Per Pippo Baudo non scatta il condono fiscale. La Cassazione, con sentenza 30227/2018 depositata oggi, ha respinto la richiesta del conduttore televisivo che voleva evitare di pagare 257mila euro. La somma è relativa alle imposte non pagate per il 1996 e che sono state oggetto di avvisi di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate nel 2002. In quell’anno Baudo aderì al condono, quindi decise di non impugnare gli avvisi di accertamento, ma non aveva considerato il fatto che era anche sottoposto ad un procedimento penale per evasione fiscale, quindi non avrebbe potuto beneficare del condono. Gli avvisi quindi sono andati avanti, e solo quando è arrivata la cartella esattoriale Baudo l’ha impugnata. La CTR Catania dava ragione al conduttore, dopo il parere contrario dei giudici di primo grado, ma l’Agenzia delle Entrate non ha mollato e ha fatto ricorso in Cassazione, che non ha dato ragione al celebre conduttore.
PIPPO BAUDO, NIENTE CONDONO PER CARTELLA DA 257MILA EURO
Per Pippo Baudo, in sostanza, il condono sarebbe dovuto scattare perché il reato era stato consumato in un altro periodo di imposta, diverso quindi da quello cui si riferiva l’avviso di accertamento. Ma l’Agenzia delle Entrate, come riportato dal Sole 24 Ore che ha anche pubblicato la sentenza della Cassazione, sosteneva proprio l’opposto. Nella legge 289/2002, quella appunto del condono, non sarebbe prevista alcuna correlazione tra i reati e l’avviso di accertamento. La Cassazione, dunque, ha dato ragione all’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza della CTR senza rinvio. Il contribuente aveva infatti avuto notizia dell’azione penale, che precludeva appunto il condono, prima che la sanatoria fosse perfezionata. Dal testo della norma si evince che il legislatore volesse precludere il condono a chi ha commesso un reato fiscale ai sensi del Dlgs 74/2000. E dunque a Pippo Baudo non resta che pagare i 258.538,05 euro all’erario. Può consolarsi con il fatto che la Cassazione ha compensato tra le parti le spese di giudizio dell’intero processo.