste alcune delle motivazioni che hanno portato all’assegnazione del Premio Nobile per la Pace 2018 al dottore congolese Denis Mukwege, conosciuto come “il medico che ripara le donne” e all’attivista irachena Yazida, Nadia Murad. La scelta del Norwegian Nobel Institute di Oslo ha infatti premiato due volti simbolo di quella battaglia senza frontiere che si combatte ancora oggi contro la violenza sessuale: il caso della Murad, poi, a tal proposito è emblematico dato che lei ha vissuto in prima persona queste sevizie, essendo stata una schiava sessuale dell’ISIS; per quanto riguarda invece il dottor Mukwege, ai più risulterà sconosciuto, ma dalle sue parti è una vera e propria autorità dato che nel corso degli ultimi vent’anni si è occupato di curare, secondo alcune stime, oltre 40mila donne vittime di stupro nel corso di uno dei più sanguinosi conflitti a cui l’Africa ha assistito negli ultimi anni e che, pur essendo terminato nel 2002, ha lasciato molte ferite nella popolazione femminile della Repubblica Democratica del Congo. (agg. R. G. Flore)



LA SCELTA NELL’ANNO DEL #METOO

Il Premio Nobel della Pace 2018, quest’anno è assegnato a due personalità che in comune hanno la lotta allo stupro come arma di guerra. Una lotta che vede il loro appoggio alle donne vittime di violenza ed il riconoscimento arriva non a caso proprio nell’anno del #metoo. L’attivista Yazida irachena Nadia Murad e il ginecologo congolese Denis Mukwege sono così uniti dai loro continui sforzi nel tentare di mettere definitivamente la parola fine alla violenza di natura sessuale come arma in guerre e conflitti armati. Non è un caso se la stessa Murad sia una ex schiava sessuale dell’Isis scampata per miracolo alle violenze del Califfato. Al Corriere della Sera aveva detto: “Voglio essere l’ultima ragazza con una storia come la mia”. Importanti anche le gesta del ginecologo Denis Mukwege che si batte per salvare le donne violentate nella Repubblica democratica del Congo. Non a caso viene denominato “l’uomo che ripara le donne”. L’attesa ora è tutta per la cerimonia di consegna del Nobel che si terrà il prossimo 10 dicembre come sempre a Oslo. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



I DESTINI INCROCIATI DEI DUE VINCITORI

Nel 2014 Denis Mukwege ha ricevuto il premio Sacharov per aver salvato la vita a decine di migliaia di donne stuprate. Due anni dopo lo stesso premio è stato assegnato a Nadia Murad, una ragazza rapita dai miliziani dell’Isis e trasformata in schiava sessuale che poi ha trovato il coraggio di battersi per sé e le altre donne. Oggi insieme hanno vinto il premio più prestigioso per chi combatte a favore della pace, il Nobel. «Ognuno di loro, a suo modo, ha contribuito a dare grande visibilità alla violenza sessuale usata come strumento di guerra, in modo che i responsabili possano rispondere delle loro azioni», si legge nelle motivazioni. Mukwege nell’aula gremita del Parlamento europeo dichiarò: «Ogni donna stuprata io la identifico con mia moglie. Ogni madre violentata la identifico con mia madre. E ogni bambino vittima di stupro, io lo identifico con i miei bambini. Come possiamo restare in silenzio?». Quello stesso anno Murad divenne schiava sessuale. Umiliata, brutalizzata e stuprata anche in gruppo, Murad ebbe la fortuna e la forza di fuggire dalla sua prigione. Poi ha cominciato a raccontare la sua storia anche per divulgare lo sterminio di massa contro la comunità yazida. E infatti l’Onu ha creato un team investigativo per raccogliere le prove dei crimini dell’Isis. (agg. di Silvana Palazzo)



“GIUSTIZIA È AFFARE DI TUTTI”

