Proseguono anche oggi le audizioni alla Camera sul Decreto Genova con i principale protagonisti e implicati nella demolizione e ricostruzione del ponte Morandi: è profondo lo sgomento e l’ira delle imprese, del Porto genovese e di tutti coloro che con i ritardi nella macchina di ricostruzione del viadotto hanno perso (e perderanno) ingenti capitali di denaro, oltre che di lavoratori che non possono svolgere il loro compito. «Al Decreto presentato dal governo servono modifiche. Per quanto riguarda il porto bisogna innanzitutto ripristinare un finanziamento economico importante e significativo. Poi in generale serve la zona economica speciale per fare in modo che le imprese del tessuto cittadino non chiudano. Il nuovo ponte è fondamentale che venga fatto nel più breve tempo possibile e nel miglior modo possibile. Facciamo una richiesta chiara: Genova potrebbe diventare la sede nazionale della sicurezza delle infrastrutture stradale e della sicurezza ferroviaria, sarebbe un segnale forte per dare riconoscimento alla città dopo che l’ha colpita» spiega in audizione Maurizio Caviglia, segretario della Camera di commercio di Genova. Il decreto non piace a nessuno e come spiega il Presidente di Confindustria Genova, Giovanni Mondini, «la situazione è ben più allarmante di quanto viene descritta, serve sostegno della rete ferroviaria in modo da favorire lo sviluppo stesso del traffico su rotaia e ridurre quello su gomma». Nel frattempo, è notizia di pochi minuti fa, il gip Nutini ha accolto la richiesta di Toti e Bucci e ha fatto riaprire la strada sotto il moncone del Morandi: «la strada, delimitando la zona dove ci sono i reperti, potrà riaprire al più presto».
DANNI AUTOTRASPORTO PER 116 MILIONI
Secondo quanto riporta una stima di Conftrasporto-Confcommercio, diffusa da Isfro per il Forum di Cernobbio, a quasi due mesi dal crollo del ponte Morandi il danno complessivo che le imprese di autotrasporto hanno dovuto sostenere e sosterranno è di circa 116 milioni di euro. Nei fatti, sono quasi 2 milioni al giorno per una delle tragedie umane ma anche operative più gravi della storia moderna italiana: secondo lo studio, «Il crollo comporta un allungamento di 120 Km per l’attraversamento di Genova da Levante a Ponente e di 70 Km in senso inverso, che genera un incremento dei costi pari a 568.500 euro ogni giorno, di cui l’80% a carico delle imprese di trasporto e il 20% delle aziende produttrici che si servono di mezzi propri». Non solo, l’incremento inevitabile di tempi per la percorrenza media del tragico, genera un aumento di costi per i circa 4mila camion che entrano ed escono ogni giorno dal porto di Genova pari a 265.200 euro: «per i 31.500 veicoli pesanti che attraversano la Città il costo aggiuntivo è di 2,08 milioni di euro», conclude lo studio di Confcommercio.
BUCCI APRE IL “TERZO ACCESSO”
La piazza ieri in Valpolcevera l’ha fatto capire benissimo: «basta bugie – anzi, ha detto proprio “musse”, termine genovese per intendere quello che potete benissimo immaginare – altrimenti blocchiamo la città». Emilio Rizzo, abitante sotto il Morandi tra i più scatenati nella protesta, si è fatto portavoce dei più irosi e ha detto al Secolo XIX, «Dal crollo 70 mila persone sono isolate, in manette come se vivessero segregate dietro un muro. Gli incassi di negozi e imprese crollano, la gente perde il lavoro, è difficile andare al pronto soccorso». Con altri appelli rilanciati su Facebook e per le strade di Genova anche oggi, sono in tanti a seguire i comitati che contestano il Decreto firmato dal Governo gialloverde: «Servono strade e fondi, possiamo resistere un mese. Poi torneremo ma per bloccare tutto, il centro, i quartieri del levante, l’autostrada». Una “buona notizia” arriva dalla decisione del sindaco Bucci che da oggi ha fatto sapere, tramite l’assessore al Bilancio del Comune di Genova Pietro Picciocchi, che «Abbiamo dato il via libera a un terzo accesso per permettere agli sfollati di recuperare gli oggetti all’interno delle proprie abitazioni». Il costo non è da nulla come sembrerebbe, vista la pericolosità e l’ingente uso di uomini delle forze dell’ordine che serve per mettere in sicurezza tutti coloro che fanno ritorno all’abitazione in zona rossa per recuperare gli effetti personali e i ricordi, ma «Si tratta di quasi un milione che il Comune anticipa per permettere agli sfollati di fare il breve rientro in casa. Ci sono infatti gli straordinari dei vigili del fuoco da pagare, così come il costo dei traslochi e delle pedane che verranno utilizzate, oltre a un protocollo di sicurezza molto preciso che va rispettato. Soldi che non sappiamo quando saranno rimborsati dalla Protezione Civile» conclude l’assessore.
