“Finalmente comincia la fase operativa”: è soddisfatto il vice ministro alle infrastrutture Edoardo Rixi dopo l’ok del Senato al Decreto Genova. Ex esponente del governo di Regione Liguria, il leghista è intervenuto a margine della visita al Salone Orientamenti ed ha espresso la sua contentezza per la tramutazione in legge del dl tanto atteso. Su Facebook ha aggiunto: “Oggi è una grande giornata, Genova e la Liguria hanno vinto. Il decreto Genova è legge: oltre 600 milioni di euro saranno a disposizione del commissario alla ricostruzione Marco Bucci per dare risposte agli sfollati, alle imprese, alla portualità e ai lavoratori. Grazie al lavoro di questo governo, in costante dialogo con Comune di Genova e Regione Liguria, arriveranno oltre 72 milioni alle famiglie che hanno perso la casa dopo il crollo del #ponteMorandi, 55 milioni alle imprese danneggiate, 30 milioni a sostegno dei lavoratori per la cassa integrazione, oltre 48 milioni per la mobilità e il trasporto pubblico locale, oltre 44 milioni per il porto. Con le misure contenute nel decreto fiscale, già approvato, e nella legge di bilancio, Genova e la Liguria avranno 1 miliardo di euro per ripartire e tornare a crescere. Da oggi Genova e i genovesi possono ricominciare a guardare al proprio futuro. Buon lavoro al commissario Marco Bucci e al presidente Giovanni Toti, che da oggi hanno finalmente le risorse per poter rilanciare la città e la regione”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
IL COMMENTO DI MARCO BUCCI
Marco Bucci tira dritto: “Veloci, veloci, veloci”, è chiaro il sindaco per la ricostruzione dopo l’ok al Decreto Genova. Il primo cittadino genovese è intervenuto in conferenza stampa a Palazzo Tursi ed ha evidenziato che “adesso ogni fermata la considero come una pugnalata al nostro sistema”. Bucci ha sottolineato che “entro stasera saranno pubblicati tutti i decreti e entro stasera partiranno anche le lettere a tutte le aziende con inviti a fare proposte e a fare offerte”. Nel dl tramutato oggi in legge sono state soddisfatte il 95 per cento delle richieste: “Sono soddisfatto: ci sono poche cose che non sono state soddisfatte ma penso che riusciremo a metterle a posto. Avremo per Genova più di 1 miliardo e 100 milioni di euro, risorse degne della nostra città”. Sulla ricostruzione, inoltre, il sindaco confida che “possa partire dal mese di aprile per poi riuscire a fine anno ad avere il ponte”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
“IL PONTE LO RICOSTRUIRA’ AUTOSTRADE”
Il Decreto Genova è stato approvato quest’oggi in Senato, divenendo così legge. 46 gli articoli al suo interno di cui 16 dedicati all’emergenza ligure a seguito del crollo del ponte Morandi dello scorso 14 agosto. A riguardo, vengono esternati tutti i dettagli in merito al commissario straordinario, il sindaco Marco Bucci: resterà in carica per 12 mesi, rinnovabili fino a 3 anni al massimo, e si occuperà della demolizione, rimozione delle macerie, progettazione e ricostruzione del nuovo ponte. Il commissario “non potrà derogare ai vincoli dettati dall’Ue – si legge nel decreto – e, come aggiunto espressamente alla Camera, alle norme del Codice Antimafia». Stando a quanto contenuto nel decreto, inoltre, la ricostruzione del ponte la pagherà Autostrade perché «responsabile del mantenimento in assoluta sicurezza e funzionalità dell’ infrastruttura concessa». Se Aspi dovesse rifiutarsi, toccherà allo stato anticipare i soldi: 360 milioni di euro al massimo, 30 ogni anno fino al 2029. Inoltre, previste agevolazioni per le aziende della zona rossa che hanno subito un calo del fatturato a causa del crollo del Morandi. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
BUFERA SU PUGNO CHIUSO TONINELLI
