Il padre 49enne di Taranto, arrestato per aver tentato di uccidere i suoi due figli la scorsa domenica, dopo una lite con la ex moglie, davanti al gip Paola Incalza oggi si è limitato a pronunciare tra le lacrime solo poche parole. “Voglio vederli”, avrebbe detto, come riferisce l’agenzia di stampa Ansa, per poi avvalersi della facoltà di non rispondere. L’uomo aveva prima accoltellato al collo il figlio 14enne, il quale fortunatamente è fuori pericolo e se la caverà con 15 giorni di prognosi, poi a distanza di circa un’ora aveva gettato giù dal balcone, al terzo piano, la figlia minore di 6 anni, poi ricoverata in gravissime condizioni all’ospedale Santissima Annunziata. Come spiega il quotidiano Unione Sarda, le condizioni della piccola fortunatamente migliorano e secondo quanto reso noto dalla Asl della città pugliese ieri la bambina è stata sottoposta a due delicate operazioni chirurgiche, la prima una “craniotomia decompressiva”, ovvero un intervento alla testa e la seconda all’addome. A carico dell’uomo, padre della piccola e che oggi ha affrontato l’interrogatorio di garanzia, oltre all’accusa di tentato omicidio anche quelle di violenza e resistenza a pubblico ufficiale. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
“SITUAZIONE CRITICA, ORGANI DANNEGGIATI”
Lotta ancora tra la vita e la morte la bambina di sei anni che è stata lanciata dal terzo piano dal padre. In questi minuti è in corso un intervento di neurochirurgia: lo ha rivelato il dottor Pasquale Massimilla ai microfoni de La Vita in Diretta. «Si è deciso di fare prima questo intervento rispetto a quello addominale con la rimozione delle garze sul ferito. Ha la precedenza quello cerebrale. La situazione è critica». Il medico ha spiegato che la caduta dal terzo piano ha prodotto traumi in diversi distretti: testa, torace e addome. «Gli organi interni sono stati parecchio danneggiati. La piccola reagisce, ma siamo appesi ad un filo», ha proseguito il dottor Massimilla. Nelle ultime ore l’équipe è riuscita a stabilizzare i parametri vitali per procedere con gli interventi. «Ma è un momento delicatissimo anche dal punto di vista psicologico. La situazione psicologica non è delle migliori», ha concluso il medico in riferimento a come stanno vivendo questo momento i parenti della piccola. (agg. di Silvana Palazzo)
NON AVEVA PERSO PATRIA POTESTÀ
Il 49enne di Taranto che domenica scorsa ha cercato di uccidere i suoi due figli accoltellando al collo il primogenito di 14 anni e scaraventando dal terzo piano la figlia di 6 anni sarà interrogato domani dal gip Paola Incalza. Lo riporta l’Ansa. L’uomo, che ha precedenti per lesioni e maltrattamenti in famiglia, è accusato di tentato omicidio, violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Il primogenito guarirà in 15 giorni, mentre la bambina è ancora ricoverata in gravissime condizioni e lotta tra la vita e la morte. Dalle indagini comunque stanno emergendo altri particolari: il 49enne non aveva perso la patria potestà, a differenza di quanto si era appreso inizialmente. Un mese fa si era separato dalla convivente con cui aveva frequenti litigi, l’ultimo proprio domenica quando la donna gli avrebbe comunicato di aver cominciato un’altra relazione. I due figli vivevano con la nonna paterna. (agg. di Silvana Palazzo)
COME SI È SALVATO IL FRATELLO 14ENNE
La bimba lanciata dal padre giù dal balcone a Taranto è purtroppo ancora in coma profondo: la follia avvenuta ormai due giorni fa nell’appartamento di via XXV Aprile nel comune pugliese continua a far discutere, con il padre arrestato e il fratellino – lui accoltellato al collo – se la caverà con due settimane di prognosi. «Nonostante le cure del caso, la situazione clinica è estremamente critica e la piccola paziente versa in condizioni di coma profondo con gravissima instabilità emodinamica», spiegano dal bollettino dell’ospedale della Misericordia. Per capire come ha fatto però a salvarsi occorre fare un passo indietro e andare, grazie ai dettagli resi noti dal Quotidiano di Puglia, a quel tremendo pomeriggio di due giorni fa. «La mamma sta là dentro, entra», è stato l’inganno fatto dal padre 49enne al figlio ragazzino, prima di sferrargli una coltellata alla gola. È stata però la prontezza del ragazzino a permettergli di schivare in qualche modo l’arma riportando solo qualche ferita di striscio: trasportato in ospedale dalla zia (la sorella dell’aggressore) dopo essere scappato via dal padre, l’intera tragedia ancora non si è consumata. «Verso l’ora di pranzo, è tornato a casa non ha raccontato nulla ai parenti di quanto aveva fatto al figlio poco prima. Nulla quindi poteva far presagire, a sua madre e agli altri familiari, quello che stava per accadere. La tragedia si è scatenata quando l’anziana donna ha scoperto dell’accoltellamento del ragazzino per la chiamata di un parente», spiega il Quotidiano di Puglia.
TARANTO, I “DUE” LATI SOCIAL: PREGHIERA E SCIACALLAGGIO
A quel punto scatta l’insana follia dell’uomo che, per nulla ubriaco come invece era stato riferito in un primo momento, si scaglia sulla figlioletta di 6 anni e senza che nessuno potesse fermarlo in tempo la getta dal balcone lasciando tutti sotto choc. Dopo questa terribile storia famigliare, l’effetto giunto alle cronache nazionali e soprattutto sui social ha come “due facce”, ormai “consuete” davanti a casi del genere al giorno d’oggi. Il dramma a Paolo VI, il quartiere tarantino della tragedia, scorre con nomi, accuse, insulti, ricostruzioni fantasiose, finti testimoni e così via. È vero, sono tantissimi i messaggi di cordoglio, di preghiera per la sorte della piccola di 6 anni ancora in coma, ma da contraltare fa il solito sciacallaggio di chi usa questa tragedia per darsi “visibilità”: una marea di fake news anche sulle condizioni di salute della piccola, tanto che la Asl è dovuta intervenire dando i dettagli reali della vicenda. Forse alle volte, specie davanti a fatti del genere, una parola in meno e una preghiera in più non solo fanno bene alla bimba e alla sua famiglia, ma sono la miglior ricetta anche per se stessi.