“DEMOLIZIONE DAL 1 DICEMBRE”
Nel corso della sua audizione presso la Camera dei Deputati il Sindaco di Genova, Bucci, ha serrato i tempi anche riguardo la ricostruzione del Ponte Morandi. Secondo Bucci, per rispettare la deadline di Natale 2019 per avere il Ponte ricostruito, l’inizio dei lavori di demolizione di quanto rimasto in piedi dopo il tragico crollo dell’agosto scorso non potrà andare oltre il prossimo 1 dicembre. Il Sindaco nonché neo commissario ha spiegato: “L’esproprio disposto vale anche per il Ponte che, una volta dissequestrato, è ancora nelle mani di Autostrade. Se vogliamo lavorarci sopra dobbiamo dunque ‘riprendercelo’. Ciò significa che: o si espropria o si revoca la concessione. Se vogliamo che il Ponte sia pronto per Natale 2019, conoscendo i tempi di demolizione e costruzione, è opportuno che il primo dicembre prossimo parta il cantiere, se non altro per la demolizione. La cosa è fattibile, ma deve anche essere molto chiaro come fare ad assegnare un progetto nei prossimi 45 giorni.” (agg. di Fabio Belli)
BUCCI: “MANCANO 140 MILIONI”
Il sindaco di Genova Marco Bucci non ci sta e rilancia in audizione alla Camera tutta la sua contrarietà ad alcuni passaggi fondamentali del Decreto Genova: «All’appello mancano tra i 120 e i 140 milioni di euro, ai quali bisogna aggiungere i 90 milioni per gli sfollati», spiega il Commissario per la Ricostruzione da poco nominato dal premier Conte. Insomma, finora i fondi stanziati – 300-350 milioni – bastano solo «per la demolizione del Ponte Morandi» ha aggiunto il sindaco genovese, non prima di sottolineare gli ultimi aggiornamenti sulla sua squadra da Commissario «Secondo quanto previsto dal decreto per Genova il commissario per la ricostruzione può contare su una squadra composta da 20 persone, ma vorrei proporre l’ingresso di personale esterno, magari per 5 dei 20, naturalmente senza alzare il costo complessivo di un solo euro. Sul fronte dei subcommissari proponiamo l’ingresso di personalità provenienti dall’Avvocatura dello Stato e dalla Corte dei Conti, magari anche in pensione».
ANTITRUST, “OK ESCLUSIONE DI ASPI”
Nel giorno in cui a Genova gli sfollati del ponte Morandi hanno manifestato tutta la loro contrarietà ai tempi e i mille dubbi che restano ancora dopo il Decreto Genova (non ancora arrivato nelle aule del Parlamento per le prime discussioni, appena giunto nelle Commissioni inerenti), una svolta importante arriva dall’Antitrust che esclude Aspi dalla ricostruzione del viadotto Morandi. Di fatto viene dato ragione al Ministro Toninelli che ieri aveva anticipato, «Autostrade è fuori, anticiperemo i risarcimenti agli sfollati»: l’Autorità garante della concorrenza ha infatti oggi dato parere favorevole all’esclusione di Autostrade per l’Italia nella ricostruzione del viadotto crollato il 14 agosto scorso, come annunciato da Filippo Arena, segretario generale dell’Antitrust in audizione al Parlamento. «Non sembra trovare adeguata giustificazione l’esclusione di tutti gli altri concessionari», aggiunge l’Antitrust che precisa nel comunicato «Se nell’attuale situazione l’affidamento dei lavori per la ricostruzione del Ponte Morandi di Genova tramite procedura negoziata appare giustificato, tale modulo dovrà essere limitato a quanto strettamente necessario a far fronte alle condizioni di urgenza e indifferibilità dell’intervento di ricostruzione e dovrà essere, in ogni caso, rispettoso dei principi di trasparenza e di non discriminazione».
GENOVA, LA REPLICA DI CASTELLUCCI (AD AUTOSTRADE)
Si rischia però che i tempi si allunghino ulteriormente e con l’autunno-inverno che incombe la demolizione e successiva ricostruzione devono essere l’unica stella polare delle istituzioni nazionali e locali. Il sindaco-commissario Marco Bucci ha detto con sincerità che i tempi non possono essere più brevi di 18-20 mesi, realisticamente, prima di avere il nuovo e più solido (come minimo!) ponte sulla Valpolcevera: l’ad di Autostrade per l’Italia, però, la pensa diversamente e prova a rilanciare dopo l’esclusione dal Decreto Genova e la conferma dell’Antitrust. «La società ha studiato diverse possibili soluzioni, che prevedono, per quella con i tempi più accelerati, circa 9 mesi per la demolizione e la ricostruzione» e per il cosiddetto `progetto Piano’ circa 15-16 mesi. Non sono promesse, ma impegni sui quali noi riteniamo di poterci impegnare contrattualmente», spiega l’amministratore delegato di Aspi in audizione alla Camera sul crollo del ponte Morandi. Per Castellucci, «Autostrade paghera’ la ricostruzione del Ponte Morandi, mi sembra chiaro», ma visto che per ora viene esclusa dal progetto, potrebbe anche pensare a dei ricorsi, «Non e’ nostra intenzione aggravare la situazione per la citta’ di Genova, gia’ molto colpita; ma la decisione definitiva non spetta a me, quanto al consiglio di amministrazione, che valutera’ il testo definitivo del decreto».