Tra i problemi di cui Papa Francesco è chiamato ad occuparsi c’è anche quello legato alla presenza delle chiese dismesse. Argomento che chiama necessariamente ad una riflessione al punto che proprio oggi, come spiega l’Agi, l’Università Gregoriana di Roma ha ospitato il convegno “Dio non abita più qui? – Dismissioni dei luoghi di culto e gestione integrata dei beni culturali ecclesiastici”. Il tema riguarda non solo il nostro Paese ma l’intera Europa. In Francia il numero di chiese dismesse sono 255, raggiunto però in oltre un secolo. Qui, dopo una opportuna desacralizzazione, le chiese possono essere messe in vendita come se fossero dei capannoni abbandonati, malgrado la loro struttura architettonica le renda particolarmente riconoscibili. Ben 500 quelle presenti in Germania ma registrate dal 2000 ad oggi ed altrettante saranno nei prossimi 10 anni in Olanda. Se da una parte ciò rappresenta un enorme capitale economico, dall’altra il problema ha rappresentato un vero e proprio rompicapo per la chiesa di Papa Francesco che si è trovata di fronte alla rinuncia della presenza, anche fisica. A soffermarsi sull’argomento è stato anche il cardinal Gianfranco Ravasi in una intervista al Corriere della Sera, il quale ha spiegato come la secolarizzazione produca indifferenza e quest’ultima la mancanza di interesse che può portare al vuoto. L’assenza di chiese porta così a un minor coinvolgimento e dunque all’allontanamento. Motivo per il quale i cattolici devono trovare nuove forme di presenza e di attrazione. Ravasi a tal proposito commenta: “Nell’Antico Testamento il Tempio è il ‘luogo dell’incontro’, con Dio e con gli uomini””. Per questo, “se non ha più gente, un tempio può essere desacralizzato ma non dissacrato. Farne una pizzeria è blasfemo. Va bene un museo, per dire, o un luogo di incontro su temi e valori anche laici”.
CHIESE DISMESSE, TRASFORMARLE IN SPAZI D’ARTE
Quest’ultima osservazione vale ad esempio per quanto riguarda il Museo Diocesano di Padova diventato spazio espositivo ma anche “luogo di incontro e di ascolto”. Qui trova spazio l’arte come dimostrazione della bellezza della fede cristiana. Stesso discorso per la Chiesa di San Rocco a Trapani, inizialmente adibita anche ad ufficio postale, poi museo e atelier di artisti ed infine struttura di accoglienza. A differenza però di molti altri Paesi d’Europa, in Italia non è ancora chiaro quale sia il numero esatto di chiese dismesse. La Conferenza episcopale italiana ha avviato un censimento solo dopo il 2013 ma i dati non sono certi e ciò rappresenta un problema non indifferente. Certamente con il passare degli anni le città cambiano e con esse anche le modalità della presenza della Chiesa che diventa meno territoriale ma più aperta alle esigenze dell’uomo razionalmente lontano o secolarizzato. Intanto Ravasi, sull’argomento delle chiese dismesse ha chiosato: “Una chiesa deve continuare ad essere non solo sacra, ma santa, cioè frequentata”.