La teoria dell’ingegnere Agostino Marioni sul crollo del Ponte Morandi ha del clamoroso. Nel mirino è finito il tir Fiat Stralis della MCM Autotrasporti di Novi Ligure, che trasportava un rotolo d’acciaio da 440 quintali quel 14 agosto. Per l’ingegnere è quello il vero responsabile della tragedia. Nelle scorse ore è arrivata la smentita della ditta, ma l’ipotesi era stata già scartata dagli inquirenti. Nei primi giorni dell’inchiesta, la Procura e i militari del Primo Gruppo della Guardia di Finanza, diretti dai colonnelli Ivan Bixio e Giampaolo Lo Turco, avevano preso in considerazione l’ipotesi che il camion potesse aver avuto un ruolo nel crollo del viadotto Polcevera, ma l’idea che il mezzo, il suo peso e l’eventuale perdita della bobina potesse essere la causa diretta del crollo non pare sia stata mai ritenuta plausibile dagli investigatori, tanto meno dai consulenti della Procura. Al massimo la bobina potrebbe essere stata il colpo di grazia su un ponte già usurato. Un viadotto non può crollare solo perché un camion perde il proprio carico, per quanto pesante sia. Come riportato da Repubblica, il procuratore capo Francesco Cozzi sulle parole di Marioni non si è voluto sbilanciare: «Al momento non voglio dire nulla». (agg. di Silvana Palazzo)
SCATTANO ALLARMI DEI SENSORI SUI MONCONI
In attesa di capire meglio se la tesi dell’ingegner Marioni in merito al crollo del Morandi causato dalla caduta di una bobina da 440 quintali, sia reale o meno (la ditta interessata ha già smentito, leggi più in basso), sono proseguiti quest’oggi i rientri degli sfollati nelle case della zona rossa, per proseguire le operazioni di trasloco. Purtroppo per loro, però, il maltempo ha definitivamente sospeso le operazioni, e di conseguenza il tutto è stato posticipato a domani, condizioni meteo permettendo. Gli ingressi, come ricorda l’edizione online de Il Secolo XIX, erano iniziati questa mattina, sul lato del Campasso. Dovevano entrare gli abitanti dei civici 39 e 41, già bloccati lo scorso weekend per il maltempo, ma anche la giornata odierna si è conclusa con un buco nell’acqua. Attorno alle ore 13:00, infatti, sono suonati gli allarmi dei sensori messi sui monconi rimasti del Morandi, e di conseguenza i palazzi sono stati sgomberati in fretta e furia. Le operazioni sono quindi riprese dopo il cessato allarme, ma alle 15:00 c’è stata una nuova allerta per via del forte vento, e dopo le 16:00 è stato decretato lo stop definitivo. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
NEGATO IL CROLLO DELLA BOBINA
MCM Autotrasporti di Novi Ligure nega che il crollo del Ponte Morandi sia stato causato da uno sei suoi camion. L’ipotesi è stata lanciata dall’ingegner Agostino Marioni, sentito come testa in Procura. Uno dei titolari della ditta, Silvio Mazzarello, smentisce l’ipotesi della bobina caduta: «Prima di esprimere pareri, sarebbe necessario approfondire meglio quanto accaduto». Mazzarello, come riportato da SkyTg24, ha evidenziato l’estraneità della sua ditta alla vicenda. Quella mattina sul Ponte Morandi c’erano due tir dell’azienda, entrambi partiti dall’Ilva di Genova e diretti allo stabilimento di Novi Ligure, ma «dal primo, transitato 2 minuti prima del crollo e arrivato regolarmente a destinazione, non abbiamo ricevuto alcuna segnalazione». Il secondo invece è stato risucchiato all’indietro dal viadotto e il conducente, Giancarlo Lorenzetto, è uscito illeso. «Si sta facendo disinformazione. In 45 anni di attività abbiamo trasportato milioni di chili di coils e non abbiamo mai avuto problemi». Inoltre, sottolinea Mazzarello, tutta la documentazione era in regola, così come la velocità. (agg. di Silvana Palazzo)
DITTA SMENTISCE IPOTESI, “NON È CADUTA”
