Vietato il niqab a Monfalcone, comune in provincia di Gorizia sito in Friuli Venezia Giulia. Il divieto è apparso da ieri mattina, mercoledì 28 novembre, sulla porta di ingresso del servizio anagrafe di via Mazzini, come riferito dai colleghi del telegiornale regionale della Rai. Il cartello voluto dal comune vieta l’ingresso negli uffici comunali alle persone con il volto coperto, per una semplice questione di sicurezza. Il cartello vede tre diversi disegni sbarrati, ovvero, il Niqab appunto, nonché un passamontagna e un casco, ed è tradotto in lingua inglese, francese e bengalese. Tre immagini esplicative che obbligano coloro che si apprestano ad entrare negli uffici in questione a mostrare il proprio viso. L‘insegna, come fanno sapere dalla televisione pubblica, verrà a breve apposta anche all’ingresso di tutti gli altri uffici comunali, nonché quelli amministrativi, le scuole, le strutture sportive, culturali ed espositive, l’ambulatorio di via Pisani, il cimitero e infine il centro giovani e quello per gli anziani.



MONFALCONE: VIETATO IL NIQAB

Sulla vicenda si è espresso il sindaco di Monfalcone, Cisint, che ha ammesso: «Si tratta di una misura che riguarda tutte le situazioni che coprendo il volto rendono difficile l’identificazione della persona, come può essere un casco protettivo o indumenti come il velo integrale. In questi casi all’ingresso della struttura gli interessati avranno l’obbligo di farsi riconoscere e se poi riterranno potranno rimettere il copricapo. Per chi non rispetta il divieto è previsto, oltre ad una sanzione, anche l’identificazione con fermo da parte delle autorità pubbliche La validità di questa norma prevista nel regolamento comunale è stata confermata da una recente sentenza, molto importante perché ha sancito il prevalere delle ragioni di sicurezza rispetto ai comportamenti e atteggiamenti privati». Come fa sapere il primo cittadino goriziano, tale decisione si colloca in un’iniziativa più ampia del comune volta a prevenire i rischi e a tutelare la legalità e l’ordine pubblico, e che ha portato ad avviare «Una sistematica attività di controllo, a realizzare un’efficace rete di videosorveglianza, ad applicare il Daspo urbano, e ora a questa ulteriore misura prevista sia da una norma nazionale, sia dalla regolamentazione comunale».

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