Pochi ricchi sempre più ricchi, tanti poveri sempre più poveri e sempre più numerosi. I primi hanno mezzi potenti che fanno giungere lontano, clamorosa, la propria arroganza; i secondi gemono in modo sempre più flebile senza riuscire a far arrivare in nessun luogo in maniera significativa il proprio lamento. Ecco perché il Papa dispiega la propria voce a favore di questi ultimi: cerca di dare voce a chi non ha voce. È questo, in sintesi, il messaggio del Papa nella giornata mondiale del povero che si è celebrata ieri.



“Il grido dei poveri — ha scandito il Papa — diventa ogni giorno più forte, ma ogni giorno meno ascoltato, sovrastato dal frastuono di pochi ricchi, che sono sempre di meno e sono sempre più ricchi”. I poveri che bussano al cuore del Romano Pontefice non sono solo quelli delle periferie del mondo o delle zone di guerra. Il grido dei tanti che piangono mentre pochi “epuloni” banchettano è certamente il loro ma anche quello dei “bambini che non possono venire alla luce, di piccoli che patiscono la fame, di ragazzi abituati al fragore delle bombe anziché agli allegri schiamazzi dei giochi. È il grido di anziani scartati e lasciati soli. È il grido di chi si trova ad affrontare le tempeste della vita senza una presenza amica”.



La straordinaria eloquenza del vangelo sta anche nella sua capacità di parlarci, a duemila anni di distanza, dei drammi della quotidianità: di portarci tutti interi dentro le nostre scelte di vita dandoci la possibilità di cambiare dopo esserci feriti per colpa delle nostre scelte, di spingerci a prendere posizione rispetto al nostro sistema economico.

La vicenda del ricco epulone e di Lazzaro le cui piaghe vengono leccate da un cane (cfr. Lc 16, 19-31), ci parla della crudeltà del nostro consumismo: come avviene oggi per moltissime persone abbandonate, anche allora solo i cani si avvicinavano al suo corpo per consolarlo (v. 21).



Nella nostra società quante volte sono soprattutto gli anziani i nuovi Lazzaro, che pagano duramente lo scotto di uno sviluppo diseguale e disarmonico. È frequente che siano proprio gatti, cani ed altri animali a dare un po’ di affetto a queste persone lasciate indietro e lasciate sole da noi che andiamo sempre troppo veloci. Non dimentichiamoci che i cani nel vangelo hanno solo ruoli positivi: sia questo di Lazzaro che quello della donna siro-fenicia (cfr. Lc 16,21; Mc 7, 28). Santi come Francesco d’Assisi e Antonio Abate avevano negli animali interlocutori graditi e, in fin dei conti, gli animali sono stati cacciati dal paradiso terrestre per colpa nostra, non loro. L’immagine del povero Lazzaro consolato dai cani dovrebbe essere anche un monito: il cambiamento non passa solo per gesti e iniziative politiche di ampio respiro, ma inizia dai piccoli gesti quotidiani alla portata di tutti. Cosa c’è di più piccolo di un cagnolino che lecca una piaga? Ebbene il vangelo ci dice che se non disprezzassimo un bene minimo come quello, il piccolo bene che tutti noi possiamo fare, certamente arriveremmo poi anche alle indispensabili scelte politiche, educative e sociali che è necessario compiere.

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