Una “cannonata”, effetto della caduta da un tir di una bobina di acciaio di 3,5 tonnellate: questa, secondo l’ingegnere Agostino Marioni, ex presidente di Alga, che si occupò dei lavori di rinforzo della pila 11 del ponte nel 1993, potrebbe essere stata la causa del crollo del ponte Morandi. Una tesi smentita con forza da Silvio Mazzarello, uno dei titolari della MCM Autotrasporti di Novi Ligure (Alessandria), convinto del fatto che a causare la strage in cui hanno perso la vita 43 persone non sia stato uno dei suoi camion:”La bobina era ancora sul semirimorchio – ha detto all’Ansa – nel proprio alloggiamento, quando il tir è finito sotto il ponte Morandi. Lo si capisce da come si è deformata e dallo stato del mezzo. Tutto è documentato dalle foto della polizia”. Insomma una forte smentita rispetto alle dichiarazioni rese dall’ingegnere Marioni. Agli inquirenti stabilire la verità dei fatti. (agg. di Dario D’Angelo)
PERITO AUTOSTRADE: “SENSORI SUL PONTE NON BASTANO”
Stanno facendo discutere non poco le dichiarazioni di Agostino Marioni, dipendente di Autostrade per l’Italia, che rispetto alle cause che hanno portato al crollo del ponte Morandi ha parlato della caduta di un carico molto pesante sul viadoto. Intervisto da Report, su Rai Tre, il perito di autostrade Giuseppe Mancini ha anche espresso tutti i suoi dubbi sulla reale utilità dei sensori che in questi giorni vengono piazzati su quel che è rimasto del viadotto venuto giù lo scorso 14 agosto e che secondo il governo dovrebbero garantire un monitoraggio in tempo reale della struttura. Mancini a tal proposito ha dichiarato:”Se ci fossero stati i sensori si sarebbe visto il ponte che stava per crollare? No. I sensori stanno misurando i movimenti del ponte. Tutti pensano metto i sensori così sto tranquillo. Ma tranquillo perché? I sensori le dicono se c’è un’evoluzione sfavorevole, ma qui il problema non è quello. Qui il problema è un evento accidentale”. (agg. di Dario D’Angelo)
COZZI, “ASPETTIAMO ANCORA PIANO DEMOLIZIONE”
La nuova teoria sul crollo del ponte Morandi, dovuto alla perdita di un carico molto pesante di un tir, verrà approfondita nei prossimi giorni dai pm che stanno portando avanti le indagini sul viadotto. Francesco Cozzi, il procuratore capo di Genova, ha rilasciato intanto un’intervista ai microfoni del quotidiano Repubblica, in cui ha affrontato il tema della demolizione dello stesso ponte Morandi, a tutt’oggi, a quasi tre mesi da quei tragici eventi, ancora ferma: «Sono costretto a far notare – dice il procuratore – che stiamo ancora aspettando un piano di demolizione. Per ora nessuno ci ha mandato niente. Noi chiediamo solo che quando il ponte verrà demolito si tenga conto delle nostre esigenze. Ma se venisse deciso che il viadotto va abbattuto domani, certo non ci opporremo». Intanto nella giornata di ieri si è recato presso i tendoni degli sfollati in via Fillak, l’arcivescovo Angelo Bagnasco, che ha visitato il luogo del crollo, descritto così: «Sembrano due braccia che hanno perso il corpo, ma ritornerà tutto. La coesione per far ripartire questa città esiste». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
MANCINI: “NON E’ CADUTO PER LO STRALLO”
L’ingegnere Agostino Marioni e la sua teoria sul crollo del ponte Morandi stanno facendo discutere. Secondo il dipendente di società Autostrade sarebbe il rotolo di acciaio di 440 quintali trasportato dall’autoarticolato Fiat Stralis della Mcm autotrasporti ad aver causato la tragedia del 14 agosto 2018 a Genova. E sulla vicenda sta indagando anche Report, con l’inchiesta di Giovanna Boursier. L’inviata ha intervistato Giuseppe Mancini, perito di Autostrade per l’Italia: “Quello dello strallo è sicuramente da escludere. Non è stato quello come primo elemento. Sovraccarico? No. Diluvio? Neanche. Lei sta cercando una causa, ma non c’è mai una causa sola. Ci sono condizioni in cui si verificano delle azioni che sono di natura eccezionali”. E sottolinea: “Noi progettisti non possiamo assicurare la sicurezza assoluta, è questo il problema difficile da accettare per un esperto”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
NUOVA TESI SUL CROLLO
