Perché usare in modo strumentale i giovani che a Napoli hanno resuscitato le Catacombe di San Gennaro, a Sanità, per manovre di politica ecclesiastica?

Quello che ancora oggi lascia veramente senza parole di fronte alla vicenda dei ragazzi napoletani della “Paranza” è che nessun rappresentante della Chiesa senta il bisogno di dire “scusate, abbiamo sbagliato”.



Ricapitoliamo i fatti, per chi ancora non conoscesse la storia. Tutto ha inizio da una richiesta, ai sensi del contratto di gestione stipulato in origine, da parte della Curia romana — rappresentata dalla Pontificia commissione di Archeologia Sacra — del 50 percento dei ricavi derivanti dalla vendita dei biglietti staccati per la visita delle Catacombe di San Gennaro a Napoli.



In realtà si tratta di un consistente “success fee”, visto che le catacombe, fino a pochi anni fa lasciate nell’abbandono totale, hanno fruttato nelle mani di una cooperativa sociale di circa 32 ragazzi del quartiere, denominata “La Paranza”, a mo’ di sfottò del più famoso uso camorristico del termine, oltre 800mila euro all’anno, con oltre 100mila visitatori. Facendo due rapidi conti, l’ente religioso pretende il saldo di circa 1.600.000 euro. Inutile dire che questi soldi non ci sono e che la richiesta, se mantenuta, manderebbe gambe all’aria la cooperativa.

Però nessuno aveva informato il solerte funzionario dell’ente ecclesiastico che quei ragazzi fanno parte di un progetto bellissimo che ha come scopo il recupero di giovani disagiati, cioè finora lasciati per strada. Il successo del progetto sta nel fatto che questi ragazzi hanno ritrovato il senso della loro vita rimanendo nel loro quartiere e parlando di cultura e storia ad una gran folla di visitatori, passati, come dicevamo, da zero a 100mila in quattro anni.



Questo progetto porta tre firme illustri: quella di don Antonio Loffredo, storico parroco anti-camorra della Sanità; quella di Ernesto Albanese, manager di alto livello che, dopo l’assassinio del suocero mentre era a un bancomat, ha deciso di dedicare tutto il suo impegno ai ragazzi di quel quartiere; e infine quella di Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione con il Sud, che ha messo i capitali per far partire la cooperativa.

La città, come non accadeva da anni, è insorta unita contro questa richiesta stupida quanto burocratica. Non solo istituzioni, forze della cultura, media e associazionismo si sono affrettati a prendere posizione a favore dei ragazzi, ma una petizione per Papa Francesco lanciata sulla piattaforma Change.org ha raggiunto in poche ore oltre 80mila firme e sono in fortissimo aumento.

Come spesso accade, anche le “schifezze” — e questa è proprio una schifezza — hanno un padre e una madre, e uno scopo recondito. Nel senso che la “manina” che ha spinto il solerte prelato in realtà mira più in alto, e in particolare essa pretende di condizionare la scelta del nuovo vescovo della città. Tema all’ordine del giorno, visto che il cardinale Crescenzio Sepe è in “prorogatio”, ottenuta proprio a causa del rinvio della decisione su chi dovrebbe sostituirlo.

Del resto di voci ed illazioni sulla gestione degli ultimi anni della curia napoletana incominciano a circolare numerose, come nel caso delle foto apparse in questi giorni che ritraggono altri siti religiosi — in questo caso parliamo di chiese consacrate — adibiti a feste private a pagamento, alcune addirittura blasfeme, come in effetti sono i festeggiamenti un po’ macabri di Halloween.

Ma che “c’azzeccano” i ragazzi della Paranza? Perché prendersela con loro?

I preti della curia hanno fatto sapere a propria difesa che tutto ha avuto origine da una mail, assai scandalizzata, di un fedele che faceva notare come sul sito ufficiale il prezzo del biglietto era indicato in 5 euro, mentre in realtà era salito ad 8. Il delatore sapeva di fare una mala azione, perché questa mail l’ha inviata quasi di nascosto, in una notte di un anno fa, eppure ha ottenuto di far aprire un indagine ad alto livello, di cui sembra essersene occupato in prima persona il cardinale Gianfranco Ravasi.

Intanto i ragazzi della Sanità stanno conoscendo giustamente il loro momento di notorietà. Tutti i giornali nazionali ne parlano da giorni come eroi e la città si è stretta intorno a loro. Il meritato successo imprenditoriale sta facendo il giro del mondo. Sono davvero bellissimi in decine di foto mentre sereni e sorridenti si abbracciano, rivelando nei volti non solo la loro grande correttezza ma anche la profonda convinzione di stare dalla parte della ragione.

Bellissima la dichiarazione di Sylvain Bellenger, il francese che dirige da qualche anno il Museo di Capodimonte, costruito nel Settecento proprio sopra le catacombe: “se avessi il potere di farlo, quei ragazzi li assumerei tutti, sono la cosa migliore prodotta dalla città in questi anni. In fin dei conti, dovrebbe essere proprio la Chiesa a pagare i ragazzi”.

E la Chiesa? Ancora non fa sapere di aver capito di aver preso un granchio? Ancora non c’è un prelato più in alto di grado pronto a chiedere scusa a tutti per il fastidio dato? Sarebbe proprio il caso di rimettere a posto le cose,  ma soprattutto di ringraziare pubblicamente i ragazzi della Paranza, per la lezione ricevuta.