Dall’unione del cigno e di Leda nacque gran parte del mito greco che tutti noi conosciamo: è interessante come il sito straordinario di Pompei possa far fuoriuscire, millenni dopo, spunti per accrescere sempre più la grande arte e cultura di quella Italia passata che si sentiva molto più vicino alla Grecia di quanto immaginabile. L’omaggio all’interno della civiltà pompeiana al mito del Cigno è presto che spiegata: la scena ad alto tasso erotico – diremmo noi volgarmente oggi – rappresenta il congiungimento di Giove con la bella moglie di Tindaro (re di Sparta). Da quel doppio amplesso nasceranno dei discendenti decisivi per la storia del mito classico: i gemelli Castore e Polluce (i Dioscuri) dall’unione tra Leda e il cigno-Zeus, mentre Elena e Clitemnestra nacquero dal secondo rapporto di Leda con il marito Tindaro. La prima figlia è la famosissima futura moglie di Menelao e causa dalle Guerra di Troia, mentre la seconda è la moglie di Agamennone, il comandante che guidò gli Achei contro i Troiani proprio per recuperare la meravigliosa cognata. (agg. di Niccolò Magnani)
TUTTI GLI ALTRI RIFERIMENTI AI MITI GRECI
Secondo la Soprintendenza degli Scavi di Pompei, l’episodio di Giove-cigno e della regina Leda gode di una notevole popolarità nell’epoca pre-eruzione del Vesuvio: «attestato in varie domus, con diverse iconografie (la donna è in genere stante, e non seduta come nel nuovo affresco, e in alcuni casi non è raffigurato il momento del congiungimento carnale)», si legge nel lungo comunicato dopo l’eccezionale ritrovamento di questi ultimi giorni. Le altre rappresentazioni con riferimenti ai grandi classici del mito greco vedevano di norma il Citarista, la Venere in Conchiglia, il Meleagro ma anche «i Capitelli Colorati, Arianna, la Caccia Antica, Fabio Rufo, Fontana d’Amore, la Regina Margherita e gli Amorini Dorati» spiega sempre la Soprintendenza. Per quanto riguarda invece il mito specifico della Leda col cigno, vi sono diversi affreschi staccati dalla vicina Ercolano e da Villa Arianna a Stabia: si trovato oggi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e addirittura anche in uno specchio d’argento del tesoro di Boscoreale, oggi conservato al Louvre. (agg. di Niccolò Magnani)
L’AFFRESCO “A LUCI ROSSE”
L’ultima magnifica scoperta che Pompei ha restituito al mondo, è un affresco sensazionale con protagonista Leda, regina di Sparta, mentre viene ingravidata da Giove, il re degli dei trasformatosi in cigno pur di averla. La scena ritratta, rinvenuta nella camera da letto di una casa in via del Vesuvio, è non solo di elevata qualità esecutiva ma eccezionalmente sensuale, il tutto grazie ai fantastici colori ed alle sfumature che la caratterizzano. Un ritrovamento “eccezionale e unico”, come anticipato dal direttore del Parco Archeologico Massimo Osanna interpellato dall’Ansa. Questo appena rinvenuto, infatti, rappresenta il primo esempio di riferimento al mito greco “con questa iconografia decisamente sensuale, che sembra guardare al modello scultoreo di Timoteo”. In generale a Pompei riferimenti alla mitologia greca sono molto diffusi ma mai come in questo caso. A custodire l’importante affresco a luci rosse è una dimora che custodisce nel suo ingresso anche un altro ritratto importante, quello di “un priapo nell’atto di pesarsi il grande fallo”.
LEDA E IL CIGNO, LA SCOPERTA DURANTE GLI SCAVI A POMPEI
Leda ed il cigno, protagonisti dell’affresco trapelato in una grande abitazione in via del Vesuvio, a Pompei, sono stati scoperti durante i lavori di riprofilatura dei fronti di scavo e finanziati con i fondi europei previsti dal grande Progetto per la risistemazione di Pompei. Quasi certamente la casa in questione apparteneva ad un ricco commerciante desideroso di elevare il suo status, come evidenziato dalla presenza di affreschi con riferimenti espliciti alla mitologia greca. Il direttore Osanna, all’agenzia di stampa Ansa ha tenuto a ribadire l’elevata importanza di questo ritrovamento a partire dal fatto che il ritratto di Leda è “diverso da tutti gli altri fino ad oggi ritrovati in altre case”. Leda e il cigno, nella cittadina romana è un riferimento molto diffuso ma mai era emerso in modo così sensuale, ammiccante, in grado di rapire con il suo sguardo obliquo chi entra nella stanza. Purtroppo però, saranno poche le altre informazioni che si potranno avere in merito alla dimora ed al suo proprietario dal momento che per esigenze di sicurezza gli altri ambienti non potranno essere riportati alla luce. Per questo, ha anticipato il direttore, i due affreschi rinvenuti potrebbero essere rimossi e spostati in un luogo dove potranno essere salvaguardati ma soprattutto esposti al pubblico.