Una vera e propria bagarre ha accompagnato l’approvazione del decreto Genova in Senato, con il gesto del pugno chiuso del ministro Toninelli che ha esacerbato gli animi in Aula e suscitato le critiche da parte delle opposizioni, che in queste ore ne chiedono a più riprese le dimissioni. Esasperata è apparsa anche la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, che dallo scranno più alto di Palazzo Madama, come riportato da Huffington Post, ad un certo punto ha sbottato contro i parlamentari:”Ora basta, stamattina sembra un asilo infantile. Con questo chiasso non si sente nulla. Le parole vanno al vento”. Senatori alla stregua di bambini della scuola dell’infanzia: non un bello spettacolo da offrire in pasto agli italiani. Intanto, come riportato dall’Ansa, il ministro Toninelli ha risposto così alle critiche piovutegli addosso per il pugno chiuso mostrato in Aula:”In questa Aula c’è qualche responsabile che ha permesso ad Autostrade di ingrassare i propri bilanci: non replico a chi mi ha attaccato personalmente”. (agg. di Dario D’Angelo)
“TONINELLI E’ UN NON-MINISTRO, DEVE DIMETTERSI”
Continua la polemica dopo l’approvazione in senato del Decreto Genova. L’opposizione si sta scagliando in queste ore in particolare nei confronti del ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli. Quest’ultimo è infatti accusato di aver volutamente ignorato gli interventi in aula, guardando lo smartphone, e di aver esultato in maniera tropo veemente, con i pugni al cielo. Dario Damiani, senatore di Forza Italia, spiega: «Il pugno alzato di Toninelli è stato un gesto maleducato, irrispettoso dei morti di Genova e anche dell’Aula del Senato. Il ministro incompetente – prosegue Damiani – ha dimostrato ancora una volta di non sapersi comportare dentro un’aula parlamentare. Oggi lo abbiamo visto masticare la gomma americana, compulsare il telefonino neanche fosse un adolescente e poi esultare come dopo un goal. Una scena inelegante e irrispettosa». Il senatore azzurro Francesco Giro chiede le dimissioni: «Quelle braccia alzate come se fosse allo stadio e quel braccio teso col pugno chiuso mi hanno fatto schifo! Toninelli era stato fino ad allora incollato al suo cellulare durante tutte le dichiarazioni di voto dei vari gruppi parlamentari e ieri pomeriggio nel corso delle votazioni sugli emendamenti al decreto su Genova era rimasto muto, sostituito dal sottosegretario (all’editoria!!!) Vito Crimi. Toninelli se ne vada. Si dimetta. È un non-ministro!». Dimissioni, infine, chieste anche dal Pd, con il senatore Davide Faraone che spiega: «Genova non merita un ministro da stadio e l’atteggiamento squallido di Toninelli oggi al Senato, sempre al telefono e poi con il pugno alzato in segno di sfida mentre si votava un provvedimento dopo una tragedia, è la fine della decenza. #toninellidimettiti». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
DECRETO GENOVA: BUFERA SU TONINELLI
E’ bufera sull’esultanza con il pugno alzato del ministro Danilo Toninelli dopo l’ok del Senato al Dl Genova. Partito Democratico su tutte le furie, ecco le parole di Davide Faraone: “#Genova non merita un ministro da stadio. L’atteggiamento squallido di #Toninelli oggi al Senato, sempre al telefono e poi con il pugno alzato in segno di sfida mentre si votava un provvedimento dopo una tragedia, è la fine della decenza. #toninellidimettiti”. Questo il commento di Matteo Richetti: “#Toninelli esulta per l’approvazione del #condono per gli abusivi e lo sversamento di fanghi nocivi. Anche se non se non si capisce perché, questo è un ministro”. Infine, il tweet di Michele Anzaldi: “L’imbarazzante esultanza da stadio del ministro Toninelli dopo il voto sul Decreto Genova che contiene anche il condono per Ischia è uno schiaffo alla memoria delle 43 vittime, alle imprese che stanno subendo danni incalcolabili, ai genovesi e a tutti gli italiani. Dimissioni”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
BAGARRE AL SENATO
È caos completo al Senato dopo il voto passato indenne dal Governo sul Decreto Genova: la tensione si è alzata soprattuto dopo che il Ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, ha alzato il pugno al cielo nel momento in cui la legge è passata ufficialmente. «Il mio intervento è solo per portare il ringraziamento a tutti i deputati per aver lavorato giorno e notte in queste settimane su un provvedimento che stanzia 300 milioni di euro per Genova e i genovesi, e chi oggi ha gioito l’ha fatto per i cittadini di Genova e per le 266 famiglie che hanno perso casa e che da domani avranno soldi stanziati per comprare finalmente una nuova abitazione», ha provato a giustificarsi subito dopo il Ministro dopo esser stato richiamato dalla Presidente Casellati per il suo gesto che ha fatto infuriare gran parte delle opposizioni. (agg. di Niccolò Magnani)
