La Corte di Cassazione non cambia idea in tema di eutanasia. Secondo una recente sentenza, uccidere per “pietà” non può rappresentare un’attenuante. Nessuno “sconto etico”, dunque, all’88enne che sparò alla moglie malata terminale di Alzheimer e condannato a 6 anni. Secondo quanto stabilito dagli ermellini, quindi nessuna attenuante a chi ha agito con “particolare valore morale” uccidendo una “persona che si trovi in condizioni di grave ed irreversibile sofferenza fisica”. Eppure il caso dell’88enne non rappresenta il solo. Come rammenta infatti Repubblica.it, lo scorso marzo il capo dello Stato Sergio Mattarella concesse la grazia a un uomo di 87 anni, Gastone Ovi, che nel 2012 soffocò con un cuscino la moglie, anche lei gravemente malata di Alzheimer, mettendo fine alla sua vita dopo 50 anni di matrimonio. “Nell’attuale coscienza sociale il sentimento di compassione o di pietà è incompatibile con la condotta di soppressione della vita umana verso la quale si prova il sentimento medesimo”, ha invece scritto la Cassazione. Intanto, in tema di eutanasia, il Parlamento potrebbe esprimersi con una legge ad hoc solo entro il prossimo settembre, dopo essere già stato sollecitato dalla Consulta. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
CASO DI EUTANASIA FINITO IN CASSAZIONE
Il caso di un uomo che aveva ucciso la moglie sparandole perché ricoverata per Alzheimer è finito in Cassazione. L’uomo, secondo le sue parole, aveva agito per “pietà” perché non poteva più vedere la moglie soffrire in quel modo. Un caso di eutanasia fai da te. Il caso si è trascinato a lungo e adesso la Corte suprema ha rilasciato una sentenza molto importante, a fronte del dilagare della mentalità a favore dell’eutanasia: “Nessuna attenuante per chi uccide per pietà un malato grave o irreversibile” spiegando che “una persona che si trovi in condizioni di grave ed irreversibile sofferenza fisica, in mancanza di una legge sull’eutanasia, non ha diritto a quello che si definisce sconto etico”. La condanna perciò per omicidio volontario è stata così confermata, 6 anni e mezzo per Vitangelo Bini, 88 anni, che nel 2007 uccise con 3 colpi di pistola la moglie.
LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE
Nella sentenza un altro passaggio interessante: “nell’attuale coscienza sociale il sentimento di compassione o di pietà è incompatibile con la condotta di soppressione della vita umana verso la quale si prova il sentimento medesimo”. Chi vuol capire, i sostenitori dell’eutanasia, capisca: la “dolce morte” non è un gesto di pietà come sostengono loro. Ed era questo il punto su cui insisteva la difesa: “secondo il sentire diffuso della comunità sociale, la partecipazione all’altrui sofferenza puo’ essere vissuta, in casi estremi, anche con la soppressione della vita sofferente”. E ancora a conclusione della sentenza: nella società e nella coscienza sociale persiste l’abitudine a condotte caratterizzate da violenza su persone indifese.