Forteto, una vittima: «Massacrata di botte da Rodolfo Fiesoli» , testimonianza choc di una giovane donna, segregata nella comunità di Vicchio, provincia di Firenze. Fiesoli è stato condannato a 8 anni di reclusione e oggi, a Storie Italiane, una delle “prigioniere” del Forteto ha deciso di parlare: «La prima volta l’ho conosciuto nel 2004, quando ho perso mio padre a 18 anni: un amico di famiglia mi ha presentato quest’uomo come capo di questa comunità». «Sono entrata in comunità di mia spontanea volontà, stavo male: ho iniziato ad avere paure ed attacchi di panico», prosegue Eleonora (nome di fantasia, ndr), che aggiunge: «All’inizio sono entrata e l’ho vista come una grande famiglia, composta da 110 persone: tutti scherzavano, giocavano e parlavano. Negli anni tutto è cambiato, Rodolfo Fiesoli mi ha allontanato sempre di più dalla mia famiglia d’origine: non dovevo avere contatti con mia madre e mia sorella».
FORTETO RODOLFO FIESOLI, LA VITTIMA: “C’ERANO ALTRE VITTIME COME ME”
Continua la vittima di Fiesoli: «Ero molto legata alla mia famiglia, ma avevo paura di Fiesoli: mi ha picchiato violentemente con calci e pugni, avevo timore. Non ce l’ho fatta a scappare, lui ha usato tanta violenza verbale con me: ero vittima di plagio». «C’erano altre vittime come me, tante amiche mie: lui usava questo metodo con altri ragazzi, tentava di picchiarli», aggiunge Eleonora, che sottolinea la lotta dei familiari: «Mia madre e mia sorella venivano sempre, fuori si parlava molto e c’erano chiacchiere sulla comunità: loro sono venute tante volte, hanno insistito per vedermi, ma Fiesoli si è sempre opposto, dicendo loro che non volevo vederle e che dovevo stare da sola. Mia madre e mia sorella sono anche venute all’interno della comunità, ma Rodolfo Fiesoli faceva tutto il possibile affinchè fosse tutto rose e fiori: mi ricordo che mia madre ha provato in tutti i modi di ribellarsi, tramite anche l’avvocato» . Fino alla liberazione, giunta a dieci anni di distanza dall’ingresso al Forteto: «Sono riuscita a chiamare il mio avvocato, chiedendogli di venire al negozio dove lavoravo: gli ho chiesto di portarmi via e di scappare».