Il loro impegno nel contrastare la violenza sessuale negli scenari di guerra gli è valso il Premio Nobel per la Pace 2018: Denis Mukwege, medico congolese, e Nadia Murad, donna yazidi vittima di abusi, possono celebrare l’importante riconoscimento per aver combattuto la violenza sessuale, sistematicamente usata come strategia militare e arma di sottomissione delle minoranze. Ad essere premiati sono dunque il valore della resistenza civile e della testimonianza. Non è un caso che il motto di di Mukwege sia:”La giustizia è affare di tutti”, perché chiunque ha il diritto/dovere di testimoniare e svelare gli abusi praticati perché non accadano più. Per Nadia Murad invece il Nobel non rappresenta il primo importante riconoscimento: come riporta Focus, nel 2016, a soli 23 anni, è stata nominata prima Ambasciatrice Onu per la dignità dei sopravvissuti alla tratta di esseri umani. Nello stesso anno vinse il Premio Sakharov per la libertà di pensiero, ovvero il più importante riconoscimento per i diritti umani in Europa assegnato dal Parlamento europeo. (agg. di Dario D’Angelo)

PREMIO NOBEL PACE 2018: I VINCITORI

Erano tra i favoriti dai bookmakers e ora divengono proprio loro i vincitori del Premio Nobel per la Pace 2018: si tratta di Denis Mukwege e Nadia Murad, per il loro impegno contro l’uso della violenza sessuale come arma di guerra nei conflitti internazionali. Dal Congo all’Iraq devastato dall’Isis, il medico e ginecologo congolese, come la vittima yazida di stupri, vengono identificati dall’accademia Norwegian Nobel Institute di Oslo come simboli di Pace nel nostro mondo per questo anno 2018. Un’annata “segnata” dallo scandalo MeToo che non può non essere in qualche modo “sottotraccia” nell’interesse aumentato su abusi contro donne e su stupri veri e propri: «questi due straordinari testimoni hanno combattuto i crimini di guerra e le violenze sessuali». Come spiega la stessa Accademia nell’annunciare i due nuovi Premi Nobel, «Mukwege è il ginecologo che ha dedicato la propria vita per la difesa delle sue vittime; ha aiutato le vittime dei crimini sessuali nella Repubblica Democratica del Congo, dalla creazione di ospedale alle cure per migliaia di pazienti, vittime di abusi sessuali». Gran parte degli abusi furono fatti durante la guerra civile lunga ed estenuante che ha causato morte di oltre 6 milioni di persone: il medico congolese, amato dalla sua terra, è il simbolo principale della lotta alle violenze sessuali nei conflitti armati e in guerra: «la giustizia è fondamentale per donne e uomini, tutti hanno una responsabilità condivisa per denunciare e combattere questi crimini di guerra. L’importanza del medico congolese è per la dedizione è nell’aver condannato gli stupri di massa in ogni nazione dove si sono svolti abusi come arma di guerra».

NADIA MURAD, VITTIMA YAZIDA DI STUPRI DELL’ISIS

Nadia Mura è invece l’altra vincitrice del Nobel per la Pace, vittima in prima battuta e poi ambasciatrice Onu nel mondo nella denuncia dei crimini sessuali di guerra compiuti dallo Stato Islamico in Iraq contro la minoranza degli Yazidi. «Nadia è una testimone che racconta abusi perpetrati contro se stessa e altre tantissime ragazze sventurate come lei». Lei stessa è una vittima dei crimini di guerra, ha rifiutato di accettare i codici sociali che sancivano gli abusi come “da accettare in silenzio”: «ha raccontato le proprie sofferenze e ha parlato nel nome di altre vittime, lei è membro della minoranza yazida nell’Iraq del nord», spiega l’Accademia norvegese del Nobel. Nell’agosto 2014 l’Isis ha lanciato attacco contro il popolo yazida e ha sterminato la popolazione: massacrati tutti, ragazze e bimbe invece rese schiave sessuali dopo rapimento. Lei è solo una delle 3mila ragazze yazide vittime di stupri e abusi da parte dello Stato Islamico: «era una strategia militare contro le minoranze religiose. Lei è riuscita a fuggire e ha scelto di parlare apertamente di ciò che aveva dovuto subire». Nadia Murad a 23 anni è stata nominata ambasciatrice dell’Onu per la denuncia della tratta di esseri umani.