Per volere dell’Onu, oggi 25 novembre 2018 è la Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne: un fenomeno radicato tanto nelle società del Medio Oriente o dell’Asia con quelle più “sviluppate” occidentali. “MeToo” e quant’altro, da un anno e passa ormai la vicenda gravissima della vicenda contro le donne ha preso piede in ambito culturale, politico e sociale con tantissime manifestazioni organizzate oggi in mezza Italia. «La violenza sulle donne purtroppo non conosce confini geografici, distinzioni di classe o di età: è iscritta in tante singole biografie. In ogni sua forma, fino all’omicidio, non è mai un fatto privato né solo conseguenza di circostanze e fattori specifici, ma si inscrive in una storia universale e radicata di prevaricazione sulla donna. Ogni ferita fisica e psicologica inferta a una bambina, ragazza o donna, ogni ingiustificata svalutazione delle capacità femminili sono forme di oppressione antica che rendono le donne meno libere, meno uguali, subalterne, infine vittime», ha scritto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel messaggio dedicato alla Giornata contro la Violenza sulle Donne nel Paese dove dall’inizio del 2018 sono già 32 i cosiddetti “femminicidi”.
Non solo, secondo il Capo dello Stato «Vanno superate discriminazioni, pregiudizi o stereotipi sui ruoli e sulle attitudini basati sull’appartenenza di genere, iniziando dall’infanzia e in particolare dal mondo della scuola. […] Nel nostro Paese il fenomeno della violenza sulle donne è ancora tragicamente alto e la sua denuncia ancora troppo reticente. Si devono, quindi, favorire le condizioni migliori per superare questo ulteriore ostacolo soprattutto negli ambienti – come quello lavorativo – dove risulta più difficile».
GIORNATA CONTRO VIOLENZE SULLE DONNE: POLEMICHE SUL DDL PILLON
Omofobi, sessisti, violenti e maschilisti: nella Giornata Mondiale contro le Violenze sulle Donne promossa in ogni parte del globo, Italia compresa, sono parecchie le “rivendicazioni” e gli “attacchi” come questi che i cortei-associazioni femministe come “Non una di meno” o lo stesso “MeToo” rivolgono contro la “categoria maschile”. Il rischio è sempre quello di fare di ogni filo d’erba un “gigantesco fascio” che non aiuta per nulla a comprendere il significato profondo di una giornata giusta e importante come questa ma che tende a generalizzare in una larga polemica dal forte sapore d’anni 70, con le “lotte di genere” tra società retrograda e femminismo. Ieri nel corteo di Roma nuovi insulti al Governo e al Ddl Pillon considerato come un avvallamento di possibili violenze sulle donne, di fatto inaccettabile per la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica e dei media. «Dev’essere cambiato sostanzialmente perché mette a rischio la vita dei minori e di tantissime donne e madri», è il giudizio netto e tranciante sul Ddl che prova a dirimere la gestione dell’affidamento dei minori davanti ad un divorzio. «Verranno tutelati i minori e i padri separati, che oramai costituiscono in maggior numero le fila dei nuovi poveri», è la replica del senatore leghista che non poteva non scatenare la polemica nei giorni in cui l’Italia intera si tinge di “rosso” per celebrare la giornata contro la violenza femminile. Ma come spesso accade, davanti ad un’istanza come questa si trova il modo di “uscire dal seminato” e scambiare ogni qualsiasi idea e proposta diversa da quella dominante come un attacco di “sessisti, violenti, omofobi” e quant’altro..