Anche se è molto difficile e nonostante i giudici della Cassazione abbiano scritto presumibilmente la parola fine alla lunga vicenda processuale relativa alla morte di Yara Gambirasio con la conferma dell’ergastolo per Massimo Bossetti, la sua difesa non si arrende. Intervenuto in collegamento a La Vita in Diretta, l’avvocato Claudio Salvagni ha lasciato aperta una porta rievocando il precedente di Olindo Romano e Rosa Bazzi in cui non erano state fatte delle indagini in merito a delle richieste della difesa e si è aperto un nuovo spiraglio. Il legale di Bossetti, in particolare, è apparso molto critico nei confronti di quelli che, nelle motivazioni della Cassazione, sarebbero a suo dire “dati suggestivi e numeri roboanti” e che invece non terrebbero conto secondo lui delle rilevanze scientifiche. Salvagni infatti torna a battere su un vecchio tasto, vale a dire l’uso del DNA mitocondriale e dunque il suo assistito non si è potuto difendere come avrebbe dovuto: “Voglio partecipare a una nuova perizia, voglio vedere i risultati davanti a me” ha proseguito, spiegando che vorrebbe vedere i reperti che non sono stati mostrati e vedere se si potrà trovare qualcosa di nuovo, spiegando che la sentenza della Suprema Corte lede i diritti dell’uomo e nel caso di Bossetti quello a difendersi, cosa che a suo parere non è accaduto nei diversi gradi di giudizio. (agg. di R. G. Flore)



LA DIFESA, “ANCHE LA CASSAZIONE SBAGLIA…”

Otto anni dopo la scomparsa di Yara Gambirasio, il difensore di Massimo Bossetti annuncia l’intenzione di presentare ricorso a Strasburgo presso la Corte europea dei diritti dell’uomo. «Riteniamo questa sentenza in violazione della convenzione dei diritti dell’uomo perché non è stato rispettato il diritto di difesa quindi ricorreremo a Strasburgo», ha dichiarato l’avvocato Claudio Salvagni a La Vita in Diretta in riferimento alla sentenza della Cassazione che ha confermato l’ergastolo. Il percorso al momento sembra molto simile a quello intrapreso dai difensori di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati per la strage di Erba. «Anche in quel caso non sono state fatte attività richieste dalla difesa. Noi probabilmente faremo qualcosa di simile perché vogliamo vedere i reperti e se troviamo qualcosa di nuovo». Per l’avvocato Salvagni la Suprema Corte ha commesso un «clamoroso errore» non concedendo la possibilità di effettuare una nuova perizia del dna, tanto reclamata dal suo assistito Massimo Bossetti.



MASSIMO BOSSETTI, RICORSO ALLA CORTE DI STRASBURGO

Uno dei cavalli di battaglia della difesa di Massimo Bossetti è l’assenza nella traccia su Yara del dna mitocondriale dell’ex muratore di Mapello. Ma per la Cassazione il motivo del ricorso è infondato «perché muove da un presupposto (cioè la necessaria compresenza di dna nucleare e dna mitocondriale) che risulta smentito dallo stesso consulente tecnico di parte la cui deposizione, infatti, non viene neppure citata nel ricorso». A tal proposito l’avvocato Salvagni a La Vita in Diretta ha dichiarato: «Non c’è una spiegazione del perché non vale il dna mitocondriale. Inoltre, perché i reperti sono finiti? Negli atti questo non c’è. La mancata visione da parte nostra dei vestiti, perché tanto il dna era stato estratto. Ma chi lo dice?». E incalza: «Le sentenze della Suprema Corte non sono distillati di verità, anche loro sbagliano. Sono umani, ma la scienza è scienza: una cellula senza dna mitocondriale non esiste. Bossetti non si è potuto difendere perché non ha mai partecipato a nessuna perizia. Io gli atti di fede li faccio in chiesa. Io non mi fido e voglio partecipare alle perizie, non mi interessa dei risultati». Ma così nasce uno scontro con la giornalista Ilenia Petracalvina, che ribatte: «Ma non è vero… Andate avanti con questa storia da anni. Il mitocondriale va bene uguale, lei lo sa ma giustamente fa difesa».

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