Una nuova teoria sulla caduta del viadotto Morandi sta prendendo piede in queste ultime ore, ed è quella dell’ingegner Marioni, che per anni ha lavorato per Autostrade. La tesi dell’esperto ha del clamoroso, ma potrebbe essere considerata, se non la causa principale del crollo, per lo meno, la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Nel mirino vi é un autoarticolato Fiat Stralis della Mcm autotrasporti di Novi Ligure, uno degli ultimi mezzi pesanti ad aver percorso il viadotto quel tragico 14 agosto. Al momento del crollo stava passando sul ponte con un carico di 440 quintali, un rotolo d’acciaio, perso durante il tragitto. Nessuno ha mai preso in considerazione che a far cadere il Morandi sia stato un camion, ma come detto in apertura, la forte sollecitazione a cui è stato posto il viadotto dopo la caduta della bobina, potrebbe aver dato il colpo di grazia alla struttura, già corrosa in maniera inconfutabile. Al momento i pm che stanno indagando sulla caduta del viadotto non hanno voluto esprimersi in merito alla tesi dell’ingegnere Marioni, ma tale opzione non va affatto scartata. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
ALTRI DUE REPERTI CHIAVE
Proseguono le indagini sul crollo del Ponte Morandi. I periti nominati dalla Procura di Genova, che sta indagando per omicidio colposo, disastro colposo e attentato alla sicurezza dei trasporti, hanno individuato altri due reperti “chiave” che potrebbero essere inviati al laboratorio di Zurigo insieme a quello “132”, una parte di strallo in cui c’è una corrosione dei cavi in acciaio. I due nuovi reperti sono una porzione di impalcato e un tratto della pila crollata. Intanto sono stati rafforzati gli uffici giudiziari. Lo ha deciso il ministero della Giustizia per «assicurare urgentemente giustizia» ai familiari delle vittime del disastro dell’agosto scorso. Quindi saranno distaccate temporaneamente 33 unità a Genova, al Tribunale e alla Procura. Come riportato da SkyTg24, si tratta di personale con le qualifiche di Funzionario giudiziario, Cancelliere esperto, Assistente giudiziario e Operatore giudiziario. (agg. di Silvana Palazzo)
CROLLO PONTE MORANDI, “FORSE PER CADUTA BOBINA DA TIR”
Il Ponte Morandi di Genova potrebbe essere crollato a causa di una bobina di acciaio. Lo sostiene Agostino Marioni, ingegnere ex presidente della società Alga che si occupò dei lavori di rinforzo della pila 11 nel 1993. Inizialmente pensò che la causa del disastro fosse la corrosione degli stralli. «Poi vedendo alcuni video ho iniziato a ipotizzare che a far collassare il viadotto potrebbe essere stata la caduta del rotolo di acciaio trasportato dal camion passato pochi secondi prima». Marioni ha spiegato di aver fatto dei calcoli in base ai quali se il tir, che viaggiava a circa 60 chilometri orari, avesse perso il rotolo, che pesa 3,5 tonnellate, «avrebbe sprigionato una forza cinetica pari a una cannonata». Per l’ingegnere è facile verificarlo: «Basta controllare se sul coil (la bobina di acciaio, ndr) ci sono tracce di asfalto». Inoltre, Marioni – come riportato da Il Messaggero – ha spiegato come mai Autostrade decise di eseguire i lavori sulla pila 11.
AGOSTINO MARIONI SENTITO IN PROCURA
C’erano problemi di corrosione legati ad un difetto costruttivo. «I cavi all’interno degli stralli di quella pila non vennero sistemati bene per cui il calcestruzzo non li aveva perfettamente avvolti. Per questo si sono corrosi», ha dichiarato Agostino Marioni, sentito come persona informata dei fatti in procura dal pm Massimo Terrile che indaga sul crollo del Ponte Morandi a Genova. L’ingegnere ha aggiunto, come riportato da Il Messaggero, che «anche le pile 9 e 10 presentavano qualche problema ma in misura minore, di poco rilievo». Il professionista, che per anni si è occupato di eseguire lavori su richiesta di Aspi in vari viadotti italiani, e che ora lavora in Cina, sostiene anche che quel che resta del viadotto «non va demolito». Sarebbe un errore e «come demolire il Duomo di Milano perché è crollata una guglia. La soluzione migliore sarebbe quella di riparare la struttura, magari facendo le parti in acciaio e a vista».