L’attesa per la sentenza finale rimane, ma non è dato sapere al momento quale potrebbe essere la tempistica: secondo gli avvocati di Asia potrebbe essere anche oggi, ma il mistero sul caso tra i più controversi nella diplomazia internazionale resta purtroppo ancora piuttosto ingente. Per di più occorre una delicatezza e attenzione estrema, viste le minacce che alcuni partiti islamici in Pakistan hanno rivolto contro la donna cristiana qualora venisse assolta dall’accusa di blasfemia. Importante sarà anche la scelta che eventualmente dovrà fare il premier Imran Khan qualora venisse condannata anche in terzo grado Asia Bibi: appena dopo eletto si è espresso chiaramente criticando l’abuso che viene perpetrato nell’applicazione della controversa “legge di blasfemia» contro semplici “nemici” per motivi privati. Ora però la famiglia di Asia Bibi potrebbe appellarsi proprio alla sua grazia qualora la Corte Suprema confermasse la condanna a morte. 



L’APPELLO DI MATTEO RENZI

Nell’attesa che si fa sempre più spasmodica, emerge un nuovo appello dalla politica italiana, nello specifico dall’ex premier Matteo Renzi: «C’è una donna che da nove anni vive in un carcere pachistano “colpevole” solo di essere cattolica e di credere in Gesù Cristo. Si chiama Asia Bibi. È stata condannata a morte e in queste ore dovrebbe arrivare la sentenza definitiva. Sarebbe bello che su questa vicenda, tutti insieme, le donne e gli uomini di buona volontà fossero capaci di unirsi e non di dividersi. Unirsi per chiedere alle autorità pachistane di salvare e liberare Asia». Un caso che ricorda molto da vicino quello di Meriam , giovane cristiana in procinto di partorire e madre di un bimbo di 20 mesi condannata a morte in Sudan per blasfemia e poi liberata grazie alla mobilitazione internazionale. Lo ricorda lo stesso ex segretario Pd Matteo Renzi, sempre nel suo post su Facebook in difesa di Asia Bibi: «Una delle gioie più grandi della mia esperienza di premier è stata abbracciare Meriam, imprigionata per lo stesso motivo in Sudan e poi liberata e recuperata con un volo di stato italiano. Mi piacerebbe tanto che tutti, credenti e non, lavorassimo uniti per consentire anche ad Asia di riassaporare la libertà». 



LA MINACCIA DEL PARTITO ISLAMICO: “SE ASSOLTA LA PAGHERÀ”

L’avvocato di Asia Bibi ad ‘Aiuto alla Chiesa che soffre‘ spiega cosa potrebbe succedere nei prossimi giorni nell’attesa spasmodica e drammatica di una decisione da parte della Corte Suprema pakistana (l’estremo tentativo, qualora fosse confermata la condanna, sarebbe l’appello al Presidente del Pakistan neo-eletto): «L’udienza si è conclusa, ora attendiamo fiduciosi il verdetto della corte. Abbiamo sottolineato come le prove a carico della donna fossero insufficienti. Il caso è montato su una accusa di blasfemia denunciata da un imam locale che non ha assistito al diverbio tra Asia e le sue colleghe musulmane durante il quale la donna cristiana avrebbe commesso blasfemia. Inoltre, abbiamo fatto notare ai giudici come il capo della polizia di Ittanwali, vicino a dove è accaduto il fatto, non ha profuso sufficienti sforzi per verificare le accuse». 



MINACCE DALL’ISLAM, “CONSEGUENZE GRAVI SE ASSOLTA”

Resta il problema della conseguenze locali qualora invece fosse assolta la mamma cristiana: «Se non sarà fatta giustizia e la condanna di Asia sarà trattata con indulgenza o con leggerezza o cercherà di fuggire in un altro Paese, ci saranno conseguenze pericolose», ha annunciato in maniera gravissima e tendenziosa il partito radicale pakistano Tehreek-e-Labbaik (Tlp), che spinge il governo a «non cedere alla pressione delle Ong nemiche del Paese e dell’Unione europea». A lasciare un filo di speranza sulla sorte di Asia Bibi è Thair Khalil Sindhu (ministro per i diritti umani e per gli affari delle minoranze della provincia pachistana del Punjab e membro del collegio difensivo di Asia Bibi durante il processo) che dopo l’udienza ha spiegato «Il fatto che non si siano espressi immediatamente fa ben sperare, vi è un’alta probabilità che la corte abbia posticipato l’emissione del verdetto perché ha intenzione di prosciogliere Asia. Vogliamo sperare che intendano organizzare il trasferimento della donna dalla prigione di Multan in un luogo sicuro. I fondamentalisti sono già pronti ad ucciderla». 

