La morte di Ivan Ciullo, giovane dj e speaker radiofonico trovato senza vita impiccato ad un albero di ulivo nel giugno del 2015, potrebbe non essere un suicidio. La famiglia ne è più che convinta e per tale ragione ha chiesto con forza che le indagini siano riaperte al fine di fare totale chiarezza sul giallo. Sul caso si è esposto questa mattina l’avvocato Valter Biscotti, il penalista già noto per essersi occupato dell’omicidio di Sarah Scazzi e ora legale della famiglia di Ivan Ciullo, il dj 34enne di Racale (Lecce) presunto suicida. “Il caso deve essere riaperto perché abbiamo le prove scientifiche che si tratti chiaramente di un omicidio”, ha commentato il legale, come riferisce l’agenzia di stampa Ansa. Questa mattina, l’avvocato Biscotti insieme al collega Paolo Maci, si sono recati presso la procura di Lecce per depositare l’istanza di riapertura dell’indagine archiviata dal gip Vincenzo Brancato lo scorso ottobre per la seconda volta. Oltre alla richiesta di disporre dell’autopsia sulla salma – finora mai eseguita – sono state depositate anche due consulenze secondo il cui risultato il giovane salentino non si sarebbe affatto suicidato.
IVAN CIULLO: DUBBI SU MORTE DJ
La famiglia del dj Ivan Ciullo questa volta intende andare fino in fondo. L’intenzione chiara è quella di fare luce una volta per tutte sulle reali cause che avrebbero portato alla morte del figlio, alla luce anche delle prove scientifiche che smentirebbero il suicidio e che mirerebbero alla sola strada dell’omicidio. Il ragazzo fu trovato impiccato ad un albero in una campagna di Acquarica del Capo. Secondo quanto riferito dal CorriereSalentino.it, sarebbero due i nuovi elementi raccolti: Ivan sarebbe stato strangolato e sul luogo del ritrovamento del cadavere sarebbe stata raccolta una impronta differente rispetto a quella del dj, alla luce di una relazione di consulenza di indagine firmata dal criminologo e sociologo Roberto Lazzari e di una successiva perizia del medico legale, Giuseppe Panichi. Tanti gli accertamenti secondo la famiglia mancanti che avrebbero portato per ben due volte all’archiviazione, a partire dalla mancata esecuzione dell’autopsia. Ora però, il caso potrebbe nuovamente riaprirsi e portare alla verità sperata.