A otto anni dalla morte di Yara Gambirasio, per la giustizia italiana un colpevole dell’omicidio della 13enne di Brembate c’è e risponde al nome di Massimo Bossetti. Nei giorni scorsi la Cassazione ha reso note le motivazioni relative alla sentenza di condanna all’ergastolo nelle quali si legge la piena corrispondenza tra il Dna di “Ignoto 1” rinvenuto sugli indumenti intimi della giovane vittima e quello di Massimo Bossetti. Per tre differenti gradi di giudizio, è lui il suo responsabile di quell’omicidio avvenuto il 26 novembre 2010. Dopo le motivazioni della Cassazione contenute in 155 pagine quali sono i possibili sviluppi della vicenda? La trasmissione Quarto Grado, nella nuova puntata di stasera tenterà proprio di fornire una risposta a questo quesito partendo dall’intenzione dei legali di Bossetti di ricorrere alla Corte Europea dei diritti umani. Il programma del venerdì di Rete 4, dunque, cercherà di spiegare, ripercorrendo il caso di cronaca, quali potrebbero essere i possibili scenari della difesa dell’uomo considerato il solo assassino di Yara Gambirasio. Bossetti, intanto, dal carcere continua a urlare la sua innocenza e a non arrendersi di fronte all’ennesima condanna che ha confermato per lui il carcere a vita.



MASSIMO BOSSETTI: LA POSIZIONE DELLA DIFESA

“Per Massimo Bossetti faremo ricorso alla Corte di Strasburgo“: con queste parole uno dei difensori dell’uomo accusato dell’assassino di Yara Gambirasio, l’avvocato Claudio Salvagni, ha commentato nei giorni scorsi alla trasmissione La vita in diretta. Le sue parole giungono a pochi giorni dal deposito delle motivazioni della sentenza di terzo grado. Salvagni è tra coloro che ha sempre creduto nell’innocenza di Bossetti e lo dimostrano le sue recenti dichiarazioni alla trasmissione di Raiuno: “Senza la possibilità di una super perizia sul Dna, io non faccio un atto di fede sulle parole dei giudici perché non sono degli dei ma uomini, e possono sbagliare anche loro”. Per lui, dunque, la vicenda giudiziaria resta ancora aperta nonostante la condanna definitiva. Nella medesima occasione l’avvocato è apparso anche particolarmente critico nei confronti delle motivazioni della Cassazione definendo “suggestivi” i dati usati per dimostrare che il Dna di Ignoto 1 è certamente quello del suo assistito. La mancanza del Dna mitocondriale è qualcosa che a detta di Salvagni nessuno si è mai saputo spiegare. “Il signor Bossetti ha sempre chiesto che venisse fatta una super perizia per potersi difendere”, ha aggiunto, ed oggi vorrebbe più che mai partecipare a una nuova perizia e vedere i nuovi reperti per capire se sarà possibile o meno trovare qualcosa di nuovo. A suo dire, a Bossetti non sarebbe stato concesso il diritto di difendersi, da qui l’intenzione di fare ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo.

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