CONTE: “GOVERNO STA CON GENOVA”
Da segnalare che tra i 167 Sì al Dl Genova manca quello del dissidente ormai separato in casa del M5s, Generale De Falco: «C‘erano cose che condividevo e altre che non condividevo, per questo ho scelto di astenermi», ha detto ai cronisti di LaPresse, anche se pare che si sia “perso” l’orario della votazione e non ha raggiunto l’aula in tempo, «E’ vero non ho fatto in tempo a votare: ma tutto sommato meglio così. Evidentemente era destino, il fato». Su Twitter invece l’ultimo commento del Premier Conte, in visita agli Emirati Arabi Uniti: «Il #DecretoGenova è legge. Risorse e aiuti concreti alle famiglie che hanno perso la casa, sostegno a imprese e cittadini. Avevo promesso che non avrei mai abbandonato la città in ginocchio. Il Governo è al vostro fianco, Genova si rialza» (agg. di Niccolò Magnani)
DL GENOVA È LEGGE: BAGARRE IN AULA DOPO I 167 Sì
Il Decreto Genova è legge. A tre mesi e un giorno dal crollo del ponte Morandi, è arrivato finalmente l’ok, grazie alla votazione favorevole al Senato. Nel dettaglio, sono 167 coloro che hanno messo la crocetta sul “sì”, mentre 49 sono stati i contrari e 53 gli astenuti. Le operazioni di voto sono iniziate come da programma alle 9:30 di questa mattina, e non sono mancati momenti di tensione in aula. Come annunciato dallo stesso, l’ex presidente del consiglio, Matteo Renzi, ha parlato a lungo attaccando l’esecutivo: «Nelle ore successive alla tragedia – le parole dell’esponente del Pd – avete gettato fango sulle opposizioni, dicendo il falso. Di Maio sappia che non abbiamo approvato la concessione ad Autostrade, quello l’ha fatto il giovane deputato Salvini. Poi è falso che il Pd abbia preso soldi da Autostrade, che invece ha finanziato la Lega Nord per l’indipendenza della Padania». Forza Italia si è astenuta mentre i Fratelli d’Italia hanno deciso di votare sì anche se «il decreto è molto deludente per la tempistica perché arriva dopo 45 giorni ed è molto deludente per come si è articolato e composto». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
DECRETO GENOVA: ATTESA PER LA VOTAZIONE
E’ il giorno del Decreto Genova. Nella giornata odierna, giovedì 15 novembre, il decreto che riunisce tutta una serie di norme straordinarie riguardanti le emergenze che si sono verificate in Italia negli ultimi anni, a cominciare dal crollo del Morandi, diverrà legge… a meno di clamorosi colpi di scena. Il capoluogo ligure attende con ansia, visto che all’interno del Decreto vi sono una serie di misure che riguardano gli sfollati, le imprese, il porto, e che permetteranno al sindaco Marco Bucci di divenire a tutti gli effetti il commissario straordinario genovese, facendo poi partire le opere di demolizione e costruzione del ponte. Nonostante le polemiche scaturite dopo la votazione dei dissidenti del Movimento 5 Stelle in merito al condono Ischia (contenuto all’interno dello stesso decreto Genova), arriverà l’approvazione, anche perché la Liguria è stata profondamente penalizzata dal Morandi.
DECRETO GENOVA: OGGI L’ULTIMO VOTO
Al di là dell’immagine a dir poco negativa del capoluogo ligure nel mondo in questi mesi, il turismo ne ha risentito, come spiegato dalla Cgil, senza tralasciare le questioni puramente pratiche, come le ritorsioni sul traffico, che stanno creando non pochi grattacapi a tutti i viaggiatori genovesi. Ovviamente vi sono pareri contrari in merito al trattamento della questione Morandi in questi ultimi tre mesi, come fa chiaramente capire l’ex presidente del consiglio, Matteo Renzi: «Genova per loro è solo un pretesto – le parole del senatore del Partito Democratico rilasciate ai microfoni de Il Secolo XIX – tengono in ostaggio una città per il loro consenso. Tolgano le norme su Ischia e i fanghi e lo votiamo». Quindi Renzi ha aggiunto: «Da subito noi abbiamo dato la massima disponibilità a collaborare con il governo. Ma è stata disprezzata. Il governo ha scelto di attaccare per calcolo politico, Toninelli dopo due ore dal crollo dava la colpa ai governi precedenti. Ci hanno accusato di avere preso soldi da Autostrade salvo poi scoprire che invece era la Lega ad averli ricevuti». Renzi promette “un intervento durissimo” oggi in aula per la votazione.