SLITTA SENTENZA SU CONDANNA

Asia Bibi, per ora, rimane ancora una volta dentro al carcere duro pakistano in isolamento (perché si teme possa essere uccisa o avvelenata da detenute/carcerieri): la decisione della Corte Suprema pakistana ancora non arriva e la sentenza, di fatto, slitta a data ancora da definirsi. Secondo quanto riportato dalle fonte de L’Avvenire, la Corte «ha ascoltato l’appello della difesa contro l’esecuzione, ma si è presa tempo per decidere senza annunciare una data per la sentenza». Quasi 3 ore di discussioni davanti ai tre giudici della Corte Suprema, con la difesa che ha esposto tutti i punti necessari per poterla scarcerare facendo cadere tutte le ingiuste accuse nei suoi confronti, ma sarebbero state «alcune discrepanze nella versione dell’accusa» ad aver fatto propendere un rinvio della condanna finale a morte o della liberazione. «È nostra ferma speranza che, grazie alla incessante preghiera possa essere rilasciata. Oggi ricordiamo nella preghiera anche coloro che sono stati uccisi a causa del sostegno dato ad Asia Bibi: l’ex governatore della provincia del Punjab, il musulmano Salman Taseer, e il leader cattolico Shahbaz Bhatti, ministro federale per gli Affari delle minoranze. Speriamo che il loro sacrificio non sia stato vano», spiega all’Agenzia Fides padre James Channan, domenicano che a Lahore gestisce il “Peace Center” per il dialogo Islam-Chiese cristiane. Il marito Ashiq Masih è sempre a fianco della famiglia e lotta per Asia da quasi 10 anni e ha confermato ai presenti durante l’udienza che «Asia sta passando il suo tempo pregando con una fortissima fede e legge quotidianamente la Bibbia».

BHATTI, “OTTIMISTA SU SENTENZA PAKISTAN”

In una intervista a Vatican News parla Paul Bhatti, fratello del ministro cattolico ucciso in un vile attentato terroristico in Pakistan il 2 marzo 2011, che ha seguito da vicino lo sviluppo e la lotta di Asia Bibi proprio per la sua storia e per evitare altro sangue martire cattolico in terra pakistana. «Sono molto ottimista riguardo al fatto che sarà presa una decisione favorevole. Fino ad ora il comitato della Corte di giustizia suprema è stato molto coraggioso; ha preso delle decisioni importanti, come mettere in prigione i primi ministri corrotti e altri governatori. Anche loro sanno che Asia Bibi è innocente», spiega il politico pakistano della minoranza cattolica che si dice fortemente ottimista che la sentenza di oggi si potrà, forse, invertire la rotta della oppressione religiosa in Medio Oriente. «Penso che il Pakistan stia cambiando – ha concluso Bhatti –  il Paese sta comprendendo che non si può andare avanti così; non si possono lasciar dominare gli estremisti. I poveri e chi appartiene a minoranze, come Asia Bibi, non possono essere maltrattate». 

LA SENTENZA FINALE SULLA CONDANNA A MORTE

È il giorno decisivo, le ore chiave e l’attesa di una Chiesa intera che prega per una sola donna: oggi Asia Bibi avrà bisogno di tutti per stare di fronte all’udienza finale del processo che la vede condannata a morte per gli effetti della odiosa legislazione pachistana. La donna cattolica che da anni, assieme al marito fuori dal carcere, combatte contro lo stato etico pachistano e la condanna alla pena capitale per “blasfemia”: alcune donne la accusano di aver offeso Maometto durante una lite e per questo motivo Asia, cattolica e madre di 5 figli, viene arrestata il 19 giugno del 2009 dalla polizia del suo villaggio di Ittanwali, nella provincia di Punjab. Sono passati 9 anni, appelli dalla Chiesa e da personalità influenti di tutto il mondo (anche se in maniera forse tardiva e solo di recente, va detto): in mezzo già due gradi di giudizio che hanno visto Asia sempre condannata alla pena capitale. Oggi va in scena, dalle ore 10 italiane in poi, l’ultimo grado di giudizio con la Corte Suprema del Pakistan che esaminerà il ricorso per l’ultima volta degli avvocati (islamici) di Asia Bibi. Un’unica udienza, spiega Vatican News, in cui i giudici ascolteranno le posizioni della difesa e dell’accusa e valuteranno se confermare o annullare la sentenza di pena capitale.

ASIA BIBI, LE SPERANZE E LA PREGHIERA

La sentenza arriverà già oggi ma dovrebbe essere resa nota solo qualche giorno più tardi: l’attesa è tutta nella preghiera che la Chiesa e i fedeli cattolici esprimono da anni ormai per la sorte della giovane mamma pachistana. È in carcere da 10 anni ormai ma la lotta e lo spirito da combattiva non le è certo mancato: Benedetto XVI fu il primo a lanciare un appello per la sua liberazione, inviando addirittura in Pakistan il cardinal Tauran. Papa Francesco ha poi assicurato la sua vicinanza e lo scorso 24 febbraio ha accolto in Vaticano la figlia maggiore e il marito di Asia, e poi tanti altri appelli tutti volti a smuovere la diplomazia dello stato musulmano. 3300 giorni di detenzione e calvario, con diversi “tentativi” da parte dei carcerieri di concedere ad Asia Bibi un’unica via di scelta: convertirsi all’Islam e uscire così dal carcere. Ma lei si è sempre opposta, come racconta il marito: «È pronta ed è disposta a morire per Cristo, data la sua grande fede. Non si convertirà mai all’islam», con la stessa Asia che ha sempre ripetuto «preferisco morire in carcere per Cristo che non uscire da musulmana». L’avvocato di Asia ai colleghi di Tempi.it ha spiegato «Sono certo che verrà rilasciata e che sarà libera nel giro di una settimana». La speranza e la preghiera e la consapevolezza di avere Gesù dalla sua parte: il destino di Asia è atteso nelle prossime ore, anche se lei ha già “scelto” da che parte stare, sempre e comunque per la croce di Cristo.