Dopo tante discussioni al proposito cambia la recita del Padre Nostro, l’unica preghiera che Gesù ha insegnato di persona agli uomini. Il passo “incriminato” era quello “non indurci in tentazione” perché ovviamente, si è detto, Dio non potrà mai mettere gli uomini in tentazione. Quello è affare del diavolo. Ha scritto su Avvenire Riccardo Maccioni: ““Se c’è una verità di cui nessun credente può dubitare è che il Padre celeste non ci abbandona mai. Tantomeno nei momenti di difficoltà, nella prova, quando la libertà delle creature deve fare i conti con i limiti della condizione umana. Il suo stile è la misericordia, il suo cuore si apre come una casa per i figli”. Tra l’altro è la versione italiana che dice queste parole.
PADRE NOSTRO E GLORIA, NUOVE TRADUZIONI
Al proposito i primi a sollevare il problema erano stati il cardinale Martini e il cardinale Biffi. Da oggi la preghiera insegnata da Gesù si potrà recitare con le parole “non abbandonarci alla tentazione” in tutte le occasioni. Il testo del nuovo Messale Romano verrà adesso sottoposto alla Santa Sede “per i provvedimenti di competenza, ottenuti i quali andrà in vigore anche la nuova versione del ‘Padre Nostro (“non abbandonarci alla tentazione”) e dell’inizio del ‘Gloria’ (da “pace in terra agli uomini di buona volontà” a “pace in terra agli uomini amati dal Signore”)” come ha comunicato oggi la Cei. Sempre secondo Maccioni si è trattato di un problema di traduzione in italiano, cosa che purtroppo nella Bibbia si è verificato più volte e ancora molti passi sono soggetto di studio e possibile revisione (ad esempio l’ultima cena, quando Gesù dice “Prendete, e mangiatene tutti: questo è il mio Corpo offerto in sacrificio per voi”; nel vangelo di san Marco “in sacrificio” non appare ed è opinione di molti studiosi che Gesù non l’abbia mai detto, anche perché il concetto di sacrificio è quanto di più lontano dal cristianesimo). Per il Padre Nostro è la terza edizione della preghiera. Sotto esame la formula latina del messale contenuto nel Vangelo (“et ne nos inducas in tentationem”) di cui è cambiata la traduzione. Nel nuovo testo, invece, si richiama a un appello al Signore perché non abbandoni i suoi fedeli nel momento delle tentazioni.