Fredy Pacini, il gommista di Arezzo che ha sparato e ucciso un ladro che era entrato nella sua officina, fa nuovamente “litigare” Matteo Salvini e Roberto Saviano. I due non si amano, è cosa risaputa, e più volte il ministro dell’interno e l’autore di Gomorra, se le sono dette di santa ragione. A cercare lo scontro questa volta è stato lo scrittore, che attraverso un editoriale pubblicato su Repubblica ha accusato il leader leghista per quanto avvenuto ad Arezzo, additandolo per il fatto di aver fomentato l’uso della violenza, invece che averla stigmatizzata: «Ci dispiace che tu abbia dovuto sparare per difenderti – le parole di Saviano, pubblicate anche sulla pagina Facebook dello stesso – ci dispiace che lo Stato non ti abbia dato supporto, ci dispiace che tu abbia dovuto subire trentotto furti, che tu sia stato costretto a dormire in officina per proteggere ciò che possiedi». Secondo Saviano, il gesto di uccidere il ladro moldavo è costato la vita a due persone, la vittima appunto, e lo stesso Fredy che ha premuto il grilletto. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
FREDY PACINI: IN 2000 ALLA FIACCOLATA
Erano in 2000 a gridare il nome di Fredy. Nella serata di ieri, ad Arezzo, è andata in scena una fiaccolata a sostegno del gommista che lo scorso 28 novembre ha ucciso un ladro che stava tentando di portargli via la merce. Una manifestazione che ha coinvolto la maggior parte dei sindaci della zona, di tutti i colori, chiaro indizio di come l’opinione pubblica si sia unita a sostegno della stessa causa. Si perché Fredy Pacini, il gommista esasperato dai continui furti, è indagato per eccesso di legittima difesa, una decisione che appare ingiusta, e che rispolvera per l’ennesima volta la questione delle modalità di reazione quando qualcuno entra in casa nostra. Lo stato ha fatto sentire la sua vicinanza al gommista fin dalle prime ore immediate l’episodio, con il tweet del ministro dell’interno Salvini, quindi con altre dichiarazioni pubbliche di vari leader politici, e infine ieri sera, con una fiaccolata che si è snodata per le vie di Arezzo fino ad arrivare sotto casa del gommista. «Io sto con Fredy» è la parola d’ordine, da nord a sud dell’Italia: il Belpaese è unito. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
FREDY PACINI NON RISPONDE AI PM
Il gommista Fredy Pacini che lo scorso 28 novembre ha ucciso un ladro sorprendendolo nella sua azienda di Arezzo, da mesi bersaglio di numerosi furti, oggi era atteso in procura per l’interrogatorio di garanzia. Al cospetto del pm Andrea Claudiani, l’uomo è scoppiato in lacrime ma sull’uccisione del giovane moldavo 29enne ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere restando in silenzio. Per la morte del ladro ora risulta indagato. Secondo quanto riferito da RaiNews, fonti vicine all’inchiesta hanno riferito: “Pacini ha realizzato di aver ucciso un uomo di 29 anni ed era sconvolto”. Oggi era attesa anche l’autopsia sul corpo del ladro, Vitalie Tonjoc, ucciso in ditta dal gommista. Secondo i primi accertamenti medico-legali, sarebbe emerso che la morte sarebbe sopraggiunta per shock emorragico mentre il malvivente tentava di mettersi in fuga, come è invece riuscito a fare il suo complice. Stando alle indiscrezioni riferite da Repubblica, l’uomo sarebbe stato raggiunto da due proiettili, uno vicino al ginocchio mentre il secondo lo avrebbe colpito più in alto, al fianco, sebbene in questo caso non sia presente il foro di uscita. Quest’ultimo colpo potrebbe aver leso l’arteria femorale causando il dissanguamento interno.
FREDY PACINI UCCIDE LADRO: “FURTI NON ERANO 38”
Dopo l’uccisione del ladro da parte di Fredy Pacini, era emerso che la sua dita negli ultimi tempi era stata protagonista di numerosi furti, motivo per il quale il gommista aveva deciso di trascorrere ormai anche la notte in azienda. Nella giornata di ieri però era emerso che i furti subiti da Pacini non erano stati 38, come inizialmente emerso ma negli ultimi quattro anni l’uomo aveva presentato sei denunce, di cui solo due relative ad un furto consumato e le altre per tentato furto. A fare chiarezza all’Agi era stato il comandante dei carabinieri di Arezzo, Giovanni Rizzo, il quale aveva commentato: “A noi risultano sei denunce da parte di Pacini dal 2014 a oggi, che diventano forse una decina andando più indietro negli anni. Certo non 38, come aveva dichiarato già mesi fa lo stesso Pacini”. Lo stesso militare aveva però motivato ciò avanzando una ipotesi plausibile: “Probabilmente, visto che dal 2014 dormiva all’interno della sua azienda, l’imprenditore avrà contato tutte le volte in cui ha avuto la sensazione che qualcuno stesse cercando di entrare, ma per noi contano le denunce ovviamente, e queste sono state sei dal 2014 a oggi, di cui solo due relative a un furto effettuato”.