Dopo nove lunghi anni è arrivata la sentenza in merito al ricatto a luci rosse ai danni di Marrazzo, ex governatore della regione Lazio. I quattro carabinieri che l’avevano sorpreso nel 2009 con un trans, e che si sono fatti dare 20mila euro in cambio del loro silenzio, sono stati condannati ad un totale di 30 anni di carcere. Sulla vicenda si è espresso il noto giornalista Alessio Porcu, che ha voluto schierarsi apertamente dalla parte del politico: «Tolta quella parentesi – scrive sul blog personale – sospeso per un attimo quell’unico errore, nessuno può dire, a distanza di nove anni, che Piero Marrazzo non sia stato un eccezionale governatore della Regione Lazio». Un Marrazzo che appena eletto ebbe il coraggio di dire ciò che nessuno prima d’ora aveva mai proferito: «Rivelò che i nostri conti erano al collasso – prosegue – schiacciati da un macigno di debiti grande 10 miliardi di euro, accumulati semplicemente perché in Italia per anni aveva funzionato così. In pratica, escludendo i bilanci delle Asl e degli ospedali da quelli dell’ente regione. Con lui, la verità è venuta a galla. E oggi stiamo ancora finendo di pagare». Ed ora, dopo nove anni in cui Marrazzo è stato crocifisso per quella serata, è giunto il momento di fare un passo indietro: «È per questo – conclude Porcu la sua disamina – che oggi dovremmo chiedere scusa a Piero Marrazzo». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



CASO MARRAZZO: VIE LE MELE MARCE DALL’ARMA DEI CARABINIERI

Per Piero Marrazzo termina dopo nove anni una vicenda certamente dolorosa e che fu alla base di un vero e proprio scandalo. Era il 3 luglio del 2009 quando quattro carabinieri fecero irruzione in un appartamento di via Gradoli dove sorpresero l’allora governatore del Lazio in camicia e semi nudo, in compagnia della trans Natalie. Oggi, quei quattro carabinieri sono stati condannati per i reati di concussione, per aver costretto Marrazzo a consegnargli tre assegni di 20 mila euro, violazione della legge sugli stupefacenti, ricettazione, rapina ai danni di un altro trans, a cui sottrassero cellulare, iPod e orologio. Nove anni di attesa ma che terminano con una condanna accolta dallo stesso Marrazzo e dalla sua difesa con estrema soddisfazione. Nei panni di giornalista e cittadino perbene, Piero Marrazzo ha comunque voluto ribadire la sia piena considerazione nell’Arma dei Carabinieri anch’essa considerata al suo pari una vittima dell’intera vicenda che ha comunque portato alla sentenza con la quale è stata riconosciuta la piena colpevolezza degli imputati definiti le “mele marce” dell’Arma. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



CONDANNATI 4 CARABINIERI

Trent’anni di carcere per i quattro carabinieri che ricattarono Piero Marrazzo, ex presidente della regione Lazio. La sentenza è arrivata questa mattina e riportata dalle principali testate online. Il tribunale di Roma ha condannato a 10 anni di carcere Nicola Testini e Carlo Tagliente, a 6 anni e mezzo Luciano Simeone, e a 3 anni Antonio Tamburrino. Ai quattro militari dell’arma sono stati contestati, a vario titolo, i reati di rapina, violazione della legge sugli stupefacenti e ricettazione. Prescritte invece le accuse nei confronti del trans Natalì. I fatti risalgono al 3 luglio del 2009, quando l’allora presidente della regione venne filmato in compagnia del trans Jose Alexandre Vidal Silva, conosciuto appunto come Natalì, a seguito di un blitz effettuato dalle forze dell’ordine in un appartamento di via Gradoli a Roma. I quattro carabinieri, una volta scoperto Marrazzo, ricattarono lo stesso facendosi consegnare tre assegni del valore totale di 20mila euro. «Piero Marrazzo ha atteso nove anni questa pronuncia che accogliamo con soddisfazione», – le parole del legale dell’ex presidente della Regione Lazio, l’avvocato Luca Petrucci, a seguito della sentenza emessa dalla nona sezione collegiale del Tribunale di Roma



MARRAZZO: CONDANNATI 4 CARABINIERI DOPO RICATTO

«La sentenza – ha proseguito il legale, parole riportate da Repubblica riconosce in pieno la colpevolezza degli imputati che, disonorando la propria divisa, si sono resi responsabili di un ignobile sopruso e di un vile ricatto criminale». L’avvocato Luca Petrucci tiene comunque a precisare una cosa: «Anche in questo momento – spiega – da uomo delle Istituzioni, da giornalista del servizio pubblico e, soprattutto, da cittadino perbene, Piero Marrazzo tiene a ribadire la propria massima considerazione nell’Arma dei Carabinieri che è, insieme a lui, la vittima principale dei crimini commessi da questo manipolo di mele marce». Testini, Simeone e Tagliente hanno risposto del ricatto, mentre Tamburrino è stato processato per aver preso in consegna il video e averlo custodito. Ai tre di cui sopra è stato riconosciuto il reato di concorso in concussione ai danni di Marrazzo, mentre la condanna per rapina la si deve ai 5000 euro sottratti all’ex governatore al trans, nonché al cellulare, all’orologio e ad alcuni oggetti sottratti durante la perquisizione nella casa dell’ex presidente della regione Lazio.