Il pizzo questa volta lo chiedevano i soldati, per l’esattezza quattro paracadutisti del 183esimo Nembo di Pistoia in servizio di pattuglia nei dintorni di Prato, dove esiste una delle più grandi comunità cinesi d’Italia grazie alle molte aziende di tessili. I quattro sono stati messi ai domiciliari con l’accusa di concussione. Dopo una indagine della squadra mobile locale sono stati loro contestati otto casi tra maggio e luglio scorsi di richiesta di somme tra i 50 e i 100 euro ottenute taglieggiando gli autisti di furgoni che trasportavano merci tra i cinesi della zona. Sembra che i posti di blocco venissero fatte in zone dove non era prevista la presenza delle missioni Strade sicure.
LA VERGOGNA DELL’ESERCITO
Sarebbero tutti e quattro militari professionisti di età compresa fra i 22 e i 43 anni, tutti toscani, scoperti grazie a intercettazioni telefoniche ottenute dopo la segnalazione dei fatti da parte di qualcuno, probabilmente una cinese stufo di sborsare soldi ai quattro paracadutisti. Da parte dei vertici dell’esercito italiano giugno una nota in cui si esprime “profondo sdegno e condanna”: “Il personale coinvolto si è macchiato, laddove le attività di indagine lo confermassero, di un comportamento inqualificabile per uomini e donne che indossano l’uniforme”. Comportamenti, si legge ancora, che “violano i principi e i valori dell’etica militare”.