Un’inchiesta di Repubblica ha riportato alla luce il caso dei pedofili della Bassa, la storia giudiziaria tra Mirandola e Finale Emilia dove 16 bambini furono strappati dalle braccia di genitori innocenti. Non c’erano prove, ma solo sospetti che la notte, nei cimiteri di campagna, avvenissero abusi sessuali collettivi su minori, anche neonati, nel corso di rituali satanici e sacrifici umani. Tante famiglie sono state sconvolte da questa vicenda, una madre si è suicidata. La ferita non si è mai rimarginata, anche perché è piena di dubbi e se ne parlerà anche a Matrix stasera. Sul caso si è espresso il sindaco di Mirandola, Maino Benatti: «Ricordo che si è arrivati fino a un terzo grado di giudizio. Se ci sono fatti nuovi e concreti, si vada in Procura, altrimenti temo che questo clamore non risolva il dolore e lo strazio». Ma l’avvocato Patrizia Micai sta valutando la richiesta di riapertura del processo. Anche sul fronte politico questa vicenda è tornata alla ribalta. Nel Consiglio dell’Unione Area Nord sono stati interpellati tutti i protagonisti, all’epoca in servizio all’Ausl, al Comune di Mirandola e all’Ucman, per riferire in merito. «A questo risultato si è arrivati dopo un lunghissimo consiglio in cui abbiamo impostato l’accento su potenziali irregolarità amministrative che sono ancora tutte da chiarire», ha dichiarato Antonio Platis, consigliere di Forza Italia. Con il senatore di FI Enrico Aimi ha chiesto al ministero della Giustizia di «inviare gli ispettori per verificare l’operato dei servizi sociali di Mirandola che hanno fornito documenti e prove al Tribunale dei minori di Bologna e al Tribunale di Modena». (agg. di Silvana Palazzo)
INCHIESTA CHOC SU BAMBINI SOTTRATTI ALLE FAMIGLIE
Finale Emilia, inchiesta choc su bambini sottratti alle famiglie: nuovi aggiornamenti a Storie Italiane sull’inchiesta di Pablo Trincia per Repubblica. I fatti risalgono a venti anni fa, al 1998, e ora due ragazze hanno deciso di fare luce su uno dei casi di pedofilia più oscuri di sempre. I Comuni coinvolti hanno deciso di aprire un’indagine, con l’intervento di un sottosegretario alla giustizia, e Sonia, una delle ragazze coinvolte ai tempi, che ha affermato: “Mi sono sentita sequestrata da assistenti sociali, psicologhe, giudici e tutto quello che c’era dietro, Mi hanno detto che mia madre non era brava e che abusavano di me, ma io sono certa che erano le psicologhe che mi dicevano quello che dovevo dire. Violenze psicologiche e basta, questo erano: cioè lei parlava un’ora, per quattro anni e mezzo tutte le settimane davanti a una bambina che piangeva”. Un’altra ragazza, Marta, venne indotta ad accusare la madre attraverso la tecnica del disvelamento progressivo: “Una tecnica che oggi la comunità scientifica considera una non scienza: si tratta di prendere un bambino sospettato di aver subito abusi e di fargli delle domande molto mirato, di suggerirgli delle risposte e di condizionarlo”, sottolinea Pablo Trincia.
PEDOFILIA FINALE EMILIA: “CI COSTRINSERO AD ACCUSARE”
Sono 16 i bambini tolti ai genitori accusati ingiustamente secondo quanto trapela dall’indagine di Pablo Trincia, con l’inviato de Le Iene che a Storie Italiane ha spiegato: “Bimbi allontanati sulla base di sospetti che fossero abusati dalle famiglie, nel cuore della notte: dopo diversi mesi di colloqui con la stessa psicologa dell’Asl di Mirandola, tutti hanno fatto gli stessi racconti grotteschi e assurdi”. Non ci sono infatti testimoni e prove “di persone scomparse, cadaveri o sangue”, Trincia sottolinea: “panico morale e panico satanista, molti di questi bambini nonostante l’assoluzione dei genitori odiano madri e padri”. Una delle due ragazze che hanno contattato Trincia, Marta, era stata indotta a confessare di aver subito delle violenze sessuali dalla madre. Ecco uno stralcio del colloquio con la psicologa risalente al 1998: “Mi portava in posti brutti, al cimitero e in casa di altre persone. Quando mi portava al cimitero? Verso sera, alcune volte anche di pomeriggio. Cosa avveniva? Mi facevano del male”. “Lo facevano tutti o lo faceva solo qualcuno?” incalza la psicologa, con la bimba che aggiunge: “La mamma cosa faceva? Guardava e dopo alla fine davano i soldi alla mamma”. Questo il commento di Trincia: “Ci sono delle cose che non vanno in questo colloquio, mi ha lasciato perplesso il comportamento della psicologa: non mi spiego come una professionista possa arrivare a credere una cosa di questo tipo, questo tipo di atteggiamento è stato utilizzato con tutti i bambini”.
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