L’accoglienza riservata a Innocent Oseghale è stata tutt’altro che “tranquilla” nell’aula di Macerata dove questa mattina si è tenuta l’udienza preliminare per la morte di Pamela Mastropietro: «Mostro, sei un assassino» e altri epiteti che è meglio non riportare sono stati urlati da diversi manifestanti, provenienti da Roma, fuori dal Palazzo di Giustizia marchigiano. Polemiche anche contro il sindaco di Macerata, Romano Carancini, che aveva commentato di primo mattino «non abbiamo bisogno di ultras», ricevendo subito insulti dalla folla e richieste polemiche, «Pamela è forse un problema per la città?». Come riporta Repubblica, all’inizio dell’udienza preliminare il legale dell’accusa ha depositate alcune perizie di parte secondo cui Pamela sarebbe stata sottoposta ad un trattamento farmacologico che l’avrebbe resa molto resistente all’eroina: per questo l’accusa ritiene che si debba escludere l’ipotesi di overdose come causa della morte della ragazza romana (come invece sostiene Innocent Oseghale, ndr). La difesa ha invece sollevato la “non utizzabilità” di alcuni esami irripetibili, condotti dalla procura – come quelli tossicologici e medico-legali – «perchè non sarebbe stato informato l’allora legale di Oseghale». (agg. di Niccolò Magnani)



AVVOCATI CHIEDONO IL RITO ABBREVIATO

Innocent Oseghale continua a proclamarsi innocente: «Non ho ucciso Pamela Mastropietro». Lo ha fatto sapere il suo avvocato, che ha anticipato le linee difensive in vista dell’udienza preliminare. In tribunale ci sarà anche l’imputato, che da qualche tempo è detenuto in carcere a Forlì. L’avvocato Umberto Gramenzi, che assiste il nigeriano con il collega Simone Matraxia, ha spiegato che domani chiederà per lui il processo col rito abbreviato, condizionato però all’esame dei loro consulenti e di un detenuto del carcere di Ascoli. «Oseghale ha ammesso di avere portato a casa sua Pamela, ma ripete di non averla uccisa – ha spiegato Gramenzi, come riportato dal Resto del Carlino -. La ragazza si era sentita male in seguito all’assunzione dell’eroina, e lui l’ha fatta a pezzi, perché non sapeva come disfarsi del corpo. Ma non può essere condannato per l’omicidio». Innocent Oseghale è accusato del brutale omicidio della 18enne romana Pamela Mastropietro, commesso il 30 gennaio. Non solo: Oseghale respinge anche l’accusa di violenza sessuale, sostenendo che i rapporti con la ragazza sarebbero stati consensuali. «Anche il tribunale del riesame si è già espresso su questo. Non c’è il minimo riscontro a sostegno dell’accusa di violenza sessuale».



OMICIDIO PAMELA MASTROPIETRO, OSEGHALE A PROCESSO

La Procura sostiene invece che Pamela Mastropietro non è morta per overdose, ma per le coltellate ricevute al fegato e poi alla testa. Emerge dalle perizie del medico legale Mariano Cingolani e del tossicologo Rino Froldi. La replica del difensore al Resto del Carlino passa da quanto sostenuto dai loro consulenti, i quali affermano il contrario: «Le conclusioni dei professori Cingolani e Froldi si basano su dei dati standard, che però non sono adatti per questo caso: qui abbiamo una persona che si stava disintossicando dall’eroina». A carico del nigeriano c’è la testimonianza di un pentito, detenuto ad Ascoli, che ha dichiarato al procuratore capo Giovanni Giorgio di aver ricevuto la confessione di Oseghale anche sull’omicidio. La Procura ritiene molto credibile il pentito anche perché è stato molto preciso e ha fornito dettagli sulla ragazza sconosciuti anche agli inquirenti. I difensori del nigeriano chiederanno in aula di sentire un altro detenuto, secondo cui non ci sarebbe stato alcun incontro con il pentito, il quale si sarebbe limitato ad insultarlo una volta che si erano incrociati. Se il giudice dell’udienza preliminare Claudio Bonifazi dovesse respingere la richiesta dei difensori, Oseghale finirà davanti alla Corte d’assise con le accuse di omicidio, vilipendio, distruzione di cadavere e violenza sessuale.

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