Importanti sviluppi nel giallo sull’omicidio di Willy Branchi, a 30 anni dalla morte del giovane 18enne ucciso barbaramente a Goto, in provincia di Ferrara. Secondo quanto reso noto in queste ore dall’agenzia di stampa Ansa, la procura ha disposto nuovi accertamenti medico legali mirati a trovare un possibile Dna sulla salma del ragazzo. Per questo è stato incaricato il dottor Matteo Fabbri, esperto in genetica, affinché possa cercare eventuali tracce biologiche sul corpo del 18enne ucciso nel 1988. La speranza è che si possa giungere all’identificazione di un Dna interessante ai fini delle indagini facendo ricorso alle nuove metodologie e ai nuovi kit a disposizione sviluppati negli ultimi anni. Il genetista è chiamato di fatto a proseguire l’indagine già avviata nel 2015 in seguito alla riesumazione del corpo di Willy Branchi al fine di cercare nei campioni prelevati e in particolare nei margini delle unghie, tracce di eventuali terze persone che potrebbero aver avuto un ruolo saliente nell’omicidio del giovane. Già tre anni fa furono identificate tracce parzialmente isolati e sulle quali oggi si tenta una ricostruzione completa attraverso l’amplificazione e che potrebbe portare all’individuazione di un Dna ben definito. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
OMICIDIO WILLY BRANCHI: IL CASO A LE IENE
Sono trascorsi 30 anni dall’omicidio di Willy Branchi, allora 18enne di Goro, piccolo centro della Bassa Ferrarese, in Emilia Romagna. Un cold case che resta ancora un mistero irrisolto e sul quale è ricaduta l’attenzione della trasmissione di Italia 1, Le Iene, in un lungo servizio realizzato da Antonino Monteleone. Il delitto di Willy, dal 30 settembre 1988, giorno del ritrovamento del cadavere, resta ancora senza un colpevole. A Goro Willy era conosciuto da tutti anche per via del suo carattere disponibile con tutti e sempre molto giocoso. Come spiegato da Nicola Bianchi, giornalista, l’allora 18enne aveva un deficit cognitivo e una fiducia totale verso il prossimo. Oggi Willy sarebbe stato probabilmente vittima dei bulli. Secondo il fratello del giovane, Luca, in paese probabilmente in tanti sono a conoscenza di quanto avvenuto 30 anni fa, ma nessuno ad oggi avrebbe mai parlato. All’alba del 30 settembre del 1988, fu una signora del posto a vedere la sagoma giù dall’argine del Po. Si trattava di un cadavere, probabilmente nudo, con la faccia immersa in una pozza di sangue ed un portafogli vicino. Si trattava del corpo martoriato di Willy Branchi, il quale riportava un grosso livido sul sedere da trascinamento, la faccia tumefatta, un foto sotto l’occhio sinistro. Willy sarebbe morto molto lentamente a causa degli oltre 30 colpi effettuati con la bocca della pistola usata all’epoca per uccidere i maiali. Quella grossa pistola da macello sarebbe l’arma del delitto. A Goro, in tanti sanno qualcosa ma nessuno ha mai parlato. Per il fratello della vittima, in paese “in tanti sanno cosa è successo”.
OMICIDIO WILLY BRANCHI: IL COINVOLGIMENTO DI VALERIANO FORZATI
Nel corso delle indagini sull’omicidio di Willy Branchi era emerso il nome di Valeriano Forzati, detto “il comandante”, pregiudicato della zona, già implicato in rapina, spacci e risse, amico di Felice Maniero, capo e fondatore della Mala del Brenta. L’uomo fu sin da subito definito il colpevole perfetto perchè era stato anche l’ultima persona che fu vista con Willy in una pizzeria del paese, la sera prima della morte del giovane. Forzati tuttavia si dichiarò da sempre innocente ma dopo 3 mesi il ritrovamento del corpo di Willy perse le testa commettendo una strage in un night club. In tanti lo additarono come il killer del 18enne e per questo fu messo alla porta dal proprietario, ma lui fece ritorno armato uccidendo l’uomo, il fratello, la fidanzata di uno dei due e prendendo in ostaggio un cliente che poi avrebbe ucciso poco dopo. Quindi fece perdere le sue tracce salvo poi ricomparire alcuni mesi dopo con una telefonata nella quale si consegnava, informando di essere a Buenos Aires. Qui fu arrestato ma Forzati uccise ancora una guardia per poi togliersi la vita. Per l’omicidio di Willy Branchi il processo andò comunque avanti e l’8 febbraio 1998 si arrivò ad una sentenza nella quale Forzati fu assolto e l’omicidio del giovane rimase ancora senza un colpevole.
WILLY BRANCHI, LA SVOLTA DIETRO LA SUA MORTE
La svolta nella morte di Willy Branchi avvenne nel 2013 quando il fratello Luca lanciò un appello affinché il caso venisse riaperto. A rispondere fu l’avvocato Simone Bianchi che prese a cuore la vicenda e iniziò a riscontrare tutta una serie di incongruenze nelle testimonianze, mai emerse prima di allora. Venne così a galla la presenza di un’auto per le vie del paese nella quale si alternarono cinque persone tra cui Antonello Veronesi, che insieme a Italo Mantovani e Antonio Biolcati. Nessuno di loro però ha mai ammesso di aver visto qualcosa o qualcuno ed anche interpellati da Le Iene non hanno voluto neppure commentare l’accaduto. A quel punto fu chiesto l’aiuto di un investigatore che decise di adottare un nuovo approccio: non cerca subito l’assassino ma studia prima la vittima e le sue frequentazioni. A quel punto inizia ad emergere un aspetto inedito della vita di Willy. Il giovane spesso di sera usciva e tornava con un vestiario nuovo e firmato senza giustificazione. Da chi arrivavano questi regali costosi e dove andava quando spariva per ore? Dopo aver messo un annuncio ai giornali arrivano lettere anonime e nuove testimonianze che aprono nuovi scenari. Dietro alla sua morte ci potrebbe essere l’ombra di un giro di festini tra omosessuali che coinvolgerebbe anche Willy e altri paesani. Il 18enne sarebbe finito in un giro di “perversione sessuale” dal quale voleva uscire, per questo sarebbe stato ucciso dopo che lui disse di essere disposto a dire tutto al fratello. A questi festini avrebbero partecipato anche minorenni. A fare nomi, circostanze e il possibile movente è stato don Tiziano, ma il suo racconto non fu mai considerato dai carabinieri. A sua detta Willy sarebbe stato ucciso da un uomo e padre di famiglia, aiutato dai suoi figli. Secondo il don il sarto saprebbe molto di più ed in parte lui conferma. A suo dire l’uomo avrebbe avuto una relazione omosessuale con un altro ragazzo con gli stessi problemi di Willy. Ma per lui al centro ci sarebbe un movente diverso, legato alla droga. Willy sarebbe stato il galoppino di qualche spacciatore della zona? Un’ipotesi, questa, che non convincerebbe, ed intanto la sua morte resta 30 anni dopo avvolta nel mistero.