Bankitalia ha dato il suo commento sulla Manovra del Governo Lega-Movimento 5 Stelle, sgonfiando la proposta dell’esecutivo di Giuseppe Conte in particolare sulla riforma delle pensioni. Dura la replica dei due vice-premier, con Luigi Di Maio che ha evidenziato senza mezzi termini: “Se vuole un governo che non tocca la Fornero, la prossima volta si presenti alle elezioni”. Un’uscita che ha fatto infuriare l’opposizione, ecco il commento di Benedetto Della Vedova di Più Europa: “#Bankitalia: per #DiMaio chiunque non eletto in Parlamento eccepisca qualcosa su scelte governo contraddice volere popolo e non ha titolo per discutere. Allo stesso modo immagino non accetti che nessuno contraddica #Toninelli su #TunnelBrennero”. Questo invece il commento di David Sassoli del Partito Democratico: “Alle critiche di #Bankitalia oggi #DiMaio ha replicato: “Allora la prossima volta la Bankitalia si presenti alle elezioni”. Oltre le colonne d’Ercole della comicità”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
SAVONA: “CAMBIEREMO”
Dopo le critiche di Fmi e Bankitalia, e dopo le repliche di Salvini e Di Maio, giungono le prime “ammissioni” sul peso specifico che la crisi dello spread potrebbe comportare nelle prossime settimane/mesi in Italia. Il ministro degli Affari Europei, nella puntata di Porta a Porta che andrà in onda questa sera, ha spiegato «Se ci sfugge lo spread deve cambiare la manovra, anche se sono abbastanza sicuro che lo spread non arriverà a 400». Per dar seguito a quanto avanzato anche nelle scorse audizioni in Europa, Savona ha chiesto alla Bce di comprare i titoli di Stato italiano, una mossa per “invogliare” gli investitori a scommettere su di un Paese che ad oggi sembra in bilico tra un balzo verso la crescita e lo spettro della crisi greca. «L’errore che fanno sia Fmi che Bankitalia è mettere la stabilità finanziaria come presupposto dello sviluppo, io dico che devono andare almeno di pari passo. La costruzione dell’Europa non dà per scontato che si debba avere la stabilità prima dello sviluppo», conclude ancora Paolo Savona. (agg. di Niccolò Magnani)
LA REPLICA DI SALVINI E DI MAIO
Arriva la “riscossa” del Governo dopo le dichiarazioni del Fondo Monetario Internazionale e le considerazioni, in linea, di Bankitalia: il Ministro degli Interni Matteo Salvini tira dritto e afferma da Lione, «Sulla riforma della Fornero niente e nessuno ci potrà fermare. Andiamo avanti tranquilli, l’economia crescerà anche grazie alla modifica della legge Fornero, un’opera di giustizia sociale che creerà tanti nuovi posti di lavoro. Ma chi scommetteva su fatto che l’Italia continuava a impoverirsi ha perso la scommessa, quando tutti leggeranno la manovra gli operatori economici seri investiranno in Italia». Non solo il leader Lega, ma anche il collega vicepremier del M5s Luigi Di Maio replica a tono alle parole di Bankitalia, attaccando sui social: «Se Bankitalia vuole un governo che non tocca la Fornero, la prossima volta si presenti alle elezioni con questo programma. Nessun italiano ha mai votato per la Fornero. È stato un esproprio di diritti e democrazia che viene rimborsato. Giustizia è fatta. Indietro non si torna!». (agg. di Niccolò Magnani)
BANKITALIA, “FMI HA RAGIONE SU FORNERO”
«La Nota sottolinea giustamente che le riforme pensionistiche introdotte negli ultimi vent’anni hanno significativamente migliorato sia la sostenibilità sia l’equità intergenerazionale del sistema pensionistico italiano»: il vice direttore generale di Bankitalia, Luigi Federico Signorini, accoglie e approva la nota del Fmi sul Pil italiano per i prossimi anni, rinfocolando il “caos” attorno alla gestione dei conti pubblici di questo Governo con la nuova Manovra Economia imminente. «È fondamentale non tornare indietro su questi due fronti, soprattutto quando i rischi per la sostenibilità dei conti pubblici aumentano anche a causa del peggioramento delle proiezioni demografiche», ribadisce ancora Banca d’Italia allarmata tanto quanto il Fondo Monetario Internazionale. Addirittura viene stimato una crescita del Pil inferiore all’1% nel 2019 da parte di Bankitalia, «Una prosecuzione della crescita congiunturale rimane a tutt’oggi la previsione centrale. Nel Bollettino economico di luglio prefiguravamo un aumento del Pil pari all’1,3 per cento quest’anno e all’1 nel 2019, ipotizzando la completa disattivazione delle clausole di salvaguardia sulle imposte indirette». (agg. di Niccolò Magnani)
“NON CANCELLATE FORNERO E JOBS ACT”
