Lo Stato fa segnare un punto importante a proprio favore nella partita contro la mafia e in particolare contro il capo di Cosa Nostra, quel Matteo Messina Denaro che continua a sfuggire alla cattura dal lontano 1993. Polizia e Guardia di Finanza di Trapani hanno infatti sequestrato beni per 21 milioni di euro a due imprenditori considerati vicini alle famiglie mafiose della provincia. Come riportato dall’Ansa, “le indagini hanno evidenziato l’appartenenza dei due ad un gruppo di imprenditori che “Cosa nostra” ha utilizzato, su mandato del “rappresentante provinciale” Matteo Messina Denaro per esercitare, per oltre un decennio, il condizionamento nelle fasi di aggiudicazione di appalti, nell’esecuzione delle opere e nelle forniture”. Nello specifico, compito degli imprenditori, era quello di controllare per la mafia i meccanismi illeciti di aggiudicazione dei lavori pubblici e dell’esecuzione dei lavori, assicurandosi che l’impresa aggiudicataria versasse una percentuale ai funzionari pubblici corrotti ed alla famiglia mafiosa di Trapani. (agg. di Dario D’Angelo)



MESSINA DENARO: 21 MILIONI DI EURO DI BENI CONFISCATI

Matteo Messina Denaro, sequestrati beni per oltre 21 milioni di euro: imponente blitz della polizia e della Guardia di Finanza di Trapani nei confronti del boss latitante siciliano. Come riportato dai colleghi dell’Ansa, le forze dell’ordine hanno confiscato 52 appartamenti, 9 ville, 11 magazzini, 8 terreni, 19 garage, macchine, conti correnti e società per un totale di oltre 21 milioni. Coinvolti due imprenditori, accusati di essere stati collusi con esponenti mafiosi della provincia trapanese: attivi nel mondo dell’edilizia, i due uomini hanno operato nel settore dei lavori appaltati da enti pubblici in Sicilia su mandato proprio di Messina Denaro. Ansa sottolinea che il provvedimento è stato emesso al termine delle indagini condotte dai poliziotti della Divisione Anticrimine svolte congiuntamente dalla Divisione Anticrimine e dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Trapani.



CONDIZIONATE GARE DI APPALTO

Un altro duro colpo alla mafia e a uno dei mafiosi latitanti più ricercati di sempre, con la polizia e la Guardia di Finanza che hanno scoperto l’appartenenza dei due imprenditori a un gruppo utilizzato da Cosa Nostra per condizionare le gare di appalto e l’esecuzione delle opere. Continua la caccia a Matteo Messina Denaro, con la polizia che lo scorso ottobre ha arrestato un altro latitante ritenuto molto vicino al trapanese: parliamo di Vito Bigione, identificato e ammanettato a Oradema, in Romania. A giugno, invece, un blitz delle forze dell’ordine contro i fiancheggiatori del boss: 17 persone finite sotto indagine, tutte residenti nei comuni di Castelvetrano, Mazara del Vallo, Partanna, Santa Ninfa, Salaparuta e Campobello di Mazara.

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