La mafia italiana si sente la terra bruciare sotto i piedi: da tempo le varie criminalità internazionali stanno portando via loro “il lavoro”. Prima i cinesi, adesso gli africani, in particolare quelli provenienti dalla Nigeria. A dire così lo psichiatra e criminologo Alessandro Meluzzi in una intervista pubblicata dal quotidiano La Verità: “Hanno ormai un controllo capillare del territorio italiano. Sono sbarcati iniziando da business apparentemente poveri, tipo la prostituzione (anche minorile) e il piccolo spaccio di droga, magari loro delegato dalla criminalità italiana. Ma ora agiscono in proprio. Lagos e Benin City sono oggi due capitali mondiali del traffico di droga”. Il tipo di criminalità della mafia nigeriana è poi molto violento, a Lagos, dice Meluzzi, se giri con un orologio da 200 euro non ti scippano soltanto, ma ti tagliano il braccio. Le forze dell’ordine italiane sono in difficoltà a combattere questa criminalità: “L’oggettiva difficoltà di combattere una realtà di enorme forza. Non dimentichiamo che la Nigeria è il più ricco Paese africano. Questa criminalità, già potente di per sé, è in grado di procurarsi nessi e alleanze perfino inconfessabili”. Inoltre possono disporre dina illimitata manovalanza a basso costo: “Oggi un minorenne può procurarsi una dose di eroina a 5 euro. E concorrono molti fattori: l’abbattimento dei costi, l’apparizione di nuove sostanze pericolosissime (l’eroina gialla) e un sostanziale regime di impunità, anche per le scelte di una parte della magistratura”.
MAFIA NIGERIANA: DROGA, STUPRI E CANNIBALISMO
Ci sono casi estremi anche di cannibalismo, dice Meluzzi, in base alla tradizione voodoo. Lo scontro tra mafia italiana e nigeriana è un dato di fatto, come a Castelvolturno dove gli africani hanno ottenuto il controllo del territorio. I soldi guadagnati spesso vengono usati per sostenere il terrorismo islamista in Nigeria, gruppi come Boko Haram. Lo stato italiano però, aggiunge Meluzzi, sta cominciando a reagire: “L’ottimo dottor Stefano Castellani della Procura di Torino ha portato a processo i primi 21 nigeriani, condannati per associazione mafiosa”. Ma c’è ancora un certo buonismo, sottolinea Meluzzi, citando i casi di Pamela Mastropietro e Desirée: “Nel primo caso, mi pare che siano stati trattati in guanti bianchi coloro che erano sulla scena del delitto. Nel secondo caso, mi pare incredibile che sia venuta meno l’accusa di omicidio volontario, e che da violenza sessuale di gruppo si sia derubricata la cosa a abuso sessuale aggravato. Quindi non era un gruppo ma una “successione”, tipo il talloncino numerato in salumeria? Mi pare un’offesa alla logica Davanti a una minorenne in coma violentata per 12 ore”. Meluzzi, che da tempo è a capo della Chiesa ortodossa italiana, conclude con un forte attacco al papa: “Lo considero uno dei principali responsabili culturali, politici e civili di questa situazione, di questo negazionismo, di questo falso buonismo. Dovrebbe genuflettersi davanti al tabernacolo, pentirsi, chiedere perdono e riparare”.