L’Italia è maglia nera in Eurozona per crescita e debito pubblico e i problemi potrebbero crescere se la Manovra verrà confermata come detto nel Def. Non solo, secondo il Fmi «In Italia le passate riforme pensionistiche e del mercato del lavoro dovrebbero essere preservate e ulteriori misure andrebbero perseguite, quali una decentralizzazione della contrattazione salariale per allineare i salari con la produttività del lavoro a livello aziendale». Dunque Jobs Act e Riforma Fornero, le due “nemiche” n.1 dei vicepremier Di Maio e Salvini dovrebbero essere tenute così come sono: davanti a tale impossibilità, evidente, a livello politico, si starebbe scatenando la “vendetta” dei mercati che non si fidano più del debito pubblico italiano e della promessa di crescita. (agg. di Niccolò Magnani)
FMI “CONFERMA” I TAGLI: LA REPLICA DI CONTE
Serve una piccola ma breve precisazione: il Fondo Monetario Internazionale considera sì al ribasso le stime del Pil italiano specie dopo la presentazione del Def, ma il vero e proprio “taglio” era avvenuto già nel luglio 2018. Stime al ribasso per la preoccupazione dei mercati rispetto al possibile “stop” delle riforme Padoan-Renzi-Gentiloni degli anni precedenti, essendo arrivato al governo la ventata di aria nuova con Lega e Movimento 5 Stelle. Di certo, il Fmi ha oggi “confermato” quei tagli di qualche mese fa, dicendosi essa preoccupato sullo stato delle riforme e su quelle che invece non dovrebbero essere toccate secondo i mercati, ovvero la Legge Fornero. Ma dire che oggi vengono fatti altri tagli è impreciso proprio dal punto di vista giornalistico ed economico. Premesso questo, il taglio di luglio era decisamente severo e assai duro per la nostra economia e i problemi restano tali e quali: il premier Conte ha risposto oggi da Firenze, «Confidiamo che la crescita sarà sicuramente superiore. Domani pomeriggio a Palazzo Chigi si riunirà la cabina di regia per gli investimenti. Lavoriamo seriamente per la crescita». Ma i timori attorno alla Manovra non stanno certo diminuendo, esattamente come lo spread (che ha raggiunto 315 punti base questa mattina, ndr). (agg. di Niccolò Magnani)
FONDO: “SPREAD IN AUMENTO PER LO STOP A RIFORME”
Rivede al ribasso le stime del prodotto interno lordo italiano, il Fondo Monetario Internazionale. Il Fmi, esternando i nuovi numeri durante il World Economic Outlook, motiva tali previsioni al ribasso per via «Delle recenti difficoltà nel formare un governo in Italia e la possibilità di un rovesciamento delle riforme o l’attuazione di politiche che potrebbero danneggiare la sostenibilità del debito hanno innescato un aumento dello spread». Secondo il Fondo, l’incertezza politica potrebbe scoraggiare gli investimenti privati e nel contempo «indebolire l’attività economica in diversi paesi, aumentando la possibilità di riforme più lente o significativi cambi negli obiettivi». Il Fmi stima la crescita del Pil italiano dell’1.2% nel 2018, e dell’1 % per il 2019, mentre ad aprile le stime erano state più alte rispettivamente di 0.3 punti percentuali per quest’anno, e di 0.1 per il prossimo. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
RIVISTE AL RIBASSO LE STIME DEL PIL
Il Fondo Monetario Internazionale, rivede le stime di crescita dell’Italia al ribasso. Secondo i dati pubblicati durante il World Economic Outlook, il Pil del Belpaese crescerà dell’1.2% nel 2018 e solo dell’1% nel 2019, in calo quindi rispetto al + 1.5% registratosi nel 2017. La crescita italiana è ritenuta la più bassa di tutti i paesi nella zona euro, nonostante le stime di Germania e Francia siano state riviste al ribasso. In calo invece il tasso di disoccupazione, che dall’11.3% del 2017, dovrebbe passare al 10.8% quest’anno, per scendere al 10.5% durante l’anno successivo.
IN CALO IL DEBITO PUBBLICO
Dovrebbe calare anche il debito pubblico, che dal 131.8% del 2017 scenderà al 130.3% del prodotto interno lordo nel 2018, fino al 128.7% del pil nel 2019. In vista del 2023, il rapporto dovrebbe scendere al 125.1%, sempre che segua questo trend positivo. Il deficit, invece, calerà dal 2.3% del 2017, all’1.7% del 2018 e 2019, mentre risalirà nel 2023 al 2.2%. Il Fmi, durante il World Economic Outlook, ha spiegato: «In Italia le passate riforme pensionistiche e del mercato del lavoro dovrebbero essere preservate e ulteriori misure andrebbero perseguite, quali una decentralizzazione della contrattazione salariale per allineare i salari con la produttività del lavoro a livello aziendale».