Nabil Benamir, il marocchino jihadista arrestato nel dicembre scorso con l’accusa di terrorismo, è stato condannato a cinque anni e dieci mesi di carcere. Il giudice lo ha anche condannato a risarcire lo Stato con 50mila euro. La sentenza è stata più “mite” rispetto a quanto auspicato dal pm Federico Manotti, il quale ha coordinato le indagini della Digos. Aveva infatti chiesto una condanna a 8 anni e otto mesi per il jihadista. L’uomo, fermato dopo la scoperta che era pronto a immolarsi, è ora detenuto nel carcere di massima sicurezza di Sassari, dove però – secondo gli investigatori – sta continuando nella sua linea di adesione alla jihad. Il suo nome era inserito nella blacklist dei foreigh fighters, ed era segnalato come importante esponente dell’Isis. La Digos di Genova aveva trovato all’interno delle memorie del suo telefono le istruzioni per costruire ordigni con vecchi cellulari e per fare stragi con tir e auto rubate.
GENOVA, JIHADISTA CONDANNATO 5 ANNI E 10 MESI
Nabil Benamir, che viveva a Genova in una casa popolare occupata abusivamente, era stato fermato ad agosto per maltrattamenti nei confronti della compagna. Da qui le indagini da cui è emersa la sua attività. L’estremista di origini marocchine era stato ribattezzato “lupo solitario”. Il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi, ha commentato la condanna del jihadista pronto a immolarsi. «La sentenza dimostra che bisogna tenere sempre alta l’attenzione su questo fenomeno. Ci sono tutte le forze dell’ordine preposte che sono molto presenti nel territorio e che monitorano costantemente le eventuali attività sospette». Il capo dei pm, come riportato da Tgcom24, ha poi aggiunto parlando dell’indagine: «Sono risultati evidenti atti concreti di esplicitazione della condotta del soggetto perché sul suo telefono c’erano indicazioni su come preparare ordigni esplosivi. Era in contatto con altre persone e questo vuol dire che c’era una attività concretamente preparatoria».