In Campania la Zes (Zona economica speciale) riguarda i porti di Napoli, Salerno e Castellammare, un’area di 5mila ettari in cui sono compresi, oltre ai tre porti, i retroporti, gli interporti e le aree di sviluppo industriale.

Le Zes si caratterizzano, in particolare, per la maggiore capacità di catalizzare investimenti diretti esteri grazie alla concessione di agevolazioni fiscali, finanziarie, amministrative ed infrastrutturali e si sono rivelate un efficace strumento di accelerazione economica, rispetto al modello di zona franca tout court, che non ha, fra l’altro, la funzione di attrarre capitali e tecnologie dall’estero.



La versione moderna di Zona economica speciale è stata istituita negli Stati Uniti negli anni Trenta del secolo scorso: la prima è sorta a New York nel 1937 e successivamente è stata replicata nel 1942 a Puerto Rico. Si sono dovuti attendere almeno tre decenni per vedere la creazione di una Zes al di fuori degli Stati Uniti, con la realizzazione della Shannon Free Zone in Irlanda nel 1959, il primo moderno esempio al mondo di zona franca industriale.



Dal 1970 è iniziata la crescita della realizzazione di tali strumenti nei Paesi in via di sviluppo e alla metà degli anni Novanta del secolo scorso l’interesse ha cominciato lentamente a estendersi anche in Paesi già sviluppati.

Laddove le Zes si sono realizzate, hanno prodotto benefici di oggettiva ed evidente rilevanza, come testimoniano, ad esempio, soprattutto le esperienze della Cina, della Russia e dell’India, a livello mondiale, e nel panorama Ue soprattutto quello della Polonia, divenuto uno dei più importanti Paesi al mondo come capacità attrattiva di investimenti esteri.

L’aspetto cruciale per la istituzione di una Zes riguarda la possibilità di cogliere concrete opportunità di sviluppo industriale, definendo un pacchetto di misure di agevolazione che non riguardano solo la sfera della fiscalità di vantaggio, ma anche lo sviluppo di sistemi di accessibilità, la sburocratizzazione delle regole, i meccanismi di governance per accelerare la crescita produttiva.



Le imprese che investiranno nella Zes della Campania avranno: procedure semplificate per adempimenti burocratici e per l’accesso alle infrastrutture; credito di imposta in relazione agli investimenti effettuati fino ad un massimo di 50 milioni di euro per ogni progetto di investimento. Le aziende dovranno però mantenere l’attività nella Zes per almeno 7 anni. Fondamentale sarà il supporto degli enti pubblici territoriali e locali che dovranno contribuire a snellire in modo importante gli adempimenti burocratici ed amministrativi per le imprese. Importante anche la connessione tra le iniziative imprenditoriali ed il porto; le Zes sono ideate per favorire l’attrazione di investimenti che mettano a sinergia la logistica con il sistema manifatturiero. Le imprese avranno la possibilità di poter contare su una portualità diffusa e sul pieno servizio delle aree interessate.

Tali caratteristiche oltre a polarizzare investimenti creano poli industriali di notevole impatto con ricadute positive in più settori. Dalle internazionalizzazioni e delocalizzazioni, dove l’outsourcing ha accompagnato il processo di globalizzazione della fase produttiva, si potrebbe dare impulso ad una fase attrattiva. Invece di esportare competenza e tecnologia si possono attrarre in Campania capitali esteri che possano acquisire le nostre competenze.

Nella zona si potrebbero avviare incubatori d’impresa, laboratori misti-imprese università, poli di ricerca, infrastrutture di ricerca (ricerca di base e applicata in tutti i settori scientifici, dalle scienze umane e sociali alla fisica, alle scienze biomediche, ambientali, dell’energia e dei materiali, e alle nanoscienze) come mezzo per promuovere la cooperazione su scala paneuropea e per offrire alle comunità scientifiche un efficiente accesso a metodi e tecnologie avanzati.

Attrarre investimenti per lo sviluppo indirizzato alla crescita del sistema portuale campano rappresenta una sfida che — in altre realtà internazionali — ha portato sviluppo ed occupazione.

Ora però bisogna aspettare il decreto per la semplificazione amministrativa indispensabile se si vuol fare diventare tutto ciò realtà.

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