Solo dopo serratissime indagini, gli inquirenti sono riusciti a rintracciare Marco Mancini, il quinto fermato nonché l’italiano coinvolto nell’ambito dell’inchiesta sulla morte della giovane Desirée Mariottini. Secondo i primi accertamenti, sarebbe stato lui cedere la droga alla 16enne vittima di violenza e infine di un brutale omicidio. Il pusher 36enne italiano, secondo quanto riferito dal quotidiano Il Giornale, fino a questo momento era sconosciuto alle forze dell’ordine e si sarebbe arrivati a lui solo seguendo una catena di informazioni e risultanze investigative a partire dalla disponibilità di sostanze stupefacenti e psicofarmaci a San Lorenzo. In realtà già da diversi giorni gli inquirenti stavano battendo la pista di un soggetto italiano con un ruolo importante nella vicenda di Desirée Mariottini. Intanto ci si domanda se la 16enne sarebbe potuta essere messa in salvo dal momento che tre giorni prima della sua morte un giudice del Tribunale dei Minori di Roma si sarebbe opposto alla richiesta di un suo collocamento in una comunità di recupero per tossicodipendenti. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



“MARCO MANCINI HA FORNITO LA DOSE DI DROGA ALLA 16ENNE”

Avrebbe fornito lui la droga a Desirée Mariottini prima dello stupro “di massa” compiuto da diversi spacciatori nell’area abbandonata di San Lorenzo: si chiama Marco Mancini (fonte Ansa, ndr) e ha 36 anni il pusher arrestato ieri mattina alla fermata della metro di Roma. In attesa di avere la sua esatta versione dei fatti. Secondo la Questura di Roma, come da ordinanza firmata e pubblicata quest’oggi, il pusher italiano è ritenuto responsabile «del delitto p.e p. dagli artt.81 c.p., 73 comma 1 e 6 ed 80 comma 1 lett. a) del D.P.R. 9.10.1990 perché, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, illecitamente deteneva e cedeva sostanze stupefacenti, quali cocaina ed eroina e psicofarmaci che inducono effetti psicotropi anche contenenti ‘quetiapina’, cedendole a persone che a tale fine frequentavano i locali di via Dei Lucani 22 ed anche a D.M., minore di anni 18», scrive il Questore romano dopo l’operazione portata a buon fine dal Commissariato di Polizia San Lorenzo. (agg. di Niccolò Magnani)



FERMATO UN PUSHER ITALIANO

Si chiude forse il cerchio in merito alla morte di Desirée Mariottini, la 16enne di Roma uccisa dopo un mix letale di droghe nelle scorse settimane. Come riferito dal Corriere della Sera, è stato fermato un pusher italiano di 36 anni, residente a Roma, che sarebbe colui che ha fornito la droga ai piccoli spacciatori che hanno fornito a loro volta gli stupefacenti alla ragazza, per abusarne di lei. L’uomo è stato rintracciato dagli investigatori alla fermata Pigneto della metro C di Roma, e dopo essere stato sottoposto a perquisizione le forze dell’ordine hanno rinvenuto 12 dosi di cocaina, e vari psicofarmaci. Il ragazzo è stato quindi segnalato all’autorità giudiziaria per il reato di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti e psicotrope, ed è accusato di aver messo in atto con varie azioni consecutive, la detenzione e la cessione illecita di sostanze stupefacenti, quali cocaina, eroina e psicofarmaci con effetti psicotropi contenenti quetiapina, a coloro che frequentavano lo stabile di San Lorenzo dove Desirée è morta fra il 18 e il 19 ottobre scorsi. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



EMERGONO NUOVE INTERCETTAZIONI

Sono emerse alcune intercettazioni ambientali effettuate in questura per ascoltare le conversazioni delle quattro ragazze che hanno visto per ultime Desirée Mariottini. «Quelli manco sapevano che l’avevano stuprata, gliel’ho detto io. “Pezzi de m… state tutti a fumà crack, guardate che colore c’ha sta pischella”», dice Giovanna. Per Noemi i quattro africani «potevano limitarsi a fare sesso, basta e ciao. E invece no, hanno dovuto giocà così co la vita de na ragazzina di 16 anni. Ma poteva tenè pure 30, non si fa». E poi si interroga: «Magari era consenziente all’inizio, ma poi dopo? Perché ormai era rinc…lionita e quelli invitano gli amici a fare sesso con lei. Vai a capire quando ha smesso di essere consenziente». Ora le ragazze, come riportato dal Corriere della Sera, rischiano per il mancato soccorso, se non addirittura per favoreggiamento. Nelle intercettazioni pubblicate anche dal Messaggero emerge la possibilità che Desirée Mariottini sia stata violentata anche dopo il suo decesso. «Il bulgaro mi ha detto che ha visto un marocchino di carnagione bianca che si t… la ragazza mentre quella lì era morta», dice Narcisa. E Giovanna conferma: «Hanno abusato di lei anche dopo la morte». (agg. di Silvana Palazzo)

DESIRÉE MARIOTTINI POTEVA ESSERE SALVATA

Spuntano le vere responsabilità dietro al massacro della povera Desirée Mariottini, la giovane massacrata, drogata e stuprata a Roma. Verità che dicono ancora una volta se ce ne fosse bisogno quanto le autorità predisposte a occuparsi di malattia mentale o problemi di droga spesso e volentieri prendano decisioni che non tengono in nessun conto la salute delle persone, ma applicano solo una ideologica idea dei diritti della persona. Si sa che i quotidiani massacri che avvengono nelle famiglie dove vive un malato di mente sono il frutto della mancanza quasi totale di strutture assistenziali dello stato, di queste persone si occupano solo strutture private spesso assai costose. Chi non se le può permettere deve tenersi in casa il malato che prima o poi finisce per esplodere con atti omicidi.

IL GIUDICE LA LASCIO’ LIBERA

Il caso di Desirée è altrettanto indicativo. Tre giorni prima del suo massacro un giudice del tribunale dei minori si oppose al suo ricovero coatto in una comunità di recupero per tossicodipendenti. Il ricovero coatto è possibile solo in casi gravissimi, il paziente può opporsi se maggiorenne e nel caso della ragazza, minorenne, la ragione del mancato ricovero, richiesto dai genitori dopo che Desirée era stata fermata ai primi di ottobre per un presunto episodio di spaccio, è che non c’erano posti disponibili, quindi il giudice decise che il ricovero non era urgente. Tre giorni dopo la giovane entrò nel palazzo occupato di via Lucania in cerca di droga e venne uccisa. Una decisione quella del giudice che peserà sulla sua coscienza, il massacro sarebbe stato evitato. Ma in Italia anche su casi disperati come questo si decide in base a norme e pareri non approfonditi.